Il Papa benedice le ONG e chi accoglie i migranti

Tra le recenti notizie che hanno destato l’attenzione dell’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, costantemente aggiornato anche su temi di attualità, vi è quella legata alla visita di Papa Francesco nel Nord della Macedonia.

Tra le recenti notizie che hanno destato l’attenzione dell’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, costantemente aggiornato anche su temi di attualità, vi è quella legata alla visita di Papa Francesco nel Nord della Macedonia.

Nel corso del suo discorso ufficiale al palazzo presidenziale di Skopje, prima tappa della visita apostolica del Santo Padre, lo stesso ha benedetto le ONG. Non solo, chiedendo di aprire le porte, ha elogiato “gli sforzi compiuti in favore di migranti in fuga dalle guerre e dalla povertà”.

Si è trattato della prima volta che un Vescovo di Roma è arrivato nello Stato della penisola balcanica, nell’Europa sud-orientale, da quando quest’ultimo ha raggiunto l’indipendenza.

Evidenzia l’Avvocato Pitorri che è stato proprio in questa sorte di  “ponte” tra Oriente e Occidente, dove la multietnicità è probabilmente il patrimonio più prezioso, che il Pontefice ha deciso di rivolgere parole di affetto e lode a chi fa un “generoso sforzo nell’accoglienza dei migranti”.

Papa Bergoglio ha speso parole veramente celebrative nei riguardi della Repubblica, sia dalle sue autorità statali, che del  valido contributo di diverse organizzazioni internazionali, della Croce Rossa, della Caritas e di alcune ONG, nell’accogliere e prestare soccorso al gran numero di migranti e profughi provenienti da diversi Paesi medio-orientali.

Sottolinea l’Avvocato Pitorri che risulta di palmare evidenza il fatto che, con il discorso posto in essere, il Papa non si sia rivolto esclusivamente alla Macedonia del Nord, nel ricordare che i migranti accolti “fuggivano dalla guerra o da condizioni di estrema povertà, spesso indotte proprio da gravi episodi bellici”. Ma è all’intera Europa che ha inteso guardare, come già fatto in passato, e nei giorni scorsi, dalla Bulgaria, quando ha visitato un campo profughi, invitando il cosiddetto vecchio continente a “non chiudere le porte a chi bussa”.

Ha lasciato tutti molto sorpresi il fatto che il discorso del Papa sia stato quasi interamente dedicato alla questione immigratoria. “La pronta solidarietà offerta a coloro che si trovavano allora nel più acuto bisogno, per aver perso tante persone care oltre alla casa, al lavoro e alla patria – ha detto  Papa Francesco – vi fa onore e parla dell’anima di questo popolo che, conoscendo anche le privazioni, riconosce nella solidarietà e nella condivisione dei beni le vie di ogni autentico sviluppo”.

Il Santo Padre ha invitato tutto il mondo a prendere il caso macedone – contraddistinto da una catena solidale, permeata di opere di volontariato al servizio di molte forme di disagio e di bisogno – quale esempio a favore dei migranti.  Qui, infatti, “tanto la differente appartenenza religiosa di ortodossi, musulmani, cattolici, ebrei e protestanti, quanto la distinzione etnica tra macedoni, albanesi, serbi, croati e persone di altra origine, ha creato un mosaico in cui ogni tessera è necessaria all’originalità e bellezza del quadro d’insieme”.

Tra le recenti notizie che hanno destato l’attenzione dell’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, costantemente aggiornato anche su temi di attualità, vi è quella legata alla visita di Papa Francesco nel Nord della Macedonia.

Nel corso del suo discorso ufficiale al palazzo presidenziale di Skopje, prima tappa della visita apostolica del Santo Padre, lo stesso ha benedetto le ONG. Non solo, chiedendo di aprire le porte, ha elogiato “gli sforzi compiuti in favore di migranti in fuga dalle guerre e dalla povertà”.

Si è trattato della prima volta che un Vescovo di Roma è arrivato nello Stato della penisola balcanica, nell’Europa sud-orientale, da quando quest’ultimo ha raggiunto l’indipendenza.

Evidenzia l’Avvocato Pitorri che è stato proprio in questa sorte di “ponte” tra Oriente e Occidente, dove la multietnicità è probabilmente il patrimonio più prezioso, che il Pontefice ha deciso di rivolgere parole di affetto e lode a chi fa un “generoso sforzo nell’accoglienza dei migranti”.

