L’avvocato Pitorri racconta di Verona quale meta del disperato viaggio di sette migranti.

Una notizia riportata dai media lo scorso mese ha colpito non poco l’attenzione anche dell’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, da sempre attento al tema dei migranti. A Verona cinque afghani, un marocchino e un iraniano sono stati rintracciati dalla polizia ferroviaria all’interno di una cisterna, che trasportava mais in un treno partito dalla Serbia e diretto a Poggio Rusco (Mantova). Le forze dell’ordine, fa presente l’Avvocato Pitorri, sono intervenute dopo aver ricevuto una telefonata da parte del giovane marocchino, che si trovava all’interno del carro. In seguito all’allarme, i Vigili del Fuoco si sono tempestivamente attivati al fine di aprire la cisterna, dove hanno trovato i sette giovani: tutti maschi e con un’età compresa tra i venti ed i venticinque anni. Le loro condizioni erano discrete; non hanno avuto bisogno di ricevere cure mediche prima di essere trasportati presso il Gabinetto provinciale di Polizia scientifica della Questura di Verona. Queste persone meno fortunate di noi, ricorda l’Avvocato Pitorri, desiderano solo una vita migliore. Affrontano viaggi orribili, nel tentativo di lasciarsi alle spalle le tragedie che vivono, per il solo fatto di trovarsi in paesi diversi dal nostro, dove la disperazione, la violenza e la miseria sono ovunque. Auspicano nella concessione di asilo politico, protezione internazionale, o assistenza umanitaria. Chiedono tutela per i minori, sostegno a chi ha subito abusi e malvagità, sperando di raccogliere l’aiuto da parte di coloro che hanno lo spirito rivolto verso i valori della condivisione e della responsabilità, della solidarietà e della collaborazione. Ci rammenta l’Avvocato Pitorri che molti giovani migranti e rifugiati che hanno compiuto il viaggio verso l’Europa, sono malauguratamente stati vittime di violenze e soprusi, rapimenti, pestaggi o torture, in mano a gruppi armati. E, spesso, a farne le spese sono i giovani. Ad oggi, fa emergere l’Avvocato Pitorri, sebbene vi siano stati sforzi da parte del Governo italiano per aiutare queste persone, specie negli ultimi due anni, il sistema, purtroppo, risulta ancora altamente frammentato. Persistono, cioè, enormi disparità nell’accesso ai servizi di cura, con il rischio che i più vulnerabili rimangano invisibili. Sussistono non poche difficoltà nell’accesso alle informazioni utili per il percorso in Italia. È necessario, quindi, porre rimedio al più presto a tutto ciò, cambiando davvero le cose per queste persone.Una notizia riportata dai media lo scorso mese ha colpito non poco l’attenzione anche dell’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, da sempre attento al tema dei migranti. A Verona cinque afghani, un marocchino e un iraniano sono stati rintracciati dalla polizia ferroviaria all’interno di una cisterna, che trasportava mais in un treno partito dalla Serbia e diretto a Poggio Rusco (Mantova). Le forze dell’ordine, fa presente l’Avvocato Pitorri,  sono intervenute dopo aver ricevuto una telefonata da parte del giovane marocchino, che si trovava all’interno del carro. In seguito all’allarme, i Vigili del Fuoco si sono tempestivamente attivati al fine di aprire la cisterna, dove hanno trovato i sette giovani: tutti maschi e con un’età compresa tra i venti ed i venticinque anni. Le loro condizioni erano discrete;  non  hanno avuto bisogno di ricevere cure mediche prima di essere trasportati presso il Gabinetto provinciale di Polizia scientifica della Questura di Verona. Queste persone meno fortunate di noi, ricorda l’Avvocato Pitorri, desiderano solo una vita migliore. Affrontano viaggi orribili, nel tentativo di lasciarsi alle spalle le tragedie che vivono, per il solo