Migranti: il vertice europeo dei migranti a Parigi

Di recente, fa presente l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, il Ministero dell’Interno  non ha partecipato al vertice europeo sui migranti, che si è tenuto a Parigi.

Il summit nella capitale francese è stato convocato dallo stesso governo transalpino al fine di poter  parlare di Libia, sbarchi e soccorsi in mare, invitando al tavolo tutti i ministri dell’Interno e degli Esteri dei Paesi membri. A fronte di ciò, tuttavia, il  Viminale, ha fatto sapere che l’Italia non è più disposta ad accogliere tutti gli immigrati in arrivo in Europa. Più specificamente, il Ministero dell’Interno ha chiarito che non sarà più accettata l’ipotesi, avanzata da Germania e Francia, dello sbarco nel porto più sicuro vicino,  con la tendenza a ignorare le richieste e le istanze dei due Stati più esposti al fenomeno migratorio, ovvero Italia e Malta. Ciò che è stato proposto dal Viminale, oltre che da La Valletta, altro non è che un meccanismo di distribuzione temporanea di tutti gli immigrati irregolari, e una rotazione dei porti sicuri di sbarco delle persone rintracciate in mare, in modo che l’accoglienza non riguardi esclusivamente  Italia e Malta. Il Ministero dell’Interno ha ribadito l’obiettivo della prevenzione dell’immigrazione illegale nel Mediterraneo, nella salvaguardia e nel rispetto delle persone e delle norme internazionali, ma anche la lotta ai trafficanti di esseri umani, oltre ad una efficace politica europea di rimpatrio dei non aventi diritto.

Il fenomeno migratorio è un qualcosa che deve coinvolgere tutta l’Europa, non soltanto alcuni paesi. Fa  presente l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, che  per i   flussi,  vi è stato un aggravarsi della situazione dal 2015, anno in cui i flussi diretti verso l’Europa hanno raggiunto il loro apice. Al di là della  necessità di una maggiore solidarietà tra i Paesi membri, vi sono anche limiti che caratterizzano gli strumenti di cui l’Unione si è dotata in ambito migratorio. Uno di questi è costituito dal  regolamento di Dublino. Si tratta di un trattato internazionale multilaterale in tema di diritto di asilo, che verte sul principio secondo cui lo Stato che permette l’ingresso di un richiedente asilo nel suo territorio è responsabile dell’esame della sua richiesta. Oltre ciò, qualora si verifichino movimenti secondari verso un altro Stato membro, la convenzione prevede il trasferimento di questi individui al Paese di primo ingresso. Ciò, tuttavia, ha fatto sì che il peso dei flussi migratori continuasse a gravare su pochi Paesi che, per una mera questione geografica, si sono trovati soli a gestire l’elevato numero di arrivi. Basti pensare che nel 2014 cinque stati membri hanno gestito il 72% delle richieste d’asilo in Europa. L’Unione europea, di fronte ad alcuni limiti dei propri strumenti, all’impossibilità di trovare una risposta comune basata sul principio di solidarietà e alle conseguenze che questa situazione ha avuto, da subito, sull’opinione pubblica,  ha cominciato a percepire l’immigrazione come una delle principali  problematiche  per l’Ue.

Un fenomeno di tale portata come quello migratorio  non può incidere solo su alcuni Stati.

                                                                                 Avvocato Iacopo Maria Pitorri

Nel 2019 solo 173 migranti sbarcati con le ONG, in Italia

Recenti dati hanno destato l’attenzione anche dell’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, da sempre attento alle tematiche inerenti i migranti.

Più specificamente, a fronte dei 2.515 immigrati arrivati via mare, in Italia, nel corso di quest’anno, va considerato che le ONG hanno contribuito allo sbarco di soli cento settantatré migranti (il 7% del totale). Le sole due navi umanitarie rimaste ad operare nel mar Mediterraneo, quindi, la Sea Watch 3 e la Mare Jonio di Mediterranea, sono riuscite ad approdare in porti italiani solamente quattro volte. Ciò smentisce categoricamente, pertanto, l’accusa rivolta alle ONG, ritenute ingiustamente, da alcuni, “complici” dei trafficanti.

Le ONG sono organizzazioni senza fini di lucro, che operano in maniera indipendente dai vari Stati e dalle organizzazioni governative internazionali. Esistono in tutto il mondo e portano avanti, con il loro operato, campagne dall’inestimabile valore umanitario

Gli scafisti, dal canto loro, si sono già prodigati con altre strategie, per consentire sbarchi di migranti occulti o escamotage per approdare nel nostro Paese, continuando a rendere fruttuoso il loro business. Oltre ciò, specifica l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, da alcuni mesi questa gente senza scrupoli ha contribuito ad alimentare i continui soccorsi di gommoni da parte della Guardia costiera libica per raggiungere lo scopo di riportare indietro i migranti che, non di rado, si trovano costretti a pagare più volte il viaggio.

Non vi è dubbio, ribadisce l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, che a fronte dello scarso numero di approdi ad opera delle ONG, vi è in costante aumento il numero dei cosiddetti sbarchi fantasma. Sono già 1.104, invero, i migranti arrivati con barchini, o imbarcazioni “di fortuna”, da soli o trainati da navi madre come il peschereccio sequestrato sabato dalla Guardia di Finanza, o con le barche a vela che arrivano sulle coste di Sicilia, Calabria e Puglia dalla Turchia.