Papa Bergoglio ha speso parole veramente celebrative nei riguardi della Repubblica, sia dalle sue autorità statali, che del valido contributo di diverse organizzazioni internazionali, della Croce Rossa, della Caritas e di alcune ONG, nell’accogliere e prestare soccorso al gran numero di migranti e profughi provenienti da diversi Paesi medio-orientali.

Sottolinea l’Avvocato Pitorri che risulta di palmare evidenza il fatto che, con il discorso posto in essere, il Papa non si sia rivolto esclusivamente alla Macedonia del Nord, nel ricordare che i migranti accolti “fuggivano dalla guerra o da condizioni di estrema povertà, spesso indotte proprio da gravi episodi bellici”. Ma è all’intera Europa che ha inteso guardare, come già fatto in passato, e nei giorni scorsi, dalla Bulgaria, quando ha visitato un campo profughi, invitando il cosiddetto vecchio continente a “non chiudere le porte a chi bussa”.

Ha lasciato tutti molto sorpresi il fatto che il discorso del Papa sia stato quasi interamente dedicato alla questione immigratoria. “La pronta solidarietà offerta a coloro che si trovavano allora nel più acuto bisogno, per aver perso tante persone care oltre alla casa, al lavoro e alla patria – ha detto Papa Francesco – vi fa onore e parla dell’anima di questo popolo che, conoscendo anche le privazioni, riconosce nella solidarietà e nella condivisione dei beni le vie di ogni autentico sviluppo”.

Il Santo Padre ha invitato tutto il mondo a prendere il caso macedone – contraddistinto da una catena solidale, permeata di opere di volontariato al servizio di molte forme di disagio e di bisogno – quale esempio a favore dei migranti.  Qui, infatti, “tanto la differente appartenenza religiosa di ortodossi, musulmani, cattolici, ebrei e protestanti, quanto la distinzione etnica tra macedoni, albanesi, serbi, croati e persone di altra origine, ha creato un mosaico in cui ogni tessera è necessaria all’originalità e bellezza del quadro d’insieme”.

Avvocato Iacopo Maria Pitorri

Migranti, la musica come modello di integrazione

Uomini e culture diverse, immersi nei magici ritmi della musica, nata dalle note di una singolare orchestra di diciotto elementi, capace di passare dalle canzoni del mezzogiorno alla musica africana, dai toni giamaicani, al rap metropolitano, hanno, di recente, fatto notizia. Si tratta di musicisti professionisti e braccianti stranieri, che suonano insieme, coinvolti nel progetto dell’associazione ambientalista Terra (che si batte contro il caporalato), in apertura della quindicesima settimana d’azione dell’UNAR – l’Ufficio nazionale anti-discriminazioni razziali.

Un cantante nigeriano, un percussionista indiano, un chitarrista pugliese, un percussionista tunisino, un sassofonista lucano, un trombettista statunitense, un cantastorie francese hanno dato vita a straordinarie canzoni del mezzogiorno, a musica africana o giamaicana. Un laboratorio di integrazione, un modello di riscatto, una denuncia in musica della piaga che affligge tante campagne meridionali. “L’orchestra dei braccianti” ha portato tutta la sua carica di energia negli sfarzosi palazzi della politica, con un concerto trascinante nella sala polifunzionale della Presidenza del Consiglio, in occasione dei progetti e delle iniziative relative alla quindicesima Settimana d’azione contro il razzismo (svoltasi fino al 24 marzo scorso), dal tema “Diversi perché unici”.

Le discriminazioni non sono ancora superate. Razzismi di ogni genere permangono ancora oggi, denuncia, con la musica, l’Orchestra dei braccianti, che è stata capace di realizzare una profonda fusione tra le differenti culture.Così scorrono la canzone napoletana Cicirinella, riarrangiata dal polistrumentista tunisino Marzouk Mejri (che nel suo paese promuove tra i contadini di Tebourba la coltivazione di antichi cereali biologici). O una ballata d’amore del Punjab, scritta da Poppi Alaudipuria (magazziniere indiano in un’impresa agricola in Puglia, dopo anni di lavoro a ore). Poi Kingston, pezzo jamaicano del cantautore franco-italiano Sandro Joyeux (che dopo anni a studiare musica etnica in Africa, è accolto come una star ogni volta che suona nelle baraccopoli o nei Cara d’Italia). O una ballata pugliese come: “U’ suprastante”, antica storia di caporali, riscoperta e suonata dall’etnomusicologo pugliese Salvatore Villani. E il rap di Adams, bracciante dal Gambia che vive nel ghetto di Borgo Mezzanone. O Il soul di Joshua Ojomon, nigeriano albino. Il coordinatore artistico dell’Orchestra, Alessandro Nosenzo, è un cantautore pescarese, che, incontrando Joyeux, ha avuto l’idea di questo originalissimo progetto.