fatto di trovarsi in paesi diversi dal nostro, dove la disperazione, la violenza e la miseria sono ovunque. Auspicano nella concessione di asilo politico,  protezione internazionale, o assistenza umanitaria. Chiedono tutela per i minori, sostegno a chi ha subito abusi e malvagità, sperando di raccogliere l’aiuto da parte di coloro che hanno lo spirito rivolto verso i valori della condivisione e della responsabilità, della solidarietà e della collaborazione. Ci rammenta l’Avvocato Pitorri che molti giovani migranti e rifugiati che hanno compiuto il viaggio verso l’Europa, sono malauguratamente stati vittime di violenze e soprusi, rapimenti, pestaggi o torture, in mano a gruppi armati. E, spesso, a farne le spese sono i giovani. Ad oggi, fa emergere l’Avvocato Pitorri, sebbene vi siano stati sforzi da parte del Governo italiano per aiutare queste persone, specie negli ultimi due anni, il sistema, purtroppo, risulta ancora altamente frammentato. Persistono, cioè, enormi disparità nell’accesso ai servizi di cura, con il rischio che i più vulnerabili rimangano invisibili. Sussistono non poche difficoltà nell’accesso alle informazioni utili per il percorso in Italia. E’ necessario, quindi, porre rimedio al più presto a tutto ciò, cambiando davvero le cose per queste persone.Una notizia riportata dai media lo scorso mese ha colpito non poco l’attenzione anche dell’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, da sempre attento al tema dei migranti. A Verona cinque afghani, un marocchino e un iraniano sono stati rintracciati dalla polizia ferroviaria all’interno di una cisterna, che trasportava mais in un treno partito dalla Serbia e diretto a Poggio Rusco (Mantova). Le forze dell’ordine, fa presente l’Avvocato Pitorri, sono intervenute dopo aver ricevuto una telefonata da parte del giovane marocchino, che si trovava all’interno del carro. In seguito all’allarme, i Vigili del Fuoco si sono tempestivamente attivati al fine di aprire la cisterna, dove hanno trovato i sette giovani: tutti maschi e con un’età compresa tra i venti ed i venticinque anni. Le loro condizioni erano discrete; non hanno avuto bisogno di ricevere cure mediche prima di essere trasportati presso il Gabinetto provinciale di Polizia scientifica della Questura di Verona. Queste persone meno fortunate di noi, ricorda l’Avvocato Pitorri, desiderano solo una vita migliore. Affrontano viaggi orribili, nel tentativo di lasciarsi alle spalle le tragedie che vivono, per il solo fatto di trovarsi in paesi diversi dal nostro, dove la disperazione, la violenza e la miseria sono ovunque. Auspicano nella concessione di asilo politico, protezione internazionale, o assistenza umanitaria. Chiedono tutela per i minori, sostegno a chi ha subito abusi e malvagità, sperando di raccogliere l’aiuto da parte di coloro che hanno lo spirito rivolto verso i valori della condivisione e della responsabilità, della solidarietà e della collaborazione. Ci rammenta l’Avvocato Pitorri che molti giovani migranti e rifugiati che hanno compiuto il viaggio verso l’Europa, sono malauguratamente stati vittime di violenze e soprusi, rapimenti, pestaggi o torture, in mano a gruppi armati. E, spesso, a farne le spese sono i giovani. Ad oggi, fa emergere l’Avvocato Pitorri, sebbene vi siano stati sforzi da parte del Governo italiano per aiutare queste persone, specie negli ultimi due anni, il sistema, purtroppo, risulta ancora altamente frammentato. Persistono, cioè, enormi disparità nell’accesso ai servizi di cura, con il rischio che i più vulnerabili rimangano invisibili. Sussistono non poche difficoltà nell’accesso alle informazioni utili per il percorso in Italia. È necessario, quindi, porre rimedio al più presto a tutto ciò, cambiando davvero le cose per queste persone.

