La convenzione ONU sui diritti dei disabili

By redazione

L’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, da sempre attento alle tematiche che riguardano le persone che si trovano in stato di difficoltà, spesso discriminate, aggiornandosi costantemente su normative e giurisprudenza, nell’espletamento dell’attività forense, fa emergere un aspetto riferito a coloro che sono portatori di handicap, ovvero di una invalidità. Oltre un decennio fa, invero, la Unione Europea ha aderito alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (denominata CRPD), che è dunque vincolante nell’Unione Europea.

La Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, e il suo protocollo opzionale (A / RES / 61/106), adottata il 13 dicembre 2006 è stata aperta alla firma il 30 marzo 2007 ed è entrata in vigore il 3 maggio 2008. Vi è un aspetto che ha colpito non poco l’attenzione dell’Avvocato Pitorri: il CRPD è stato il trattato internazionale ratificato più rapidamente. Si consideri infatti che dall’11 novembre 2016 hanno ratificato la Convenzione centosessantotto Stati.

La Convenzione (CPRD) dirige, dunque, la politica internazionale e la legislazione degli Stati aderenti allo stesso trattato in materia di disabilità, favorendo la cooperazione internazionale, al fine di promuovere lo sviluppo inclusivo della disabilità e di costruire una società inclusiva.

In virtù della CRPD si sono poste in essere strategie, politiche e programmi che promuovono l’uguaglianza e la inclusione nella società di coloro che vivono con uno o più tipi di disabilità. Secondo quanto emerso dal Rapporto mondiale sulla disabilità, pubblicato nel 2011 dall’OMS (la Organizzazione Mondiale della Sanità), e dalla Banca Mondiale, sono oltre il 15% della popolazione mondiale.

Pur considerando, tuttavia, che la consapevolezza sui diritti delle persone con disabilità è in continua fase crescente, a tutt’oggi milioni di persone con disturbi mentali in tutto il mondo continuano a soffrire per l’impossibilità di accedere a cure sanitarie di qualità. I disturbi mentali sono di diverso tipo ed includono depressione, che colpisce circa 300 milioni di persone, per lo più donne, disturbo affettivo bipolare, schizofrenia e altre psicosi, demenza, disabilità intellettive e disturbi dello sviluppo incluso l’autismo.

Secondo il World Health Organizazion (altrimenti detto OMS), i fattori che determinano la salute mentale ed i disturbi mentali non concernono esclusivamente caratteristiche individuali (quali la capacità di gestire i propri pensieri, emozioni, comportamenti e interazioni con gli altri), bensì anche fattori sociali, culturali, economici, politici e ambientali come politiche nazionali, protezione sociale, standard di vita, condizioni di lavoro e supporto della comunità. Vanno, poi, presi in considerazione anche altri elementi, volti ad incidere sui disturbi mentali, quali lo stress, la genetica, la nutrizione, le infezioni perinatali e l’esposizione ai rischi ambientali.

Esistono oggi diverse strategie efficaci per prevenire disturbi mentali e trattamenti efficaci per alleviare la sofferenza causata da tali disturbi. Tuttavia, l’assistenza sanitaria e i servizi sociali hanno un ruolo fondamentale e devono essere in grado di garantire cure adeguate ed assistenza. È emerso anche da recenti studi, spiega l’Avvocato Pitorri, che i programmi di prevenzione riducono la depressione, sia per i bambini che per gli adulti (basti considerare per i primi, la protezione e il sostegno psicologico nei casi di abusi fisici e sessuali e per i secondi l’assistenza psicosociale dopo disastri e conflitti).

A dire del World Health Organizazion, i sistemi sanitari, tuttavia, non hanno ancora risposto adeguatamente al problema dei disturbi mentali. Da ciò deriva che il bisogno di trattamento è ancora una necessità impellente ampio in tutto il mondo. Nei paesi a basso e medio reddito, la percentuale delle persone con disturbi mentali, che non riceve alcun trattamento per un disturbo accertato, oscilla tra il 76% e l’85% ed in quelli ad alto reddito, tra il 35% e il 50%. Oltre ciò, sovente, vi è, purtroppo, scarsa qualità delle cure di coloro che ricevono un trattamento.

Le persone con malattie mentali necessitano non solo di un adeguato supporto sociale e assistenza, ma, spesso, anche di sostegno per accedere a programmi educativi necessari alle loro esigenze per trovare lavoro, alloggio e potersi integrare nella società.

Il piano d’azione per la salute mentale dell’OMS per il 2013-2020, approvato dall’Assemblea mondiale della sanità nel 2013, riconosce il ruolo essenziale della salute mentale nel raggiungimento della salute per tutte le persone. Include quattro obiettivi principali: lo stabilire, innanzitutto, sistemi più efficaci per la salute mentale; il fornire di servizi completi e integrati di salute mentale e assistenza sociale, l’attuare strategie per la promozione e la prevenzione; la diffusione di informazione e ricerca.

Anche in Italia, specie dal punto di vista legislativo, occorrono interventi mirati al potenziamento della rete dei servizi al fine di garantire prevenzione, assistenza e cura alle persone con disabilità mentale. Come risulta dal Rapporto Annuale ISTAT 2018, invero, il nostro Paese è il più vecchio del mondo, con una stima di 168,7 anziani ogni 100 giovani. Significa che, guardando al futuro, risulta di palmare evidenza che la popolazione sarà costituita prevalentemente da persone anziane, con le ovvie problematiche di disabilità mentale, derivanti dall’età.

Avvocato Iacopo Maria Pitorri