In Italia la legge sull’affidamento e l’assegno di mantenimento, in caso di separazione, ovvero divorzio, sta per essere rivoluzionata.
In
Italia la legge sull’affidamento e l’assegno di mantenimento, in caso di
separazione, ovvero divorzio, sta per essere rivoluzionata.
Da una
breve analisi della situazione attuale delle famiglie, si rileva – ad oggi – che sono in aumento i coniugi che
decidono di spezzare il vincolo coniugale.
I dati (aggiornati al 2018) contenuti nelle
tabelle Istat sulla popolazione residente per stato civile, confermano che
mentre nel 1991 i divorziati erano 375.569, in poco più di venticinque anni,
sono andati crescendo smisuratamente (1.671.534 persone).
Attualmente è
stata assegnato alla Commissione Giustizia del Senato il disegno di Legge n. 735
“Norme in materia di affido condiviso, mantenimento diretto e garanzia di
bigenitorialità”.
Si tratta di un disegno di legge che fonda le sue basi sul
concetto di bigenitorialità perfetta: i figli avranno il doppio domicilio, dovranno
trascorrere lo stesso tempo con mamma e papà, i quali divideranno le spese a
metà.
L’aspetto fondamentale da tenere presente è che pur garantendo l’imprescindibile diritto
di ogni genitore al figlio, sia
assicurata l’assoluta prevalenza dell’interesse del minore.
Domicilio, pertanto, mediatori familiari e congedo dell’assegno
di mantenimento costituiscono le principali novità inserite nel disegno di legge che ha cominciato il suo iter
parlamentare alla Commissione Giustizia in Senato.
Ciò, chiaramente, si
diversifica da quanto stabilito nella Legge n.54 del 2006” Disposizioni in materia di
separazione dei genitori e affidamento
condiviso dei figli “ sull’affido condiviso dei figli in caso di divorzio o
separazione, garantendo una maggiore parità tra i due genitori e ponendo in primo piano, al centro delle
decisioni per i figli, la famiglia e i genitori.
Più specificamente, con l’addioall’assegnodimantenimento,
dato nella maggioranza dei casi alle mamme, con cui il padre passa ogni mese una
cifra stabilita per i figli, accadrebbe che entrambi i genitori dovranno
provvedere ognuno a metàdelle spese.
L’assegno, infatti, non avrà più ragion d’essere, posto
che i figli avranno duecaseeduedomicili e, a meno di accordi
diversi presi dai genitori, ogni bambino o bambina dovrà passare lo stesso
tempo con i genitori, che non dovrà esser inferiore ai dodici giorni al
mese. Ciò al fine esclusivo di garantire
un giusto equilibrio
nei rapporti con entrambe le figure genitoriali. La parità tra i coniugi,
tuttavia, non può determinare automaticamente una doppia residenza dei figli, una
paritaria gestione dei tempi, ovvero calcoli prefissati del numero di giorni.
Il bambino, è stato evidenziato, vive anche di stabilità delle proprie
relazioni sociali, di amicizie scolastiche,
di un proprio “nido sicuro” (una cameretta, i propri oggetti, i
giocattoli), e obbligare per legge i figli ad un pendolarismo periodico tra i
due genitori appare imprudente e inverosimile.
Molti pensano che
sia preferibile che
sia il giudice, caso per caso, ad
operare le opportune valutazioni, se i genitori
non trovano un equo accordo , anziché affidarsi alle inflessibili regole della
legge.
Cancellando
l’assegno di
mantenimento per i figli, e la sua sostituzione con i costi diretti, sostenuti da ogni genitore, pur restituendo
responsabilità e trasparenza a ciascun genitore (dando fine al dramma dei
ritardi e dei mancati pagamenti), è
stato altresì fatto notare che vi è il
rischio di esporre il figlio a
due stili di vita molto diversi, in caso di forti disparità
economica tra madre e padre. Del resto,
la situazione peculiare dei genitori separati riguarda sia i padri (ce ne sono
molti, che dormono nella propria autovettura e mangiano presso le mense
Caritas), che le madri (ne esistono tante
che non arrivano a fine mese perché non arriva loro l’assegno da parte dell’ex
coniuge).
E’ stato altresì
rilevato che il disegno di legge – non tiene conto del fatto
che i bimbi, così facendo, potrebbero trovarsi immersi in una sorta di continuo
trasloco, trasferiti sovente da una casa all’altra.
Inoltre , il disegno di legge prevede la figura del mediatorefamiliare: colui, cioè, che può seguire
i coniugi durante la separazione, aiutandoli nella gestione dei minori, per un
periodo di massimo sei mesi. Una buona mediazione familiare è sicuramente
utile, anche se esistono coppie “non
mediabili”, dove cioè la conflittualità è ormai non più contenibile e che non
gradiscono la presenza di un estraneo.
Ciò è stato
evidenziato che non può non comportare
il ricorso al giudice e quindi alle sentenze e alle indicazioni obbligatorie
(ma inevitabilmente caso per caso, ancora una volta) dei tribunali. Come è stato altresì sottolineato che esperire però, un tentativo di supporto
fuori e prima del tribunale con la mediazione può dare risultati che evitino il contenzioso.
Si
auspica che ogni intervento normativo in
un ambito così delicato deve comunque
difendere e promuovere la famiglia e i soggetti che ne fanno parte, pur
quando le relazioni, interrompendosi, possono essere non più armoniche. Il
tutto, chiaramente, al fine di proteggere innanzitutto il benessere dei figli della coppia che si
separa: indifesi che, più di ogni altro, accusano il duro colpo, il dolore,
l’angoscia e le sofferenze che derivano dalla interruzione del rapporto
coniugale della mamma e del papà.