Sono, specifica l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, poco più di settecento le persone soccorse e sbarcate in porti italiani da navi della Guardia costiera e della Marina militare. Si tratta, perlopiù, di tunisini, pakistani e iracheni costituiscono più della metà degli immigrati giunti in Italia nella prima metà dell’anno. Gli africani sono meno di un quarto del totale.

Avvocato Iacopo Maria Pitorri

La Germania e i migranti in aereo

Si è recentemente svolta un’allarmante, delicata inchiesta, rappresenta l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, dalla quale è emerso che i tedeschi  rimandano in Italia i cosiddetti “dublinanti” (ovvero quegli stranieri che hanno presentato la domanda di protezione internazionale nel nostro Paese). Alcuni immigrati hanno raccontato che i poliziotti tedeschi li avrebbero buttati a terra e, dopo averli immobilizzati, li avrebbero ammanettati, sedati e, infine, messi su un aereo diretto a Roma. Altri hanno narrato che, pur avendo visto qualche migrante ribellarsi al trasferimento, lo stesso era poi divenuto, improvvisamente, tranquillo, addormentato sul sedile del velivolo. Tali testimonianze sono state addirittura confermate anche dal responsabile di una associazione che difende gli immigrati in Germania.

L’Avvocato Iacopo Maria Pitorri ricorda che la Convenzione sulla determinazione dello stato competente per l’esame di una domanda di asilo, presentata in uno degli stati membri delle Comunità Europee, comunemente conosciuta come Convenzione di Dublino, è un trattato internazionale multilaterale in tema di diritto di asilo. Il regolamento di Dublino II (regolamento 2003/343/CE) è stato adottato nel 2003, sostituendo la convenzione di Dublino (del 1990).  Il regolamento di Dublino II determina lo Stato membro dell’Unione europea competente a esaminare una domanda di asilo o riconoscimento dello status di rifugiato in base alla Convenzione di Ginevra (art. 51). Il documento chiarisce l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, mira a determinare con rapidità lo Stato membro competente per una domanda di asilo e prevede il trasferimento di un richiedente asilo in tale Stato membro. Lo Stato membro atto all’esame della domanda d’asilo sarà lo Stato in cui il richiedente asilo ha fatto il proprio ingresso nell’Unione europea. Uno degli obiettivi principali del regolamento di Dublino, fa presente l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, è quello  di impedire ai richiedenti asilo di presentare domande in più Stati membri, oltre che  di ridurre il numero di richiedenti asilo, “vaganti”,  che sono trasportati da Stato membro a Stato membro. Tuttavia, poiché il primo paese di arrivo è incaricato di trattare la domanda, questo mette una pressione eccessiva sui settori di confine, dove gli Stati sono spesso meno in grado di offrire sostegno e protezione ai richiedenti asilo. Attualmente, coloro che vengono trasferiti in virtù di Dublino, non sempre sono in grado di accedere a una procedura di asilo. Ciò mette a rischio le garanzie dei richiedenti asilo di ricevere un trattamento equo, oltre che di vedere le proprie richieste d’asilo prese in adeguata considerazione. A parere, invero, del Consiglio europeo per i rifugiati e gli esuli (ECRE) e dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), il sistema attuale non riesce a fornire una protezione equa, efficiente ed efficace. Si è, invero, dimostrato che il regolamento impedisce i diritti legali ed il benessere personale dei richiedenti asilo, incluso il diritto ad un equo esame della loro domanda d’asilo e, ove riconosciuto, ad una protezione effettiva. Oltre ciò, vi è una distribuzione ineguale delle richieste d’asilo tra gli Stati membri.

Alla luce di tutto questo, non vi è dubbio che, perlomeno, il trattato di Dublino andrebbe revisionato.

                                                                        Avvocato Iacopo Maria Pitorri

L’Avvocato Pitorri racconta delle elezioni europee: eletto il medico dei migranti

Domenica 26 maggio, in Italia vi sono state le elezioni dei membri del Parlamento Europeo, un’istituzione che rappresenta i popoli dell’Unione europea; l’unica ad essere eletta direttamente dai cittadini dell’Unione.

Sull’isola di Lampedusa, che tutti conosciamo, oltre che per le meraviglie del suo mare, la posizione geografica, anche per essere sovente protagonista di vicende legate ai migranti, è accaduto un evento che merita grande attenzione.  Pietro Bartolo medico e politico italiano, noto per essere, dal 1992, il responsabile delle prime visite a tutti i migranti che sbarcano a Lampedusa, è stato eletto con i voti assegnati alle liste del Partito Democratico, conquistando il seggio nell’europarlamento.

Di contro al propagarsi delle discriminazioni e della xenofobia, pertanto, dall’Italia giunge un grido di speranza: Pietro Bartolo è pronto per trasformare la sua testimonianza nell’isola di Lampedusa in attività politica nel Parlamento di Strasburgo.

Un anno fa il medico ha declinato la proposta di candidarsi in politico, scegliendo di restare a lavorare nel poliambulatorio di Lampedusa per i migranti, a contatto con le persone che soffrono. Per questo ha anche girato l’Italia, al fine di sensibilizzare soprattutto i giovani in merito alle tematiche ad essi connessi.