Avvocato Iacopo Maria Pitorri

L’Avvocato Pitorri Parla Di Migranti E Dello Strumento Per Monitorare L’assistenza Sanitaria

Lo scorso maggio, fa presente l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, la Società italiana di medicina delle migrazioni (SIMM), ha pubblicato la “Scheda di segnalazione per i casi di mancata fruizione di servizi/prestazioni sanitari”. L’Avvocato Pitorri fa emergere l’importanza di un tale strumento, atto a monitorare l’aspetto della sanità, a favore dei migranti che si trovano in Italia. Questo utilissimo mezzo è stato ideato e creato, rappresenta l’Avvocato Pitorri, ad opera del Tavolo immigrazione e salute (TIS). Il suo obiettivo è quello di raccogliere, in modo documentato e uniforme, le segnalazioni di mancato adempimento (oppure difforme applicazione) della normativa sanitaria in vigore sui diritti assistenziali dei migranti presenti sul territorio nazionale. Oltre ciò, altro scopo di grande rilievo, specifica l’Avvocato Pitorri, è quello di individuare la esistenza di eventuali barriere che ostacolino l’accesso alla sanità pubblica. Il documento in questione, svolgendo la funzione di controllo in merito all’accesso al Servizio sanitario nazionale, mira a garantire, innanzitutto, un’azione di promozione e pubblicità (in favore delle comunità straniere) verso le istituzioni sanitarie regionali e locali, attraverso una capacità di segnalazione; poi a favorire il confronto con le istituzioni sanitarie locali attivando, qualora richiesto e possibile, interventi di sostegno individuale sui singoli casi segnalati. La scheda, spiega l’Avvocato Pitorri, può essere compilata online direttamente dall’utente straniero che ha incontrato di persona una criticità o barriera nell’accesso ai servizi, o da qualcuno a cui è stata riferita. Chi compila il documento, ovviamente, nel pieno rispetto della privacy, può richiedere che i suoi dati non vengano riferiti al di fuori del Consiglio di presidenza della Società SIMM, nonché del GRIS (Gruppo di Coordinamento dei Gruppi Immigrazione e Salute) in cui è avvenuto il caso segnalato. 

I dati risultanti dalle schede inviate vengono anche elaborati in report periodici per essere utilizzati per eventi di sensibilizzazione pubblica, ovvero attività di formazione e aggiornamento degli operatori sanitari dei servizi pubblici territoriali.

Avvocato Iacopo Maria Pitorri

L’Avvocato Pitorri racconta dei sostenitori delle navi ONG

L’Avvocato Iacopo Maria Pitorri fa presente che, dietro la flotta delle navi ONG, vi sono dei veri e propri pilastri dell’accoglienza, che, incessantemente, continuano a far sbarcare migranti in Italia. Più specificamente, rileva l’Avvocato Pitorri, va considerato che nel 2017 il Mediterraneo centrale è stato attraversato da dodici navi “umanitarie”, che hanno contribuito all’arrivo di ben centosettantamila migranti l’anno. Oggi sono solo quattro, comprese due, al momento sotto sequestro nel porto di Licata. Da gennaio di quest’anno, coloro che si battono per l’accoglienza hanno stretto un patto chiamato “United4Med”. Quest’alleanza, ovviamente, chiarisce l’Avvocato Pitorri, favorisce la unione delle ONG (Organizzazioni non governative) superstiti e, quindi, delle loro navi. Si tratta di Mare Jonio di Mediterranea, la spagnola Open Arms e i tedeschi di Sea Watch 3, l’ultima a venire sequestrata. Il 15 maggio scorso, invero, ha recuperato sessantacinque migranti al largo della Libia. Il gommone con a bordo i migranti (poi imbarcati, appunto,sulla nave dell’ONG tedesca) è stato individuato dal Colibrì, un piccolo aereo di ricognizione dei Pilotes volontaires francesi. Generalmente fa base a Malta, ma quella mattina è decollato da Lampedusa.

Specifica l’Avvocato Pitorri che Colibrì, con Moonbird, sono i due aerei delle ONG che sorvolano il mare sponsorizzati dai tedeschi di Sea Watch. Un’operazione che comporta, però, un dispendio di denaro: per il 2018 la cifra stanziata ha sfiorato i duecentomila euro. Ogni decollo di Moonbird, un Cirrus SR22 monomotore, prevede un esborso di duemilaottocento euro. Così come è indicato nel bilancio dell’organizzazione non governativa, la spesa “è sostenuta in modo significativo dalla Chiesa evangelica in Germania”. Gli sponsor dell’accoglienza tedeschi sono tutti personaggi di spicco, testimonial e finanziatori di Sea Watch. La più influente, come sostenitrice, è Barbara Lochbihler, europarlamentare dal 2009 ed ex responsabile di Amnesty International in Germania. Grazie a questi personaggi, famosissimi, l’ONG tedesca ha raccolto 1.797.388 euro nel 2018 spendendo il cinquantacinque per cento per Sea Watch 3, la nave sotto sequestro, alla volta dell’Italia.