In Italia la legge sull’affidamento e l’assegno di mantenimento, in caso di separazione, ovvero divorzio, sta per essere rivoluzionata.
Da una
breve analisi della situazione attuale delle famiglie, si rileva – ad oggi –
che sono in aumento i coniugi che decidono di spezzare il vincolo coniugale.
I dati (aggiornati al 2018) contenuti nelle
tabelle Istat sulla popolazione residente per stato civile, confermano che
mentre nel 1991 i divorziati erano 375.569, in poco più di venticinque anni,
sono andati crescendo smisuratamente (1.671.534 persone).
Attualmente è stata assegnato alla Commissione Giustizia
del Senato il
disegno di Legge n. 735 “Norme in materia di affido condiviso, mantenimento
diretto e garanzia di bigenitorialità”.
Si tratta di un disegno di legge che fonda le sue
basi sul
concetto di bigenitorialità perfetta: i figli avranno il doppio domicilio, dovranno
trascorrere lo stesso tempo con mamma e papà, i quali divideranno le spese a
metà.
L’aspetto fondamentale da tenere
presente è che pur garantendo l’imprescindibile diritto
di ogni genitore al figlio, sia
assicurata l’assoluta prevalenza dell’interesse del minore.
Domicilio, pertanto, mediatori familiari e congedo dell’assegno
di mantenimento costituiscono le principali novità inserite nel disegno di
legge che ha cominciato il suo iter parlamentare alla Commissione Giustizia in
Senato.
Ciò, chiaramente, si
diversifica da quanto stabilito nella Legge n.54 del 2006” Disposizioni in
materia di separazione dei genitori e
affidamento condiviso dei figli “ sull’affido condiviso dei figli in caso di
divorzio o separazione, garantendo una maggiore parità tra i due genitori e ponendo in primo piano, al centro delle
decisioni per i figli, la famiglia e i genitori.
Più specificamente, con l’addioall’assegnodimantenimento,
dato nella maggioranza dei casi alle mamme, con cui il padre passa ogni mese una
cifra stabilita per i figli, accadrebbe che entrambi i genitori dovranno
provvedere ognuno a metàdelle spese.
L’assegno, infatti, non avrà più ragion d’essere, posto che
i figli avranno duecaseeduedomicili e, a meno di accordi
diversi presi dai genitori, ogni bambino o bambina dovrà passare lo stesso
tempo con i genitori, che non dovrà esser inferiore ai dodici giorni al
mese. Ciò al fine esclusivo di garantire un giusto equilibrio
nei rapporti con entrambe le figure genitoriali. La parità tra i coniugi,
tuttavia, non può determinare automaticamente una doppia residenza dei figli, una
paritaria gestione dei tempi, ovvero calcoli prefissati del numero di giorni.
Il bambino, è stato evidenziato, vive anche di stabilità delle proprie
relazioni sociali, di amicizie scolastiche, di un proprio “nido sicuro” (una
cameretta, i propri oggetti, i giocattoli), e obbligare per legge i figli ad un
pendolarismo periodico tra i due genitori appare imprudente e inverosimile.
Molti pensano che
sia preferibile che
sia il giudice, caso per caso, ad operare le opportune valutazioni, se i genitori non trovano un equo accordo,
anziché affidarsi alle inflessibili regole della legge.
Cancellando
l’assegno di
mantenimento per i figli, e la sua sostituzione con i costi diretti, sostenuti da ogni genitore, pur restituendo
responsabilità e trasparenza a ciascun genitore (dando fine al dramma dei
ritardi e dei mancati pagamenti), è stato altresì fatto notare che vi è il
rischio di esporre il figlio a
due stili di vita molto diversi, in caso di forti disparità economica
tra madre e padre. Del resto, la situazione peculiare dei genitori separati
riguarda sia i padri (ce ne sono molti, che dormono nella propria autovettura e
mangiano presso le mense Caritas), che le madri (ne esistono tante che non arrivano
a fine mese perché non arriva loro l’assegno da parte dell’ex coniuge).
E’ stato altresì rilevato
che il disegno di legge – non tiene conto del fatto che i bimbi, così facendo,
potrebbero trovarsi immersi in una sorta di continuo trasloco, trasferiti
sovente da una casa all’altra.
Inoltre, il disegno di legge prevede la figura del mediatorefamiliare: colui, cioè, che può seguire
i coniugi durante la separazione, aiutandoli nella gestione dei minori, per un
periodo di massimo sei mesi. Una buona mediazione familiare è sicuramente
utile, anche se esistono coppie “non mediabili”, dove cioè la conflittualità è
ormai non più contenibile e che non gradiscono la presenza di un estraneo.
Ciò è stato evidenziato che non può non comportare il
ricorso al giudice e quindi alle sentenze e alle indicazioni obbligatorie (ma
inevitabilmente caso per caso, ancora una volta) dei tribunali. Come è stato altresì sottolineato che esperire
però, un tentativo di supporto fuori e prima del tribunale con la mediazione
può dare risultati che evitino il
contenzioso.
Si
auspica che ogni intervento normativo in un ambito così delicato deve comunque difendere e promuovere la famiglia e i soggetti che ne fanno parte, pur
quando le relazioni, interrompendosi, possono essere non più armoniche. Il
tutto, chiaramente, al fine di
proteggere
innanzitutto il benessere dei figli della coppia che si separa: indifesi che,
più di ogni altro, accusano il duro colpo, il dolore, l’angoscia e le
sofferenze che derivano dalla interruzione del rapporto coniugale della mamma e
del papà.
Avv. Iacopo Maria Pitorri