Bartolo è diventato un personaggio simbolo dell’Italia “che accoglie il prossimo”, in virtù di un film-documento, dal titolo “Fuocoammare”, che è stato vincitore dell’Orso d’oro al Festival di Berlino e candidato all’Oscar come migliore documentario straniero; la sua storia è raccontata nel libro “Lacrime di sale”.

Cresciuto in una famiglia di pescatori, si è duramente battuto per cambiare il proprio destino e quello della sua isola. Successivamente, nel rispettare la sua missione di medico, ha deciso di vivere in prima persona la grande emergenza umanitaria. E’, invero, da trent’anni che Bartolo cura i migranti che approdano sull’isola siciliana. Si è occupato di oltre trecento naufraghi ed ha ispezionato, purtroppo, centinaia di cadaveri diventando, appunto, il “medico dei migranti”. La sua storia si intreccia con quelle disperate dei migranti, sopravvissuti a terribili viaggi nel deserto, fra violenze e sopraffazioni inimmaginabili, persone che in mare hanno spesso visto morire i loro familiari e, nonostante ciò, non si sono arrese, determinate ad iniziare una nuova esistenza in Europa.

In una recente intervista ai media, Bartolo ha dichiarato: “La mia carriera di medico mi ha messo a contatto in questi trent’anni davanti ai crimini più grandi che si possano commettere contro l’umanità intera. Perché quando violenti una donna, stai violentando l’umanità intera, quando torturi un uomo, stai torturando l’umanità intera. Ecco, la mia “dote”, se così possiamo definirla, è che nessuno debba più vedere quel che sono stato costretto a vedere io. Che si aprano subito i corridoi umanitari. E il Mediterraneo torni ad essere un mare di vita, non di morte”.

Avvocato Iacopo Maria Pitorri

La Germania ed i migranti

In occasione delle elezioni europee del 26 maggio 2019, è emerso, in Germania, un dato estremamente rilevante, che ha destato l’attenzione, tra gli altri, dell’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, da sempre attento al tema dei migranti.

L’esecutivo della cancelliera tedesca Angela Merkel, lo scorso anno, ha erogato oltre ventitré miliardi euro per integrare i migranti e combattere i flussi migratori investendo nei Paesi d’origine.  Detta somma si presenta, senza dubbio, come l’investimento più alto di sempre in termini di accoglienza, quasi l’11% in più rispetto al 2017.

Chiarisce l’Avvocato Pitorri che di questi ventitré miliardi, otto sono stati investiti all’esterno dei confini nazionali (in particolare in Africa, per garantire migliori condizioni di vita ai migranti e arginare le partenze). Circa sette miliardi e mezzo sono stati, invece, offerti, nel 2018, ai diversi Lander e comuni tedeschi, al fine di promuovere l’integrazione di un milione di rifugiati provenienti da Iraq, Siria e Afghanistan: il 14% in più rispetto allo scorso anno. Quattro miliardi sono stati destinati, inoltre, a sostenere le persone che non hanno ancora trovato un impiego in Germania.

Anche in un’altra occasione la Germania “ha fatto parlare di sé”, posto che se nel 2017 l’Unione Europea ha accolto le richieste di asilo di 538mila persone (il 25% in meno rispetto all’anno precedente), va evidenziato che lo Stato primatista in accoglienza, sia in termini assoluti, che in termini relativi, è stato la Germania. Berlino, invero, ha garantito protezione a 325.370 persone. Moltissime, rispetto agli altri Paesi. Se, infatti, si analizzano i numeri del secondo Paese europeo, in termini di accoglienza, vale a dire la Francia, si rileva che la stessa, nel 2017, ha accolto 40.575 persone, otto volte in meno rispetto alla Germania. La terza in questa graduatoria è l’Italia, che ha inteso tutelare 35.130 richiedenti asilo.

Secondo i calcoli dell’Istituto di ricerca sul lavoro Iab, i rifugiati giunti in massa, tra il 2015 e 2016, si stanno integrando nel sistema produttivo con tassi di occupazione crescenti. Il 72% dei richiedenti asilo in età da lavoro (15-64 anni), censiti a fine luglio 2018, arriva da otto Paesi non europei: Afghanistan, Eritrea, Iraq, Iran, Nigeria, Pakistan, Somalia e Siria. Nei primi sei mesi del 2017 il tasso di occupazione di queste persone è aumentato di circa nove punti percentuali; nei primi sei del 2018 di altri dodici punti, giungendo al ventotto per cento.

Negli ultimi anni il numero di immigrati giunti in Germania da questi otto Paesi è cresciuto in maniera significativa, sottolinea lo Iab. Basti pensare che alla fine del 2014 c’erano circa trecentosessantamila persone in età da lavoro; a metà del 2018 erano già oltre un milione. Un aumento dovuto, presumibilmente, all’afflusso dei rifugiati. Allo stesso tempo ha fatto un balzo significativo il numero di occupati: a fine 2014 avevano un lavoro dipendente circa novantaseimila di essi e a metà del 2018 erano già trecentoundicimila. Considerato, pertanto, che qualche tempo fa, in Germania, vi erano 1,2 milioni i posti di lavoro che le imprese tedesche non riescono a coprire per carenza di manodopera qualificata, il Governo di Angela Merkel, prendendo atto dell’emergenza lavorativa, ha approvato una legge sull’immigrazione che agevola l’ingresso di lavoratori extra europei e dà una chance di restare ai rifugiati che abbiano un lavoro anche se la loro richiesta di asilo è stata respinta.

