La Sea Watch soccorre 53 migranti al largo della Libia

By redazione

Recentemente, nel nostro mar Mediterraneo, si è perpetrato un ulteriore salvataggio da parte della ONG Sea Watch. L’Avvocato Iacopo Maria Pitorri rappresenta che, in data 13 giugno u.s., l’equipaggio della Sea Watch ha soccorso 53 persone da un gommone al largo della Libia, a circa quarantasette miglia di Zawiya.  Tra le persone salvate, vi sono anche nove donne e tre bambini molto piccoli.

Spiega l’Avvocato Pitorri che l’aereo di ricognizione Colibri ha avvistato l’imbarcazione, informando le autorità competenti e la nave. La guardia costiera libica, successivamente, ha comunicato di aver assunto il coordinamento del caso. Tuttavia, quando la Sea Watch è giunta sul posto, accertando la mancanza di qualsivoglia assetto di soccorso, non ha potuto che procedere al salvataggio, così come imposto dalle disposizioni del diritto internazionale. La nave si è, poi, spostata nell’area di soccorso: la Sar (Search and Rescue)  libica.

A seguito di detto episodio, non sono  mancate  polemiche  in quanto si sostiene che dietro i salvataggi delle ONG si celano atti di pirateria per l’evidente  collegamento tra scafisti e, appunto, alcune ONG. Al riguardo,  si è  evidenziato che in una norma del “decreto sicurezza bis” è prevista la confisca dei mezzi pirati che non rispettano leggi e le indicazioni fornite.

Relativamente al “Decreto di sicurezza bis”,  tuttavia, l’Avvocato Pitorri rammenta che, di recente, l’ONU ha fatto presente al Governo italiano (tramite una lettera inviata dall’Alto Commissariato permanente presso le Nazioni Unite) che sono emerse non poche preoccupazioni in merito alla bozza del suddetto decreto, con riguardo ai diritti umani. Secondo l’ONU, “gli eventuali responsabili dovranno renderne conto”, qualora apposite inchieste accertino azioni contrarie alle norme internazionali. Più segnatamente,  fa presente l’Avvocato Pitorri, l’intimazione fatta dall’ONU al Governo italiano riguarda la richiesta di bloccare il provvedimento che multa le ONG, che effettuino soccorsi in mare.

 Il “Decreto di  sicurezza bis”, a parere degli esperti delle Nazioni Unite, “è potenzialmente in grado di compromettere i diritti umani dei migranti, inclusi richiedenti asilo e le vittime o potenziali vittime di detenzione arbitraria, tortura, traffico di esseri umani e altre gravi violazioni dei diritti umani”.

Da ultimo, fa presente l’Avvocato Pitorri, nella notte tra il 16 ed il 17 giugno, la Guardia di Finanza è salita a bordo della Sea Watch 3 per notificare il divieto di ingresso in acque italiane. Ciò nonostante, il capitano della nave, Carola Rackete (che ha sempre contestato il “Decreto sicurezza bis”), ha palesato la sua intenzione: non intende fare marcia indietro;  si prepara, anzi, a  puntare dritto verso le coste italiane, atteso che l’isola di Lampedusa resta certamente il porto sicuro più vicino al punto dove l’imbarcazione ha effettuato il salvataggio.

                                                                             Avvocato Iacopo Maria Pitorri