LA MISSIONE “SOPHIA”

By redazione

L’Avvocato Iacopo Maria Pitorri spiega in cosa consiste la cosiddetta “ missione Sophia”. Denominata anche European Union Naval Force in the South Central Mediterranean (Eunavfor Med), si tratta della prima operazione militare di sicurezza marittima europea che opera nel Mediterraneo centrale. Più segnatamente, è una  dell’Unione europea (garantita anche dall’Onu), nata nel 2015, a cui partecipano ventisei Stati su ventotto (tutti tranne Slovacchia e Danimarca). Il comando dell’operazione è dell’Italia. L’originario, principale obiettivo della missione, fa presente  l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, è  quello di adottare misure sistematiche per individuare, fermare e mettere fuori uso le imbarcazioni ed i mezzi usati (ovvero sospettati di essere utilizzati)  dai trafficanti di esseri umani, nel Mediterraneo Centrale. Oltre ciò, nel tempo, sono emersi altri compiti. A giugno 2016 la Commissione europea ha, infatti, stabilito che l’operazione Sophia si occupasse anche dell’addestramento della Guardia Costiera e della Marina libica e contribuisse all’embargo delle armi da e per la Libia. A luglio 2017, poi, il Consiglio Europeo ha aggiunto altri tre compiti integrativi: istituire un meccanismo di controllo del personale in formazione, per assicurare l’efficienza a lungo termine della formazione della Guardia Costiera e della Marina libica; svolgere nuove attività di sorveglianza e raccogliere informazioni sul traffico illecito delle esportazioni di petrolio dalla Libia; migliorare le possibilità per lo scambio di informazioni sulla tratta di esseri umani con le agenzie di polizia degli Stati membri, Frontex ed Europol. Tra gli scopi della missione Sophia,  fa presente l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, non rientra quello di contrastare l’attività delle ONG (soprattutto considerato che non sono mai stati “portati alla luce”, nel corso delle indagini, fatti che provassero presunti legami delle organizzazioni umanitarie con i trafficanti e gli scafisti.Le navi impiegate nell’operazione Sophia sbarcavano i migranti, salvati nel Mar Mediterraneo, in Italia, non solo perché a Roma era situato il comando dell’operazione, ma anche perché era in sostanza l’unica meta possibile. La Libia, fa presente  l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, si trova in uno stato di guerra civile da anni e non  viene  considerato un porto sicuro. Malta, dal suo canto è un’isola che ha una superficie circa mille volte inferiore rispetto a quella dell’Italia (avrebbe, quindi, potuto materialmente accogliere un numero molto limitato di migranti). Con l’operazione Sophia si può quindi dire che l’Italia si sia fatta carico di una piccola quantità di migranti, che sarebbero dovuti andare a Malta. I migranti salvati al di fuori della rotta centrale del Mediterraneo, dove si sviluppava  l’operazione Sophia, venivano, infatti, portati in Grecia, o in Spagna, ovvero negli altri porti sicuri, più vicini al luogo del salvataggio. Fa presente  l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri che, nel corso degli anni in cui è stata attiva l’operazione Sophia, è, però, vero che il flusso di migranti sulla rotta centrale del Mediterraneo fosse nettamente quello più consistente. Ed è altrettanto vero che molti migranti sono giunti in Italia a bordo della navi dell’operazione. Va, però, evidenziato, che il crollo degli arrivi in Italia, iniziato a metà 2017,  ha dimostrato come la presenza delle navi militari dell’operazione Sophia non fosse il motivo per cui partivano i migranti. Più semplicemente, finché il flusso è stato molto consistente, le navi militari erano obbligate dal diritto internazionale a salvare e portare in Italia molti migranti (comunque il 10% del totale). Quando il flusso si è ridotto drasticamente, le navi hanno iniziato a portare in Italia pochi migranti. Sbarcare, tuttavia, i migranti in Italia non era lo scopo della loro missione, era al massimo un’attività inevitabile che affiancava i vari compiti dell’operazione Sophia. Non si può negare, sostiene l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, che le navi militari dell’operazione Sophia (a cui partecipavano ventisei Stati Ue) portavano in Italia i migranti salvati in mare. Questo, tuttavia, dipendeva soprattutto dal diritto internazionale.

                                                                            Avvocato Iacopo Maria Pitorri