Fino al 22 maggio, l’unico natante con fini “umanitari” di fronte a Tripoli, in funzione civetta per i migranti, è stato il piccolo veliero Yosefa, con bandiera tedesca della ONG Resqship.

In Italia, a favorire l’accoglienza sono l’Arci e la Banca etica. La prima fa campagna per raccogliere il “cinque per mille” a favore di Mediterranea. La Banca etica, nonostante le critiche di diversi correntisti, ha permesso l’acquisto della nave con una linea di credito di quasi mezzo milione di euro.

Anche gli armatori di Mare Jonio che gode della solidarietà dell’Italia, ricorda l’Avvocato Pitorri, sono personaggi di grande rilievo. Della flotta non governativa ancora in azione fa parte l’ONG spagnola Proactiva Open Arms, con una nave omonima, che il 18 marzo scorso è stata bloccata nel porto di Pozzallo, per via dello sbarco di duecentodiciotto migranti raccolti davanti alla Libia. Il Gip di Ragusa ha disposto il via libera riconoscendo «lo stato di necessità» del salvataggio. L’ONG è stata fondata nel 2015 da due bagnini catalani che, per iniziare, ha ottenuto una ingente donazione da una compagnia marittima spagnola.
Grazie alla flotta delle ONG, le navi mercantili hanno perso molti meno soldi per l’obbligo di soccorrere i migranti alla deriva. Fondi sono arrivati anche dall’attore americano Richard Gere e da società calcistiche come il Manchester City. Dopo il dissequestro, Open Arms ha operato nel Mar Egeo, dove arriva ancora qualche profugo siriano o afghano.

Avvocato Iacopo Maria Pitorri

L’Avvocato Pitorri racconta dei cinquemilaseicento euro per il viaggio della speranza

Recentemente, in Puglia, più specificamente in Salento, sulla spiaggia di Torre Colimena, sono stati fermati dai carabinieri dei migranti, su segnalazione di un cittadino, che ha ripreso lo sbarco con un telefono cellulare. Gli stranieri, spiega l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, sono stati dapprima accompagnati al campo sportivo di Avetrana, poi affidati a Frontex (l’Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera, a cui è affidato il funzionamento del sistema di controllo e gestione delle frontiere esterne dello Spazio Schengen e dell’Unione europea). I migranti, fa presente l’Avvocato Pitorri, hanno raccontato di aver pagato ben cinquemilaseicento euro ciascuno, affrontando un lungo, difficile e rischiosissimo viaggio per raggiungere l’Italia, per cercare di trovare un lavoro, per dare concretezza alle loro speranze. Si tratta di settantatré cittadini pakistani, uomini adulti e diciannove minorenni, sbarcati nel nostro Paese la scorsa settimana. Su disposizione della Prefettura, in bus sono stati portati all’Hotspot di Taranto per l’identificazione, per poi venire smistati in centri di accoglienza. Il comandante provinciale dei carabinieri di Taranto ha fornito ai media alcuni dettagli sulle indagini, che hanno portato al fermo di due ucraini per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Si tratta di un trentottenne e di un quarantottenne, che hanno imbarcato i settantatré migranti, partiti da Bodrum (Turchia), a bordo di un natante a vela di circa quattordici metri. L’orribile viaggio è stato affrontato da queste persone, nascoste in una stiva che può contenere al massimo dieci persone. È durato nove giorni. L’imbarcazione è stata individuata alla deriva nel tratto di mare antistante ed è stata sequestrata dalla Sezione Operativa Navale della Guardia di Finanza di Gallipoli (Lecce). I migranti sono stati intercettati dalle pattuglie della Compagnia di Manduria, mentre erano intenti, in piccoli gruppi, a percorrere a piedi la strada provinciale che conduce ad Avetrana, dove la popolazione li ha accolti ed immediatamente accuditi, fornendo loro viveri ed assistenza. 

