Il ruolo del mediatore familiare

By redazione

L’Avvocato Iacopo Maria Pitorri spiega cosa si intende per “mediazione familiare”, chiarendo alcuni punti di difficile comprensione ancora oggi. Si tratta di un processo collaborativo di risoluzione del conflitto, in cui le coppie il cui rapporto sta finendo, ovvero è concluso, sono assistite da un soggetto terzo imparziale, appunto il mediatore, per comunicare l’una con l’altra e trovare una soluzione accettabile per entrambi, relativa ai problemi di riorganizzazione a seguito della separazione. Tramite l’attività del mediatore, in buona sostanza, le parti vengono aiutate per raggiungere un obbiettivo concreto: la riorganizzazione delle relazioni dopo la separazione o il divorzio.   Punto focale è, pertanto, la coppia, i cui protagonisti hanno il principale obiettivo di cooperare, per dare un nuovo assetto alla propria famiglia.

La differenza principale è tra la negoziazione e la mediazione, fa notare l’Avvocato Pitorri. Ne deriva che, nella fase della negoziazione, per la maggior parte delle coppie, trattare con l’ex coniuge/partner, significa concludere l’accordo migliore per se stessi. Nella mediazione, invece, specifica l’Avvocato Pitorri, è fondamentale assicurare che le parti in lite raggiungano un accordo, in modo tale da proteggere il loro rapporto futuro. Ciò è particolarmente importante nella separazione coniugale, situazione in cui la coppia ha un rapporto in continua evoluzione come genitori.

In tutto ciò, ci si chiede, chi è il mediatore? È difficile comprendere di che genere di professionista si tratti, effettivamente. Non è certamente un avvocato, tantomeno uno psicologo, e non è un giudice. Sostiene l’Avvocato Pitorri, che, se lo si vuole classificare in rapporto esclusivamente al risultato, lo si potrebbe giudicare bravo, competente o incompetente, a seconda se sappia o meno chiudere un accordo. Da un punto di vista più scientifico, tuttavia, non vi è dubbio che il mediatore debba avere determinate caratteristiche. Innanzitutto, una padronanza intellettuale della mediazione, intesa come processo razionale costituito da una serie di livelli, in cui si raccolgono i fatti, si chiariscono le differenze, si identificano le opzioni disponibili e si elaborano proposte per la composizione. Deve anche possedere competenza in campo legale e finanziario su tasse, pensioni, ed assistenza previdenziale, conoscenza sull’esperienza del divorzio dei bambini, nonché delle dinamiche familiari e dei servizi sociali d’appoggio disponibili. Ovviamente deve essere abile sia nel calcolo, che nell’analisi dei dati finanziari. Al mediatore, poi, non deve mancare una data esperienza di accordi relativi al divorzio raggiunti tramite negoziato, ragion per cui deve conoscere le tecniche di negoziato e contrattazione.

Volendo, tuttavia, considerare anche l’aspetto umano, evidenzia l’Avvocato Pitorri, è inevitabilmente pensare che il bravo mediatore debba assolutamente essere dotato di una certa empatia, nonché di capacità di ascolto, al fine di raccogliere le necessità di coloro che vi si rivolgono, specie in situazioni di crisi della coppia e, soprattutto, dei figli. Deve, poi, essere indubbiamente equo e al di sopra delle parti, ed accompagnare i genitori, non più coppia, verso un futuro sicuramente diverso dal passato, analizzando contemporaneamente il presente.

L’Avvocato Pitorri, che ha avuto modo, nell’ambito della sua professione, di interagire anche con la figura del mediatore, ha potuto constatare che il mediatore sa bene quale è la differenza tra pretesa, interesse, bisogno e aiuta tutte le parti in causa a riconoscere tale discrepanza all’interno del conflitto. Ogni mediatore sa che uno scontro, se vissuto bene, può anche essere costruttivo, può, cioè, diventare un’opportunità di crescita all’interno della relazione per tutte le parti in causa. 

Posto, quindi, che non è semplice assumere detto ruolo, che si trova a dover interagire con realtà umane di grande rilievo, come la coppia, la famiglia, per diventare un buon mediatore vi sono ottimi corsi, che si svolgono tramite lunghe ore di tirocinio e supervisione, attraverso percorsi di consapevolezza, del tutto distinti da quelli relativi ad altre professioni.

Il mediatore familiare, conclude l’Avvocato Pitorri, da soggetto terzo, assume una posizione imparziale rispetto agli interessi in gioco; non rivela a nessuno ciò che viene a sapere nel corso della mediazione (perché è tenuto al segreto professionale, per cui non può nemmeno rendere testimonianza su tali circostanze). Non giudica l’operato delle parti, atteso che il suo compito è accogliere e consigliare, non esprimere valutazioni. Lavora sul presente e sul futuro (che sono ancora da definire). Non impone soluzioni sue, posto che ha per obiettivo quello di ascoltare le parti ed aiutarle a trovare una soluzione personalizzata, giusta per le loro specifiche esigenze. Provvede a stimolare i coniugi, nel tentativo all’aiutarli a comprendere ciò che realmente vogliono per se stessi e per la loro famiglia. Appare, pertanto, evidente, che il mediatore familiare svolga un ruolo imprescindibile, in realtà umane estremamente importanti.

Avvocato Iacopo Maria Pitorri