Migranti, morte in tendopoli
Aprile 16, 2019
Anche se tutti speravano di non dover più assistere a simili tragedie, è accaduto ancora. La tendopoli di San Ferdinando (Reggio Calabria) – gestita prima dal Comune ed ora dalla Caritas – doveva essere la soluzione contro incendi, degrado, paura e morte. La tendopoli si trova a poche centinaia di metri dalla vecchia baraccopoli – smantellata nelle scorse settimane – nella quale, in un anno, tre migranti sono morti a causa di incendi divampati nelle strutture fatiscenti con cui era realizzata. A causa di un nuovo rogo, divampato la scorsa notte, uno degli ospiti della struttura ha pagato con la propria vita. Non è ancora chiaro né chi fosse il bracciante deceduto, tantomeno la dinamica: l’incendio si sarebbe sviluppato in un angolo di una tenda da sei posti, dove c’erano diversi cavi elettrici. Eppure, la struttura avrebbe dovuto essere ignifuga, pertanto sicura.
Anche se tutti speravano di non dover più assistere a simili tragedie, è accaduto ancora. La tendopoli di San Ferdinando (Reggio Calabria) – gestita prima dal Comune ed ora dalla Caritas – doveva essere la soluzione contro incendi, degrado, paura e morte. La tendopoli si trova a poche centinaia di metri dalla vecchia baraccopoli – smantellata nelle scorse settimane – nella quale, in un anno, tre migranti sono morti a causa di incendi divampati nelle strutture fatiscenti con cui era realizzata. A causa di un nuovo rogo, divampato la scorsa notte, uno degli ospiti della struttura ha pagato con la propria vita. Non è ancora chiaro né chi fosse il bracciante deceduto, tantomeno la dinamica: l’incendio si sarebbe sviluppato in un angolo di una tenda da sei posti, dove c’erano diversi cavi elettrici. Eppure la struttura avrebbe dovuto essere ignifuga, pertanto sicura.
L’uomo (ancora senza nome) è, purtroppo, il terzo ucciso dal fuoco da quando i braccianti della Piana sono stati confinati nella seconda zona industriale di San Ferdinando. Lo scorso 16 febbraio, infatti, aveva perso la vita un ventinovenne di origine senegalese. Precedentemente, il 2 dicembre 2018, poco prima di compiere diciotto anni, era morto Surawa Jaith e ancora prima la ventiseienne nigeriana Becky Moses.
Sul posto sono prontamente intervenuti i vigili del fuoco, che hanno domato le fiamme. Nell’incendio è andata distrutta solo una tenda. La tendopoli, realizzata alcuni anni fa dalla Protezione civile, è vigilata ed attrezzata, con presenza di servizi igienici e presidi sanitari. All’inizio di marzo di quest’anno è stata ampliata per permettere il trasferimento di una parte dei migranti che viveva nella baraccopoli – una struttura fatiscente fatta di baracche in lamiera, plastica e cartone – sorta a poche centinaia di metri e che è arrivata ad ospitare, nel periodo invernale della raccolta degli agrumi, anche tremila persone. Baraccopoli che è stata definitivamente abbattuta il 7 marzo scorso. I migranti che sono confluiti nella nuova tendopoli sono stati complessivamente ottocentoquaranta (precedentemente erano poco più di quattrocento).
La tendopoli si ritiene che non sia certo una soluzione adeguata per i migranti e che può essere indispensabile, perciò, utilizzare urgentemente le case vuote nella zona, superando le diffidenze e coinvolgendo la popolazione, spinti da solidarietà e umanità al fine di restituire la dignità di esseri umani e lavoratori a queste persone.
A San Ferdinando non si può più
tollerare né degrado, né morti.
Come accennato, la baraccopoli abusiva, demolita nei giorni scorsi, aveva
ospitato fino a tremila immigrati. Successivamente allo sgombero del 7 marzo
agli stranieri con permesso di soggiorno è stata fornita una sistemazione
alternativa e controllata.
Anche se tutti speravano di non dover più assistere a simili tragedie, è accaduto ancora. La tendopoli di San Ferdinando (Reggio Calabria) – gestita prima dal Comune ed ora dalla Caritas – doveva essere la soluzione contro incendi, degrado, paura e morte. La tendopoli si trova a poche centinaia di metri dalla vecchia baraccopoli – smantellata nelle scorse settimane – nella quale, in un anno, tre migranti sono morti a causa di incendi divampati nelle strutture fatiscenti con cui era realizzata. A causa di un nuovo rogo, divampato la scorsa notte, uno degli ospiti della struttura ha pagato con la propria vita. Non è ancora chiaro né chi fosse il bracciante deceduto, tantomeno la dinamica: l’incendio si sarebbe sviluppato in un angolo di una tenda da sei posti, dove c’erano diversi cavi elettrici. Eppure, la struttura avrebbe dovuto essere ignifuga, pertanto sicura.
L’uomo (ancora senza nome) è, purtroppo, il terzo ucciso dal fuoco da quando i braccianti della Piana sono stati confinati nella seconda zona industriale di San Ferdinando. Lo scorso 16 febbraio, infatti, aveva perso la vita un ventinovenne di origine senegalese. Precedentemente, il 2 dicembre 2018, poco prima di compiere diciotto anni, era morto Surawa Jaith e ancora prima la ventiseienne nigeriana Becky Moses.
Sul posto sono prontamente intervenuti i vigili del fuoco, che hanno domato le fiamme. Nell’incendio è andata distrutta solo una tenda. La tendopoli, realizzata alcuni anni fa dalla Protezione civile, è vigilata ed attrezzata, con presenza di servizi igienici e presidi sanitari. All’inizio di marzo di quest’anno è stata ampliata per permettere il trasferimento di una parte dei migranti che viveva nella baraccopoli – una struttura fatiscente fatta di baracche in lamiera, plastica e cartone – sorta a poche centinaia di metri e che è arrivata ad ospitare, nel periodo invernale della raccolta degli agrumi, anche tremila persone. Baraccopoli che è stata definitivamente abbattuta il 7 marzo scorso. I migranti che sono confluiti nella nuova tendopoli sono stati complessivamente ottocentoquaranta (precedentemente erano poco più di quattrocento).
La tendopoli si ritiene che non sia certo una soluzione adeguata per i migranti e che può essere indispensabile, perciò, utilizzare urgentemente le case vuote nella zona, superando le diffidenze e coinvolgendo la popolazione, spinti da solidarietà e umanità al fine di restituire la dignità di esseri umani e lavoratori a queste persone.
A San Ferdinando non si può più
tollerare né degrado, né morti.
Come accennato, la baraccopoli abusiva, demolita nei giorni scorsi, aveva
ospitato fino a tremila immigrati. Successivamente allo sgombero del 7 marzo
agli stranieri con permesso di soggiorno è stata fornita una sistemazione
alternativa e controllata.
Avv. Jacopo Maria Pitorri