La particolare orchestra nasce dal bisogno di testimoniare anche il presente, vale a dire ciò che accade tutti i giorni sui nostri territori, attraverso lo sfruttamento selvaggio del caporalato. È inconcepibile, invero, che nel 2019 ci siano ancora persone “schiavizzate” per raccogliere i prodotti che arrivano sulle nostre tavole. Questa orchestra ha restituito dignità a persone cui era stata negata, e riesce a comunicare dove non arrivano discorsi e lezioni. Basti pensare che a Cerignola, quando ha suonato per i ragazzi delle scuole, dopo il concerto gli alunni hanno fatto a gara per farsi i selfie con i braccianti-musicisti.

Avv. Iacopo Pitorri

Il razzismo a scuola

Il problema del razzismo nel mondo, oggi, al di là delle intolleranze nei confronti delle minoranze religiose e sessuali, è soprattutto strettamente legato all’aumento delle discriminazioni a seguito dei flussi migratori. Anche in Europa vi sono preoccupanti casi di carattere razzista e xenofobo, specie nei confronti dei migranti. E diventata particolarmente preoccupante la situazione in Italia: l’ultimo rapporto di Amnesty International, invero, nonostante le diverse iniziative promosse dalle associazioni della società civile, che cercano costantemente di contrastare le campagne di criminalizzazione degli immigrati e dei rom, ha rilevato una situazione difficile per i migranti.

Il problema del razzismo nel mondo, oggi, al di là delle intolleranze nei confronti delle minoranze religiose e sessuali, è soprattutto strettamente legato all’aumento delle discriminazioni a seguito dei flussi migratori. Anche in Europa vi sono preoccupanti  casi di carattere razzista e xenofobo, specie nei confronti dei migranti. E  diventata particolarmente preoccupante la situazione in Italia: l’ultimo rapporto di Amnesty International, invero, nonostante le diverse iniziative promosse dalle associazioni della società civile, che cercano costantemente di contrastare le campagne di criminalizzazione degli immigrati e dei rom, ha rilevato una situazione difficile per i migranti.

Bisogna, però, pensare che dinanzi alle numerose e crescenti miserie, ingiustizie economiche, guerre e corruzione, migrare rappresenta spesso per milioni di uomini, donne e bambini l’unica strada per cercare di costruirsi un futuro di speranza, pace e dignità. La crescita della presenza di stranieri, tuttavia, è vissuta, percepita da molti come una minaccia.

A fronte di una crescente e progressiva globalizzazione economica,  si è assistito al ritorno di orientamenti nazionalisti e xenofobi e al verificarsi di episodi di violenza e di intolleranza verso gli immigrati. Alcuni governi e parlamenti degli stati europei hanno varato leggi sull’immigrazione, che alcune volte non sono vicine con le loro costituzioni, o con le carte dei diritti umani delle Nazioni. Vale la pena rammentare che la nostra Costituzione condanna ogni forma di razzismo all’articolo 3: ”Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Il sistema giuridico italiano, inoltre, prevede pene molto severe per i colpevoli di razzismo e discriminazione. 

Per quanto riguarda l’Unione europea, il trattato di Amsterdam (2 ottobre 1997) all’articolo 13, combatte le discriminazioni fondate su sesso, razza ed origine etnica, religione, convinzioni personali, handicap, età o tendenze sessuali. Nel giugno del 2000, sulla base di quello stesso articolo, il Consiglio ha adottato una direttiva per l’attuazione del principio della parità di trattamento fra le persone a prescindere dalle differenze e dall’origine etnica. Contestualmente il Consiglio ha varato un programma attuativo comunitario per combattere la discriminazione.