La tematica dell’immigrazione, pertanto, in Germania, costituisce sempre un interesse nazionale di grande rilievo.

Avvocato Iacopo Maria Pitorri

Le sentenze emesse dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo

La Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU, ovvero Corte EDU) è un organo giurisdizionale internazionale, istituita nel 1959 dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) del 1950, per assicurarne l’applicazione e il rispetto. Vi aderiscono quindi tutti i quarantasette membri del Consiglio d’Europa.

Ha sede a Strasburgo ma non fa parte dell’Unione europea. Non va neanche confusa con la Corte di giustizia dell’Unione europea, che ha sede, invece, a Lussemburgo, posto che quest’ultima è un’istituzione effettiva dell’Unione Europea, la cui competenza, peraltro, è di tutt’altra natura, vertendo sull’applicazione del diritto comunitario nell’interpretazione e nell’applicazione dei trattati a fondamento dell’Unione.

La Corte Europea, ovviamente, è l’organo che, attraverso determinate procedure, può pronunciarsi con sentenza. La relativa disciplina è contenuta nel capitolo VIII del titolo II del Regolamento.

L’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, (che lavora anche a contatto con gli stranieri), che si aggiorna con continuità anche sulle pronunce della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, spiega che il contenuto dei provvedimenti della stessa è statuito dall’art. 74 del Regolamento. Ogni sentenza, in virtù degli artt. 28, 42 e 44 della Convenzione, deve necessariamente riportare, innanzitutto, il nome del presidente e degli altri giudici che compongono la Camera, del cancelliere o del cancelliere aggiunto. Ovviamente, la data della sua adozione e quella della sua pronuncia. Poi l’indicazione delle parti, nonché il nominativo degli agenti, degli avvocati e dei consulenti delle stesse. L’esposizione del procedimento, i fatti di causa, una sintesi delle conclusioni delle parti ed i motivi di diritto. Infine, deve riportare il dispositivo, se necessario, la decisione adottata in ordine alle spese processuali, nonché la indicazione del numero dei giudici che hanno costituito la maggioranza. Se occorre, anche l’indicazione di quale testo faccia fede. Diversamente da quanto accade nelle sentenze emesse nel nostro Paese, sottolinea l’Avvocato Pitorri, in quelle della Corte Europea, è esposta la opinione individuale del Giudice. Più specificamente, ogni giudice che abbia partecipato all’esame di una determinata fattispecie, sia nella Camera che nella Grande Camera, ha il diritto di allegare alla sentenza l’esposizione della sua opinione individuale, concordante o dissenziente, oppure anche una semplice dichiarazione di dissenso.

Nel successivo art. 75 vi è la disciplina della decisione in ordine all’equa soddisfazione richiesta dal ricorrente, prevedendo che nel caso in cui la Camera verifichi la violazione della Convenzione con la stessa sentenza si definisce anche la questione relativa alla domanda di equa soddisfazione, se la questione appare matura per la decisione. In caso contrario, la Camera si riserva, integralmente o parzialmente, e fissa un ulteriore procedimento. Se viene disposta un’equa soddisfazione, in virtù dell’art. 41 della Convenzione, la Camera può decidere che, qualora il pagamento non intervenga nel termine indicato, saranno dovuti gli interessi moratori sulle somme concesse. Se, poi, viene concessa la misura dell’equa soddisfazione, la Camera o il Comitato possono decidere che, qualora il pagamento non avvenga nel termine indicato, saranno dovuti gli interessi moratori sulle somme concesse. Chiarisce l’Avvocato Pitorri che la Corte pronuncia tutte le proprie sentenze in lingua inglese oppure in lingua francese (a meno che non decida di rendere la sentenza in entrambe le lingue ufficiali). È prevista la pubblicazione delle sentenze nella raccolta ufficiale della Corte, effettuata nelle due lingue ufficiali della stessa. Ulteriormente, l’art. 77 dispone le regole relativamente alla firma, pronuncia e comunicazione della sentenza. Da ultimo, illustra l’Avvocato Pitorri, ogni parte può chiedere l’interpretazione della sentenza entro un anno dal momento della pronuncia. È prevista anche una specifica procedura di revisione della sentenza, oltre all’istanza di revisione di rettifica degli errori materiali o di calcolo e delle inesattezze evidenti (da presentare, perentoriamente, entro un mese dalla data della pronuncia della decisione o della sentenza).

Avvocato Iacopo Maria Pitorri

Le Elezioni in Europa

La settimana appena trascorsa è stata teatro di un evento che ha coinvolto tutta l’Europa: le elezioni dei membri del Parlamento Europeo. Si tratta di una istituzione di tipo parlamentare, che rappresenta i popoli dell’Unione europea ed è l’unica istituzione ad essere eletta direttamente dai cittadini dell’Unione.

In Italia, le elezioni si sono svolte domenica 26 maggio (per eleggere i 73 membri del Parlamento europeo, che rappresenteranno il Belpaese per i prossimi cinque anni). L’attenzione va riposta, innanzitutto, nell’affluenza:  in Italia  stata del 56,10%. Certamente in calo rispetto al 58,69% della precedente consultazione di riferimento. Lo ha rilevato il Viminale. L’affluenza più alta è stata in Umbria (67,7%) ed Emilia-Romagna (67,3%); la più bassa in Sardegna (36,25%) e in Sicilia (37,51%). Non era mai accaduto nulla di simile, specie in Sicilia, Sardegna e, in genere, al Sud.