Avvocato Iacopo Maria Pitorri

L’Avvocato Pitorri racconta dell’arrivo estate e aumento degli sbarchi

Di recente, si sono avuti nuovi sbarchi di migranti nel nostro Paese. L’altro giorno, trentotto migranti su una piccola barca di legno, forse portati fino a poche miglia da Lampedusa da una imbarcazione più grande, sono arrivate sull’isola siciliana. Ancora uno sbarco in quel delle Pelagie, fa sapere l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, da sempre attento alle tematiche legate ai migranti. Stavolta la piccola imbarcazione è giunta direttamente dalla Libia, con a bordo venti uomini, diciassette donne e una bambina. Alcuni di loro disidratati per la lunga permanenza in mare. I migranti sono provenienti da Costa d’Avorio, Guinea e Tunisia.

Più segnatamente, rileva l’Avvocato Pitorri che il barchino è stato intercettato da un gommone della guardia costiera di Lampedusa a poche miglia dall’isola, ormai in acque italiane. Anche questa volta, pertanto, la Guardia costiera non ha potuto fare altro che prendere a bordo i migranti e portarli a terra, trainando la piccola imbarcazione.

Si tratta dell’ennesimo sbarco autonomo. Sbarchi che, con l’estate ormai alle porte, sono certamente destinati ad aumentare. Basti pensare, fa presente l’Avvocato Pitorri che anche in Calabria (dove ormai gli scafisti ucraini riescono a portare in Italia almeno una barca a vela a settimana), l’altro giorno sono stati intercettati dei migranti, portati poi a terra dalle motovedette italiane. Due unità navali della Guardia di finanza, una del Roan di Vibo Valentia, una del Gruppo Aeronavale di Taranto, sono intervenute al largo di Isola Capo Rizzuto. per soccorrere un monoalbero di una quindicina di metri, con a bordo un gruppo di cinquantatré migranti, di nazionalità pachistana, tra cui dieci minori.

Sono state anche arrestate due persone, di nazionalità ucraina, identificate come scafisti.

L’Avvocato Pitorri, nell’osservare le nazionalità dei migranti che sono riusciti a sbarcare in Italia nel 2019,  fa presente  che esistono due rotte da  cui si riesce ad arrivare : quella dalla Tunisia su Lampedusa (tant’è vero che i  tunisini sono i più numerosi: 398 su 1878);  quella dalla Turchia verso la Calabria, sulla quale viaggiano soprattutto pakistani, che sono, invero, al secondo posto tra le nazionalità d’arrivo con 306 migranti.

Nella notte tra il 9 e il 10 giugno sono arrivati a Lampedusa quindici migranti, tra cui alcuni eritrei. Poco prima delle due di notte i migranti, giunti autonomamente a bordo di una barchetta in legno, sono stati trainati in porto da un mezzo della Guardia costiera.

In tutto ciò,  fa presente l’Avvocato Pitorri, dopo tre settimane senza nessuna nave umanitaria in zona, la Sea Watch è salpata dal porto di Licata per tornare nelle acque della Sar (Search and Rescue) libica.

Avvocato Iacopo Maria Pitorri

L’Avvocato Pitorri spiega l’occupazione amministrativa sine titolo

L’Avvocato Iacopo Maria Pitorri ricorda che la nostra Carta Costituzionale, all’art. 42, enuncia la disposizione principale, che è alla base del sistema espropriativo. Più segnatamente, al terzo comma, è specificato che, nei casi previsti dalla legge, la proprietà privata può essere espropriata per motivi d’interesse generale e salvo indennizzo. Attualmente il quando normativo dell’espropriazione per pubblica utilità, evidenzia l’Avvocato Pitorri, è regolato dal D.P.R. 8 giugno 2001, n. 327. Si tratta di un testo unico innovativo, che è stato oggetto di numerosi interventi di riforma, in considerazione di non poche sentenze della Corte Costituzionale.

Nel procedimento di espropriazione i soggetti attivi sono l’espropriando, che s’identifica nel proprietario che subisce l’ablazione, l’autorità procedente, che avvia il procedimento di esproprio (al fine di realizzare un’opera pubblica o di pubblica utilità) e il beneficiario dell’espropriazione. Quest’ultimo non necessariamente è un soggetto pubblico, posto che può anche trattarsi di un privato. L’oggetto dell’espropriazione può riguardare beni immobili o diritti relativi ad immobili.

