La Mare Jonio è tornata in mare

By redazione

La Mare Jonio, non si è fermata. A seguito del dissequestro operato della Procura di Agrigento, e le indagini per favoreggiamento, è tornata in mare, per setacciare il Mediterraneo alla ricerca di migranti da portare in Europa.

La Mare Jonio, non si è fermata. A seguito del dissequestro operato della Procura di Agrigento, e le indagini per favoreggiamento,  è tornata in mare,  per setacciare il Mediterraneo alla ricerca di migranti da portare in Europa.

Ha fatto rotta verso il porto di Marsala da dove, dopo uno scalo tecnico e il cambio equipaggio, sarà pronta a partire per una nuova missione.

Solo due settimane fa la nave è stata al centro di un braccio di ferro con il Governo italiano. Ciò perché gli attivisti hanno recuperato 49 migranti, lungo il canale di Sicilia, che si trovavano su un gommone alla deriva in zona Sar (search and rescue), senza attendere l’arrivo della guardia costiera libica. Poi hanno deciso di navigare verso l’Italia (e non verso la più vicina Tunisia, nonostante le previsioni annunciassero l’arrivo del maltempo). Successivamente allo sbarco dei migranti a Lampedusa, però, la Procura ha aperto un fascicolo per favoreggiamento e sequestrato la nave. Molti dei migranti sono stati trovati in condizioni terribili: disidratati, sui loro corpi erano presenti diversi segni di torture varie, frustate, scosse elettriche. Erano molto spaventati anche dal punto di vista psicologico. Molti di loro non sapevano nuotare.Dopo il dissequestro, Mediterranea Saving Humans è tornata alla sua missione: salvare le persone.

La Mare Jonio è una nave di quarantuno anni, rimessa a nuovo grazie a un progetto di crowdfunding (una sorta di finanziamento collettivo, che si realizza con il processo collaborativo di un gruppo di più persone, volto ad utilizzare il denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone e organizzazioni) che ha raccolto seicentomila euro,  con lo scopo preciso di difendere la vita umana ed i diritti delle persone.

All’equipaggio dell’imbarcazione gran parte della gente comune riconosce loro il merito di aver salvato vite umane che sarebbero andate incontro ad una probabile morte.

La Mare Jonio, non si è fermata. A seguito del dissequestro operato della Procura di Agrigento, e le indagini per favoreggiamento, è tornata in mare, per setacciare il Mediterraneo alla ricerca di migranti da portare in Europa.

Ha fatto rotta verso il porto di Marsala da dove, dopo uno scalo tecnico e il cambio equipaggio, sarà pronta a partire per una nuova missione.

Solo due settimane fa la nave è stata al centro di un braccio di ferro con il Governo italiano. Ciò perché gli attivisti hanno recuperato 49 migranti, lungo il canale di Sicilia, che si trovavano su un gommone alla deriva in zona Sar (search and rescue), senza attendere l’arrivo della guardia costiera libica. Poi hanno deciso di navigare verso l’Italia (e non verso la più vicina Tunisia, nonostante le previsioni annunciassero l’arrivo del maltempo). Successivamente allo sbarco dei migranti a Lampedusa, però, la Procura ha aperto un fascicolo per favoreggiamento e sequestrato la nave. Molti dei migranti sono stati trovati in condizioni terribili: disidratati, sui loro corpi erano presenti diversi segni di torture varie, frustate, scosse elettriche. Erano molto spaventati anche dal punto di vista psicologico. Molti di loro non sapevano nuotare.Dopo il dissequestro, Mediterranea Saving Humans è tornata alla sua missione: salvare le persone.

La Mare Jonio è una nave di quarantuno anni, rimessa a nuovo grazie a un progetto di crowdfunding (una sorta di finanziamento collettivo, che si realizza con il processo collaborativo di un gruppo di più persone, volto ad utilizzare il denaro in comune per sostenere gli sforzi di persone e organizzazioni) che ha raccolto seicentomila euro, con lo scopo preciso di difendere la vita umana ed i diritti delle persone.

All’equipaggio dell’imbarcazione gran parte della gente comune riconosce loro il merito di aver salvato vite umane che sarebbero andate incontro ad una probabile morte.

Avv. Iacopo Maria Pitorri