Per quanto riguarda la Germania, invece, vi sarà al più presto una serie di incontri, da parte della coalizione di governo di Angela Merkel, per analizzare il voto, dopo la sanzione subita nelle elezioni europee, che ha riacceso interrogativi sulla sua sopravvivenza. Gli elettori hanno assegnato alla Cdu-Csu della cancelliera, e al loro alleato Spd, il peggior risultato mai ottenuto nelle elezioni europee, mentre sulla scia del buon risultato ottenuto in Europa, sono raddoppiati i voti dei Verdi. Questi ultimi hanno acquisito di un milione di voti da ciascuno dei due partiti della coalizione di governo, specialmente tra i più giovani. Ed ora la coalizione é a rischio. Si evidenzia che i Verdi, in Germania, non sono un movimento di protesta ma sono spiccatamente europeisti, spinti dalla lotta al cambiamento: in questa campagna elettorale hanno avuto un peso notevolissimo il tema della difesa del clima e le marce dei ragazzi di “FridaysForFuture”.

Per quanto concerne l’Inghilterra, il crollo del partito conservatore britannico alle Europee è stato il peggior risultato in quasi 200 anni. Lo hanno riportato diversi quotidiani britannici che sottolineano che l’8,8% ottenuto dai Tory è, senza dubbio, il risultato più basso dal 1832.  Il Regno Unito elegge 73 deputati. Il nuovo Brexit Party di Nigel Farage ha trionfato con il 32% alle Europee (secondo una prima proiezione nazionale  della Bbc).

In Francia è stata confermata la vittoria della lista di destra Prenez le Pouvoir, sostenuta dalla leader del Rassemblement National Marine Le Pen, con il 23,43% dei voti, che ha superato Renaissance, sostenuta tra gli altri da En Marche del presidente Emmanuel Macron, al 22,31%. Europe Ecologie (Verdi) ha, invece, ottenuto il 13,42%, mentre l’Unione di centrodestra 8,48. La France Insoumise (sinistra radicale) ha preso il 6,31% e gli ecologisti di Envie d’Europe Ecologique et sociale il 6,18.

 L’Olanda ha diritto a eleggere 26 eurodeputati. Secondo le prime stime, invero, i laburisti guidati da Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea, con il 18,1% dei voti, dovrebbero aggiudicarsi cinque dei 26 seggi assegnati ai Paesi Bassi.

L’Irlanda ha diritto a eleggere 13 eurodeputati. Due quali però congelati fino a che il Regno Unito non concederà la sua quota ratificando la Brexit. I Verdi dovrebbero conquistarne due. Secondo le prime proiezioni, nella piccola Irlanda.

In Repubblica Ceca vengono eletti 21 europarlamentari. Il partito del premier ceco Andrej Babis, ha vinto le europee in Repubblica ceca (secondo i dati definitivi pubblicati dall’Europarlamento seggi).

La Slovacchia elegge 13 parlamentari europei. La coalizione europeista legata alla presidente slovacca Zuzana Caputova, che inizierà il suo mandato a giugno, ha vinto le europee, secondo i dati definitivi diffusi dall’Ufficio nazionale di statistica locale.

Il Belgio ha diritto a eleggere 21 eurodeputati. La prima posizione, all’esito delle elezioni, è stata del  partito conservatore Nuova Alleanza Fiamminga al 28%. Al secondo posto il partito di estrema destra Vlaams Belang al 20 per cento. Nella regione francofona della Vallonia (Bruxelles) il partito socialista è al primo posto al 23%. Al 21% il partito dei verdi.

Le elezioni europee del 2019 si sono tenute nei 28 Stati membri dell’Unione europea, tra il 23 e il 26 maggio (così come stabilito, unanimemente, dal Consiglio dell’Unione europea). Tutti i Paesi hanno iniziato lo spoglio dei voti alle ore 23:00 del 26 maggio, in modo da rendere lo scrutinio una procedura simultanea in tutta l’Unione. Queste elezioni hanno rappresentato la nona tornata elettorale per il Parlamento europeo. Si rammenta che il primo voto risale al 1979.

Vedremo, ora, cosa accadrà, cosa cambierà in Europa, alla luce dei definitivi risultati elettorali.

Avvocato Iacopo Maria Pitorri

La maternità surrogata e la Corte Europea dei diritti dell’Uomo

L’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, che si occupa anche del ramo “famiglia”, nello svolgimento dell’attività forense, spiega che con le espressioni “surrogazione di maternità”, “utero in affitto”, o, più precisamente, “gestazione per altri”, si indica una gravidanza portata a termine da una donna che poi dona il figlio messo al mondo ad un’altra persona, ovvero ad una coppia, eterosessuale od omosessuale.

Esistono, oggi, delle agenzie atte a mettere in contatto le coppie e le donne che si prestano per una maternità surrogata. Dette agenzie si occupano della stipula del contratto tra le parti, specificando i diritti ed i doveri delle parti, stabilendo il compenso per la prestazione, che potrebbe essere rappresentato soltanto dalle spese sostenute dalla donna durante la gravidanza (visite, eventuali cure, vestiario), oppure consistere in una somma più consistente.