Il trattato sull’Unione europea, introdotto dal trattato di Amsterdam, con l’articolo 29 ha, inoltre, costituito una base giuridica per la lotta contro il razzismo e la xenofobia nell’ambito della cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale.

Con il Protocollo n.12 alla Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo del 4 novembre 2000 si è stabilito che è  illegale ogni forma di discriminazione attuata da enti pubblici e determinata da una motivazione qualsiasi. La discriminazione razziale è una violazione dei diritti umani, per questo è la Corte europea dei Diritti dell’Uomo che si occupa della realizzazione di tutte le disposizioni previste dal Protocollo n.12.

Indiscutibilmente, oggi, direttive e normative non mancano per contrastare questo gravissimo fenomeno della società, in Italia, come in Europa.

Nonostante ciò, ad oggi si verificano ancora incresciosi episodi di razzismo, che coinvolgono perfino minori. A Foligno, infatti, qualche giorno fa, è stato segnalato da alcuni genitori dei compagni di classe di due bambini originari dalla Nigeria (il cui papà risiede in Italia da ben diciassette anni), un grave fatto. Il maestro della scuola elementare del comune umbro avrebbe punito i  due bambini neri (fratello e sorella) perché, a suo dire, “troppo brutti per guardarli in volto”.

Il docente in questione si è scusato per l’accaduto, sostenendo, che  si è trattato di “un esperimento sociale”,  di “un’attività per l’integrazione finalizzata a far prendere coscienza agli studenti del concetto di differenza razziale e di discriminazione”. Un “malinteso” per il quale l’insegnante ha rivolto le sue scuse ai genitori degli alunni coinvolti e, in generale, alla classe.

I  bambini erano terrorizzati all’idea di essere di nuovo offesi dal maestro. Per il padre, infatti, più che di “esperimento sociale”, si è trattato di un vero e proprio episodio di razzismo, per cui i figli sono stati – e stanno – molto male. Tra l’altro, ha spiegato il genitore, una cosa del genere non si era mai verificata, da quando sono arrivati in Italia.

 L’insegnante supplente è stato immediatamente sospeso in via cautelare. Sulla vicenda è intervenuto anche il Ministro dell’Istruzione, che ha definito “gravissimo e da condannare” l’episodio di Foligno.

Questo gravissimo episodio avvenuto nella scuola elementare di Foligno sembra rivelare il clima che si sta diffondendo sempre di più anche nel nostro Paese, posto che c’é un crescendo preoccupante di episodi di razzismo in Italia.

E’, invece, necessaria umanità, accoglienza, tutela dei più deboli, aiuto a chi è in difficoltà, tra sofferenze e dolore.

Per  questa inquietante  storia, comunque, dove al centro vi sono dei bimbi vittime di una inspiegabile discriminazione, i genitori, col proprio legale, si sono recati presso la Procura di Spoleto, al fine di formalizzare una denuncia. La Procura, quindi, ha ordinato per conto proprio al Commissariato di Foligno di avviare un’indagine sulla vicenda “per valutare se abbia rilevanza penale, oltre a quella disciplinare per cui procedono le Istituzioni scolastiche”.

Al momento sono in corso indagini e si attende una dichiarazione ufficiale della scuola.

Il problema del razzismo nel mondo, oggi, al di là delle intolleranze nei confronti delle minoranze religiose e sessuali, è soprattutto strettamente legato all’aumento delle discriminazioni a seguito dei flussi migratori. Anche in Europa vi sono preoccupanti casi di carattere razzista e xenofobo, specie nei confronti dei migranti. E diventata particolarmente preoccupante la situazione in Italia: l’ultimo rapporto di Amnesty International, invero, nonostante le diverse iniziative promosse dalle associazioni della società civile, che cercano costantemente di contrastare le campagne di criminalizzazione degli immigrati e dei rom, ha rilevato una situazione difficile per i migranti.

Bisogna, però, pensare che dinanzi alle numerose e crescenti miserie, ingiustizie economiche, guerre e corruzione, migrare rappresenta spesso per milioni di uomini, donne e bambini l’unica strada per cercare di costruirsi un futuro di speranza, pace e dignità. La crescita della presenza di stranieri, tuttavia, è vissuta, percepita da molti come una minaccia.