Il privato deve avere immediata conoscenza della procedura espropriativa avviata dall’autorità procedente, già da quando appone il vincolo preordinato all’esproprio che instaura il legame fra la pianificazione urbanistica e il potere ablatorio esercitabile sul bene. Anche al procedimento espropriativo risulta, invero, applicabile la disciplina di cui all’ art 7 e seguenti della legge 241/90, in tema di partecipazione procedimentale. Ne deriva, dunque, un obbligo di comunicazione di avvio del procedimento della dichiarazione di pubblica utilità agli interessati, che potranno interloquire, con osservazioni, anche nella fase di determinazione dell’indennità.

Negli ultimi anni, la pubblica amministrazione ha cominciato a porre in essere una specifica condotta: pur in mancanza del rituale decreto di esproprio, si è appropriata spesso del suolo del privato, trasformandolo irreversibilmente in un’opera pubblica. L’accessione invertita ha permesso, in molti casi, al soggetto pubblico di divenire proprietario del suolo. Si tratta della cosiddetta “occupazione appropriativa”. Secondo la giurisprudenza, ovviamente, l’opera realizzata è il frutto di un fatto illecito che determina la responsabilità extracontrattuale della p.a. ma, allo stesso tempo, rappresenta un titolo idoneo per l’acquisto, a titolo originario, del bene. La giurisprudenza chiarisce che affinché la fattispecie acquisitiva possa realizzarsi, in capo al soggetto pubblico occorre, in ogni caso, una valida ed efficace dichiarazione di pubblica utilità dell’opera. Nel momento in cui, pertanto, l’acquisizione sia avvenuta in assenza del decreto espropriativo, sorge l’obbligo per la p.a. di risarcire il danno nella misura integrale del valore del bene (soggetto al termine prescrizionale di cinque anni).

Per specificare i lineamenti della occupazione appropriativa, si è mossa la Suprema Corte, a Sezioni Unite, che ne ha specificato le caratteristiche, sostenendo che debba essere connotata dalla trasformazione irreversibile del fondo ad un’opera pubblica, strutturalmente nuova ma illecita, per l’assenza del titolo formale. Soltanto con la dichiarazione di pubblica utilità si segnerà il formale acquisto del soggetto pubblico che comporterà la perdita dell’originaria fisionomia del fondo occupato. Ciò, chiarisce l’Avvocato Pitorri, ha sollevato diversi dubbi. Il richiamo alla normativa civilistica dell’accessione invertita, regolato da disposizioni eccezionali, infatti, è utilizzato per l’acquisto della proprietà privata, estranea da interventi pubblicistici. L’istituto in esame, inoltre, sembrerebbe registrare una violazione dell’art 42 della Costituzione, che consente il fenomeno ablatorio nei soli casi previsti dalla legge. Oltre ciò, una pronuncia della Corte di Strasburgo ha stabilito che l’occupazione appropriativa resta un fatto illecito.

Considerando la tutela del proprietario illegittimamente espropriato, si sono sollevate non poche perplessità per quantificare, in concreto, il danno da risarcire nei confronti di quest’ultimo. In particolare, le indennità riconosciute dai giudici nazionali sono state ritenute insufficienti dalla Corte Europea per le vittime di un’espropriazione di pubblica utilità. Il successivo intervento della Corte Costituzionale ha confermato il contrasto della disciplina con l’art 117 Cost., relativamente alla violazione dell’art 1 del Protocollo Cedu. In particolare, la Corte ha precisato che il danno provocato dall’occupazione appropriativa debba essere commisurato all’effettivo pregiudizio subito dal privato, illegittimamente espropriato, che s’identifica con un ristoro pari al valore venale del bene.

Alla luce di tali pronunce il legislatore ha riformulato l’art 55 del T.u. sull’Espropriazione, prevedendo il risarcimento del danno per il privato nella misura pari al valore venale del bene, nei casi di occupazione appropriativa di suoli edificabili alla data del 1996.

La disposizione riformulata, tuttavia, presenta degli aspetti controversi. Il valore venale del bene, infatti, copre solo la perdita della proprietà ma non anche quanto sofferto per la privazione illecita anteriore. Inoltre, sottolinea l’Avvocato Pitorri, il valore venale del bene non può essere uguale per tutti, posto che per alcuni soggetti il valore soggettivo del patrimonio occupato può superare quello di mercato.

Avvocato Iacopo Maria Pitorri