Su questa tematica si è espressa la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che è stata chiamata a pronunciarsi sulla fattispecie relativa a due bambine, nate in California attraverso la gestazione per altri. Le minori non hanno legami di nessun genere con la moglie del padre, che, però, negli Stati Uniti è riconosciuta come genitore a tutti gli effetti. All’inizio le autorità francesi hanno negato il riconoscimento di entrambi i genitori non biologici. Poi, in seguito ad una prima battaglia giudiziaria e una prima condanna da parte della Corte europea (con la sentenza del 26 giugno 2014), le hanno registrate come figlie solo del padre (con cui hanno un legame genetico), ma non della madre francese.

A seguito della richiesta di riconoscere entrambi i genitori, la Cassazione francese, nell’ottobre 2018, si è trovata costretta a chiedere un parere orientativo alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, volendo sapere se il mancato riconoscimento della madre non biologica violasse la convenzione europea dei diritti umani.

La Corte, specifica l’Avvocato Pitorri, ha deciso all’unanimità che un bambino nato all’estero, da madre surrogata, debba essere riconosciuto come figlio di entrambi i genitori, in virtù del suo diritto al rispetto della vita privata, che è da ritenersi preliminare rispetto alla salvaguardia dai rischi di abusi connessi alla maternità surrogata. Per “rispetto della vita privata del bambino” la Corte intende il suo diritto a godere di una famiglia. I giudici, tra l’altro, hanno evidenziato che la tutela dell’interesse del minore obbliga ad identificare le persone responsabili sul piano legale per la sua crescita e il suo benessere. Non riconoscere, pertanto, i “genitori intenzionali” (che hanno fatto ricorso alla “gestazione per altri”.) come madre e padre effettivi del bambino risulta del tutto incompatibile con la tutela del minore.

Dalla sentenza emerge la imprescindibile importanza del riconoscimento del legame di filiazione, purché la donna sia stata già riconosciuta come madre legale all’ufficio anagrafe dove è avvenuto il concepimento.

In buona sostanza, quindi, con il parere consultivo del 10/04/2019, reso dalla Grand Chambre, la Corte europea per i diritti dell’uomo, ha confermato che, in caso di ricorso a tecniche di maternità surrogata all’estero, in un Paese in cui la gestazione per altri, è legale, lo Stato di origine deve riconoscere il rapporto di filiazione, a tutela del superiore interesse dei minori, anche se tale tecnica è vietata dalle leggi nazionali.

In Italia, chiarisce l’Avvocato Pitorri, la legge vieta tassativamente questa pratica, considerata reato, in quanto contraria alle disposizioni in materia di adozione e tutela dei minori, atteso che, a seguito della nascita, il neonato viene consegnato alla coppia committente e la portatrice non acquista i diritti e i doveri connessi alla maternità (essendo sia legalmente che biologicamente estranea).

Ne deriva che coloro che, di nazionalità italiana, intendano praticare detta forma alternativa di procreazione, debbano necessariamente recarsi nei paesi in cui è legale. Conseguentemente, il bambino viene registrato dall’Ufficiale dello Stato civile estero, dove è avvenuta la nascita che rilascia ai genitori un atto in cui si attesta la genitorialità (che, poi, dovrà essere trascritto nello Stato di provenienza).

Negli ultimi anni la Corte di Cassazione si è espressa più volte sulla validità di questa procedura, adottando orientamenti talvolta contrastanti: inizialmente la Corte era orientata a non riconoscere la validità della trascrizione nei registri italiani (considerando la “inesistenza” della madre naturale). Negli ultimi anni, però, il pensiero della Suprema Corte ha subito dei cambiamenti, posto che non si ritiene più che la trascrizione integri il reato di contraffazione e di dichiarazione mendace.

Ultimamente, con la recentissima sentenza n. 2173/19 del 17 gennaio 2019, la sesta sezione penale della Cassazione si è espressa con un “no all’utero in affitto”, ribadendo la centralità e l’importanza della norma che regola la disciplina sulle adozioni, nel tutelare il diritto dei minori, al fine di reprimere ogni condotta volta a superare la centralità della sua figura, rispetto ai desideri degli adulti.

La ratio è la seguente: “chi affida illegittimamente il minore ,viola sempre l’interesse del minore ad un affidamento nel rispetto di tutte le condizioni poste a sua tutela (stabilità della coppia affidataria, maturità e capacità educativa della stessa, ecc.); chi lo riceve è punito, invece, solo se ha pagato, evidentemente perché non si è ritenuto meritevole di pena colui che lo riceva per appagare un desiderio naturale di genitorialità, senza ricorso a strumenti corruttivi”.

 Ciò conferma che in Italia è prevista la completa tutela di ogni figlio a godere della propria madre (tant’è vero che è previsto un aggravamento della pena se a provvedere alla sua cessione sia stata la genitrice, anche in assenza di un corrispettivo economico).

Avvocato Iacopo Maria Pitorri

Frontex al confine tra Grecia e Albania

L’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, conosciuta anche come Frontex, è un’agenzia a cui è affidato il funzionamento del sistema di controllo e gestione delle frontiere esterne dello Spazio Schengen e dell’Unione europea. Ricomprende le autorità nazionali competenti per il controllo delle frontiere (guardia costiera e guardia di frontiera), facenti capo agli stati membri dell’Unione europea aderenti allo Spazio Schengen.

