La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo

La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo è un organo di carattere giurisdizionale e internazionale, nato nel 1959 al fine di assicurare la concreta applicazione ed il rispetto della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali. Essa tutela in modo particolare: il diritto alla vita, il diritto ad un equo processo, il diritto al rispetto della vita privata e famigliare, la libertà di espressione e di pensiero, il diritto di proprietà. Inoltre, vieta tassativamente: la tortura, i trattamenti disumani e avvilenti, la riduzione in schiavitù e i lavori forzati, la pena di morte, l’arresto illegale ed immotivato e la disparità nel godimento dei diritti e delle libertà previste dalla Convenzione. Sono 47 i paesi aderenti, poiché coincidono con gli stati membri del Consiglio d’Europa. Con sede a Strasburgo, ma organo indipendente dell’Unione Europea, non deve essere confusa con la Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che è un’istituzione dell’UE e ha funzioni e finalità diverse. La Corte Europea dei Diritti dell’Uomo si costituisce di tanti giudici quanti sono quelli previsti dagli Stati Parte della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Proprio gli Stati Parte sono eletti dall’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa e la scelta ricadrà sui tre candidati che ogni Stato proporrà. I giudici restano in carica per 9 anni, ma il loro mandato non è rinnovabile. A loro volta, i Giudici nominano un Presidente ed un Vicepresidente, che restano in carica 3 anni e possono essere rieletti. Inoltre, la Corte è composta da 5 sezioni e all’interno di ogni sezione si formano dei comitati. Essi restano in carica per un anno e sono costituiti da 3 giudici, che hanno la funzione di esaminare preventivamente ogni questione che arriva alla Corte. Il “giudice unico” potrà, invece, dichiarare il ricorso “irricevibile”, che verrà eliminato. In caso contrario, il giudice unico trasmetterà il ricorso al comitato. All’interno di ogni sezione si registra la presenza delle camere, formate da 7 giudici, che si occupano di risolvere in via ordinaria i casi presentati alla Corte. Sarà, invece, compito della Grande Camera occuparsi dei casi più difficili. La Grande Camera è formata da 17 membri così suddivisi: un Presidente, 2 Vicepresidenti e 14 giudici. Possono adire alla Corte tutti coloro che affermano di aver subito una violazione in tema di diritti umani da parte dello Stato. Così, se la violazione viene effettivamente verificata, la Corte potrà comminare una condanna all’autorità nazionale, invitando lo Stato a porre in atto tutte le procedure adeguate  al fine di scongiurare nuovi casi di inottemperanza in tema di rispetto dei diritti umani. La Corte svolge essenzialmente due funzioni: contenziosa e consultiva. Attraverso la funzione consultiva la Corte può emettere pareri consultivi su questioni giuridiche che fanno riferimento all’interpretazione della Convenzione e dei protocolli integrativi. La funzione contenziosa fa riferimento al ruolo della Corte nell’accoglimento dei ricorsi, qualora si verifichi una violazione dei diritti. La presentazione del ricorso può essere effettuata in modo individuale oppure mediante l’organo statale. Tuttavia, è possibile adire alla Corte soltanto quando si sono superati tutti i gradini dei ricorsi interni, proprio come previsto dalla Convenzione Europea e dalle norme di diritto internazionale. Qualora il ricorso, presentato individualmente o dallo Stato, sia riconosciuto ammissibile, si avvia un procedimento presso una Camera, dove si tenterà una soluzione amichevole dell’intera questione. Se, però, non si arriverà ad un esito di questo genere, la Camera di competenza si pronuncerà attraverso una sentenza, corredata da motivazione. Se, infatti, la domanda sarà accolta, la Camera deciderà come la parte lesa possa ottenere un risarcimento del danno subito. Entro tre mesi e solo per situazioni straordinarie è possibile impugnare la sentenze della Corte al cospetto della Grande Camera. È interessante sottolineare che, in sessant’anni di attività, la Corte abbia emesso più di 10000 sentenze, portando molti stati interessati a modificare il proprio corpus legislativo e le procedure amministrative nei diversi settori della loro attività.