A fronte di una crescente e progressiva globalizzazione economica, si è assistito al ritorno di orientamenti nazionalisti e xenofobi e al verificarsi di episodi di violenza e di intolleranza verso gli immigrati. Alcuni governi e parlamenti degli stati europei hanno varato leggi sull’immigrazione, che alcune volte non sono vicine con le loro costituzioni, o con le carte dei diritti umani delle Nazioni. Vale la pena rammentare che la nostra Costituzione condanna ogni forma di razzismo all’articolo 3:” Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Il sistema giuridico italiano, inoltre, prevede pene molto severe per i colpevoli di razzismo e discriminazione. 

Per quanto riguarda l’Unione europea, il trattato di Amsterdam (2 ottobre 1997) all’articolo 13, combatte le discriminazioni fondate su sesso, razza ed origine etnica, religione, convinzioni personali, handicap, età o tendenze sessuali. Nel giugno del 2000, sulla base di quello stesso articolo, il Consiglio ha adottato una direttiva per l’attuazione del principio della parità di trattamento fra le persone a prescindere dalle differenze e dall’origine etnica. Contestualmente il Consiglio ha varato un programma attuativo comunitario per combattere la discriminazione.

Il trattato sull’Unione europea, introdotto dal trattato di Amsterdam, con l’articolo 29 ha, inoltre, costituito una base giuridica per la lotta contro il razzismo e la xenofobia nell’ambito della cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale.

Con il Protocollo n.12 alla Convenzione europea dei Diritti dell’Uomo del 4 novembre 2000 si è stabilito che è  illegale ogni forma di discriminazione attuata da enti pubblici e determinata da una motivazione qualsiasi. La discriminazione razziale è una violazione dei diritti umani, per questo è la Corte europea dei Diritti dell’Uomo che si occupa della realizzazione di tutte le disposizioni previste dal Protocollo n.12.

Indiscutibilmente, oggi, direttive e normative non mancano per contrastare questo gravissimo fenomeno della società, in Italia, come in Europa.

Nonostante ciò, ad oggi si verificano ancora incresciosi episodi di razzismo, che coinvolgono perfino minori. A Foligno, infatti, qualche giorno fa, è stato segnalato da alcuni genitori dei compagni di classe di due bambini originari dalla Nigeria (il cui papà risiede in Italia da ben diciassette anni), un grave fatto. Il maestro della scuola elementare del comune umbro avrebbe punito i due bambini neri (fratello e sorella) perché, a suo dire, “troppo brutti per guardarli in volto”.

Il docente in questione si è scusato per l’accaduto, sostenendo, che si è trattato di “un esperimento sociale”, di “un’attività per l’integrazione finalizzata a far prendere coscienza agli studenti del concetto di differenza razziale e di discriminazione”. Un “malinteso” per il quale l’insegnante ha rivolto le sue scuse ai genitori degli alunni coinvolti e, in generale, alla classe.

I bambini erano terrorizzati all’idea di essere di nuovo offesi dal maestro. Per il padre, infatti, più che di “esperimento sociale”, si è trattato di un vero e proprio episodio di razzismo, per cui i figli sono stati – e stanno – molto male. Tra l’altro, ha spiegato il genitore, una cosa del genere non si era mai verificata, da quando sono arrivati in Italia.

 L’insegnante supplente è stato immediatamente sospeso in via cautelare. Sulla vicenda è intervenuto anche il Ministro dell’Istruzione, che ha definito “gravissimo e da condannare” l’episodio di Foligno.

Questo gravissimo episodio avvenuto nella scuola elementare di Foligno sembra rivelare il clima che si sta diffondendo sempre di più anche nel nostro Paese, posto che c’é un crescendo preoccupante di episodi di razzismo in Italia.

E’, invece, necessaria umanità, accoglienza, tutela dei più deboli, aiuto a chi è in difficoltà, tra sofferenze e dolore.

Per questa inquietante  storia, comunque, dove al centro vi sono dei bimbi vittime di una inspiegabile discriminazione, i genitori, col proprio legale, si sono recati presso la Procura di Spoleto, al fine di formalizzare una denuncia. La Procura, quindi, ha ordinato per conto proprio al Commissariato di Foligno di avviare un’indagine sulla vicenda “per valutare se abbia rilevanza penale, oltre a quella disciplinare per cui procedono le Istituzioni scolastiche”.

Al momento sono in corso indagini e si attende una dichiarazione ufficiale della scuola.

Avv. Jacopo Maria Pitorri