Il principale compito di Frontex, istituita con il regolamento dell’Unione Europea n. 2016/1624, approvato dal Consiglio dell’Unione europea il 14 settembre 2016, è quello di coordinare l’azione e gestire le risorse messe in comune dalle autorità nazionali. L’agenzia ha iniziato ad operare il 6 ottobre 2016.

La funzione principale della  guardia costiera e di frontiera europea é quella di contribuire a una gestione integrata delle frontiere esterne. Deve garantire una gestione efficiente dei flussi migratori, contribuendo così ad assicurare la sicurezza dell’UE. Contribuisce, anche, a salvaguardare la libera circolazione all’interno dell’UE e a rispettare pienamente i diritti fondamentali. Al centro delle sue attività ci sono la messa a punto di una strategia operativa per la gestione delle frontiere e il coordinamento dell’assistenza da parte di tutti gli Stati membri.

Per garantire l’operatività dell’Agenzia il suo budget è in costante aumento:  dai 143 milioni di euro, originariamente previsti per Frontex per il 2015, si è passati ai 238 milioni per il 2016, nonché ai 281 milioni per il 2017, fino a giungere a 322 milioni di euro nel 2020. Anche il personale dell’agenzia è in continua crescita, posto che i suoi membri, da 402 membri nel 2016 diventeranno circa 1000 nel 2020.

L’Avvocato Iacopo Maria Pitorri ha rivolto la sua attenzione ad una recente notizia riguardante Frontex, per cui, dal 22 maggio scorso, ben cinquanta membri dell’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera,  appartenenti ad undici paesi dell’Unione europea, sono  a fianco dei loro colleghi albanesi al confine fra l’Albania e la Grecia, nella prima missione in uno Stato non membro dell’Ue. L’Agenzia europea di guardia di frontiera effettuerà, pertanto, una missione ospitata su territorio albanese.

Si tratta, della prima volta che le forze della Guardia costiera e di frontiera europea vengono dispiegate sul territorio di un Paese extra-Ue (i negoziati per l’ingresso nell’Unione di Albania e Macedonia inizieranno il prossimo mese).  Parliamo di uno dei punti caldi della frontiera esterna per diversi crimini transnazionali: auto rubate, traffico di droga e di armi, documenti falsi, minaccia terroristica oltre, ovviamente, all’immigrazione irregolare. La frontiera meridionale albanese, infatti, è una tappa obbligata sia per i migranti che seguono la rotta dei Balcani occidentali, nel provenire da Turchia e dalle regioni orientali (per lo più siriani, afghani, iraniani e iracheni), che per gli albanesi stessi che entrano in Grecia illegalmente, alla ricerca di lavoro nero.

Il commissario europeo per le migrazioni, gli affari interni e la cittadinanza, che ha firmato con le autorità albanesi, lo scorso ottobre, l’accordo entrato in vigore all’inizio del mese di maggio 2019, nel corso di una cerimonia organizzata a Tirana ha dichiarato: “ciò segna non solo una nuova fase per la cooperazione alle frontiere tra l’Unione e i partner dei Balcani occidentali, ma rappresenta anche un altro passo verso la piena operatività dell’Agenzia“.

L’Unione Europea ha negoziati in corso per raggiungere un simile accordo anche con gli altri paesi dei Balcani. Rammenta, invero, l’Avvocato Pitorri che l’accordo tra Bruxelles e Tirana, ratificato il 5 ottobre 2018 ed  entrato in vigore lo scorso 1 maggio, è il primo degli accordi di cooperazione sulla gestione delle frontiere siglati tra l’Ue e gli altri Stato dei Balcani occidentali che entreranno in vigore nei prossimi mesi .Per il premier albanese Edi Rama, in virtù di questo accordo, il suo paese non può che contribuire alla sicurezza europea, dimostrando di essere un partner affidabile dell’Ue. Da qui l’aspettativa di Tirana, che spera, fin dal prossimo mese, di ottenere il via libera per l’avvio dei negoziati di adesione all’Unione.

Avvocato Iacopo Maria Pitorri

Migranti, omicidio a Malta

Malta è stata oggetto di una sconcertante notizia, negli ultimi giorni. L’isola che ha per principale risorsa economica l’accoglienza, la terra che da ben quattro anni è, nella classifica europea, il pilastro per il rispetto dei diritti umani nei confronti della comunità Lgbt (sigla utilizzata come termine collettivo per riferirsi a persone lesbiche, gay, bisessuali e trans gender), è stata teatro di un drammatico fatto. L’Avvocato Iacopo Maria Pitorri fa presente il caso di due militari, che si sono macchiati del primo omicidio a sfondo razziale, avvenuto lo scorso 6 aprile, nei pressi del principale centro di raccolta di rifugiati. Il tutto è accaduto quando tre rifugiati sono stati colpiti da arma da fuoco da un’auto in corsa in Triq tal-Gebel, una stradina di campagna che collega il centro aperto di raccolta di Hal Far e la località di Birzebbuga, esattamente nel sud dell’isola di Malta. Una via che i migranti percorrono a piedi per raggiungere negozi e servizi e che già in passato, purtroppo, è stato teatro di violenti episodi di intolleranza.

