La Germania ed i migranti

La Germania ed i migranti

By redazione

In occasione delle elezioni europee del 26 maggio 2019, è emerso, in Germania, un dato estremamente rilevante, che ha destato l’attenzione, tra gli altri, dell’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, da sempre attento al tema dei migranti.

L’esecutivo della cancelliera tedesca Angela Merkel, lo scorso anno, ha erogato oltre ventitré miliardi euro per integrare i migranti e combattere i flussi migratori investendo nei Paesi d’origine.  Detta somma si presenta, senza dubbio, come l’investimento più alto di sempre in termini di accoglienza, quasi l’11% in più rispetto al 2017.

Chiarisce l’Avvocato Pitorri che di questi ventitré miliardi, otto sono stati investiti all’esterno dei confini nazionali (in particolare in Africa, per garantire migliori condizioni di vita ai migranti e arginare le partenze). Circa sette miliardi e mezzo sono stati, invece, offerti, nel 2018, ai diversi Lander e comuni tedeschi, al fine di promuovere l’integrazione di un milione di rifugiati provenienti da Iraq, Siria e Afghanistan: il 14% in più rispetto allo scorso anno. Quattro miliardi sono stati destinati, inoltre, a sostenere le persone che non hanno ancora trovato un impiego in Germania.

Anche in un’altra occasione la Germania “ha fatto parlare di sé”, posto che se nel 2017 l’Unione Europea ha accolto le richieste di asilo di 538mila persone (il 25% in meno rispetto all’anno precedente), va evidenziato che lo Stato primatista in accoglienza, sia in termini assoluti, che in termini relativi, è stato la Germania. Berlino, invero, ha garantito protezione a 325.370 persone. Moltissime, rispetto agli altri Paesi. Se, infatti, si analizzano i numeri del secondo Paese europeo, in termini di accoglienza, vale a dire la Francia, si rileva che la stessa, nel 2017, ha accolto 40.575 persone, otto volte in meno rispetto alla Germania. La terza in questa graduatoria è l’Italia, che ha inteso tutelare 35.130 richiedenti asilo.

Secondo i calcoli dell’Istituto di ricerca sul lavoro Iab, i rifugiati giunti in massa, tra il 2015 e 2016, si stanno integrando nel sistema produttivo con tassi di occupazione crescenti. Il 72% dei richiedenti asilo in età da lavoro (15-64 anni), censiti a fine luglio 2018, arriva da otto Paesi non europei: Afghanistan, Eritrea, Iraq, Iran, Nigeria, Pakistan, Somalia e Siria. Nei primi sei mesi del 2017 il tasso di occupazione di queste persone è aumentato di circa nove punti percentuali; nei primi sei del 2018 di altri dodici punti, giungendo al ventotto per cento.

Negli ultimi anni il numero di immigrati giunti in Germania da questi otto Paesi è cresciuto in maniera significativa, sottolinea lo Iab. Basti pensare che alla fine del 2014 c’erano circa trecentosessantamila persone in età da lavoro; a metà del 2018 erano già oltre un milione. Un aumento dovuto, presumibilmente, all’afflusso dei rifugiati. Allo stesso tempo ha fatto un balzo significativo il numero di occupati: a fine 2014 avevano un lavoro dipendente circa novantaseimila di essi e a metà del 2018 erano già trecentoundicimila. Considerato, pertanto, che qualche tempo fa, in Germania, vi erano 1,2 milioni i posti di lavoro che le imprese tedesche non riescono a coprire per carenza di manodopera qualificata, il Governo di Angela Merkel, prendendo atto dell’emergenza lavorativa, ha approvato una legge sull’immigrazione che agevola l’ingresso di lavoratori extra europei e dà una chance di restare ai rifugiati che abbiano un lavoro anche se la loro richiesta di asilo è stata respinta.

La tematica dell’immigrazione, pertanto, in Germania, costituisce sempre un interesse nazionale di grande rilievo.

Avvocato Iacopo Maria Pitorri