Libia: liberati i migranti del centro profughi bombardato
Gennaio 29, 2020
Il governo del premier Fayez al-Sarraj ha, di recente, liberato trecentocinquanta migranti, che erano rinchiusi nel centro di detenzione di Tajoura, quello colpito da un raid dell’aviazione del generale Khalifa Haftar, causando ben cinquantatré morti.
La liberazione dei sopravvissuti, fa presente l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, è stata segnalata da un tweet della sezione libica dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), con il seguente commento “Ringraziamo il ministero dell’Interno libico per il rilascio odierno dei rifugiati e migranti dal centro di detenzione di Tajoura. Trecentocinquanta persone erano ancora a rischio a Tajoura e ora sono libere. L’Unhcr fornirà assistenza”.
Tripoli, quindi, ha chiuso il centro di Tajura bombardato da Haftar. I migranti (che, nelle ultime ore, avevano addirittura intrapreso lo sciopero della fame) sono stati liberati e contestualmente espulsi dal territorio libico. Ora, però, sono senza un posto dove andare e, di fatto, potrebbero anche decidere di intraprendere la traversata verso l’Italia, con l’aiuto degli scafisti. Hanno, infatti, lanciato un appello, subito dopo aver lasciato Tajura: “Siamo stati scacciati dal campo di Tajura sia dalle autorità libiche che dai funzionari delle Nazioni Unite. Per favore chiamate i media, filmateci e ascoltate il nostro appello: non abbiamo da mangiare e non sappiamo dove andare”.
I migranti detenuti dentro e fuori Tripoli sono circa tremila. L’UNCHR ha stimato la presenza di almeno cinquemila migranti nei centri di detenzione, in Libia. Il governo di Serraj, infatti, dopo il bombardamento da parte delle milizie di Haftar, fa presente l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, ha annunciato, di voler liberare tutti i migranti trattenuti nei centri di detenzione per “garantire la loro incolumità”. Ma, una volta liberati, i migranti, provenienti da diversi Paesi dell’Africa sub sahariana, non hanno un posto dove andare e dunque è molto probabile che possano nuovamente tentare una traversata dalla Libia verso l’Italia.
Avvocato Iacopo Maria Pitorri