Malta è stata oggetto di una sconcertante notizia, negli ultimi giorni. L’isola che ha per principale risorsa economica l’accoglienza, la terra che da ben quattro anni è, nella classifica europea, il pilastro per il rispetto dei diritti umani nei confronti della comunità Lgbt (sigla utilizzata come termine collettivo per riferirsi a persone lesbiche, gay, bisessuali e trans gender), è stata teatro di un drammatico fatto. L’Avvocato Iacopo Maria Pitorri fa presente  il caso di due militari, che si sono macchiati del primo omicidio a sfondo razziale, avvenuto lo scorso 6 aprile, nei pressi del principale centro di raccolta di rifugiati. Il tutto è accaduto quando tre rifugiati sono stati  colpiti  da arma da fuoco da un’auto in corsa in Triq tal-Gebel, una stradina di campagna che collega il centro aperto di raccolta di Hal Far e la località di Birzebbuga, esattamente nel sud dell’isola di Malta. Una via che i migranti percorrono a piedi per raggiungere negozi e servizi e che già in passato, purtroppo,  è stato teatro di violenti episodi di intolleranza.

Spiega l’Avvocato  Pitorri che una delle tre vittime, di 42 anni, è stata uccisa sul colpo. Le altre due, un ventiduenne della Guinea ed un ventottenne del Gambia, sono rimaste gravemente ferite. Secondo fonti menzionate dai media maltesi, uno dei militari arrestati avrebbe confessato di aver colpito i migranti, a caso, perché “neri”.

La inquietante, drammatica notizia della spietata sparatoria, ha suscitato accese polemiche, per cui il premier Joseph Muscat, ha specificato che, ad oggi “in corso un’inchiesta interna, condotta con i servizi di sicurezza, per stabilire se sono isolati, canaglie individuali, o facciano parte di qualcosa di più ampio”. Ulteriormente,  fa presente  l’Avvocato Pitorri, il primo ministro ha specificato che “la conclusione di questa indagine mostra che Malta è un posto sicuro per tutti, e deve rimanere tale. È un segnale forte per tutti coloro che diffondono parole d’odio. Ci sono conseguenze nel diffondere sentimenti mal posti, rimaniamo fermi nella nostra richiesta di unità tra i maltesi e tutti coloro che vivono a Malta”.

Il Presidente della Repubblica, dal canto suo, ha presentato le sue condoglianze alla folta comunità di migranti affermando che “questo atto non riflette i sentimenti del popolo di Malta e Gozo”; ha altresì invitato ad una attenta riflessione collettiva sul futuro di quella che dovrà inevitabilmente essere una società “multietnica, multiculturale e tollerante”.

Malta è stata oggetto di una sconcertante notizia, negli ultimi giorni. L’isola che ha per principale risorsa economica l’accoglienza, la terra che da ben quattro anni è, nella classifica europea, il pilastro per il rispetto dei diritti umani nei confronti della comunità Lgbt (sigla utilizzata come termine collettivo per riferirsi a persone lesbiche, gay, bisessuali e trans gender), è stata teatro di un drammatico fatto. L’Avvocato Iacopo Maria Pitorri fa presente il caso di due militari, che si sono macchiati del primo omicidio a sfondo razziale, avvenuto lo scorso 6 aprile, nei pressi del principale centro di raccolta di rifugiati. Il tutto è accaduto quando tre rifugiati sono stati colpiti da arma da fuoco da un’auto in corsa in Triq tal-Gebel, una stradina di campagna che collega il centro aperto di raccolta di Hal Far e la località di Birzebbuga, esattamente nel sud dell’isola di Malta. Una via che i migranti percorrono a piedi per raggiungere negozi e servizi e che già in passato, purtroppo, è stato teatro di violenti episodi di intolleranza.

Spiega l’Avvocato Pitorri che una delle tre vittime, di 42 anni, è stata uccisa sul colpo. Le altre due, un ventiduenne della Guinea ed un ventottenne del Gambia, sono rimaste gravemente ferite. Secondo fonti menzionate dai media maltesi, uno dei militari arrestati avrebbe confessato di aver colpito i migranti, a caso, perché “neri”.

La inquietante, drammatica notizia della spietata sparatoria, ha suscitato accese polemiche, per cui il premier Joseph Muscat, ha specificato che, ad oggi “in corso un’inchiesta interna, condotta con i servizi di sicurezza, per stabilire se sono isolati, canaglie individuali, o facciano parte di qualcosa di più ampio”. Ulteriormente, fa presente  l’Avvocato Pitorri, il primo ministro ha specificato che “la conclusione di questa indagine mostra che Malta è un posto sicuro per tutti, e deve rimanere tale. È un segnale forte per tutti coloro che diffondono parole d’odio. Ci sono conseguenze nel diffondere sentimenti mal posti, rimaniamo fermi nella nostra richiesta di unità tra i maltesi e tutti coloro che vivono a Malta”.

Il Presidente della Repubblica, dal canto suo, ha presentato le sue condoglianze alla folta comunità di migranti affermando che “questo atto non riflette i sentimenti del popolo di Malta e Gozo”; ha altresì invitato ad una attenta riflessione collettiva sul futuro di quella che dovrà inevitabilmente essere una società “multietnica, multiculturale e tollerante”.

Avvocato Iacopo Maria Pitorri