L’isola di Lampedusa
Aprile 18, 2019
Lampedusa è la più estesa dell’arcipelago delle Pelagie, nel mar Mediterraneo, e fa parte della provincia di Agrigento. È conosciuta per le spiagge, tra cui la Spiaggia dei Conigli, con acque poco profonde ed una vigorosa vita marina. Sulla costa meridionale, si affaccia sull’Area Marina Protetta Isole Pelagie, luogo di deposizione delle uova per le tartarughe marine. Ad est, invece, vi è la piccola Cala Greca, che è una spiaggia protetta. I delfini affollano le acque intorno all’isola.
Lampedusa è la più estesa dell’arcipelago delle Pelagie, nel mar Mediterraneo, e fa parte della provincia di Agrigento. È conosciuta per le spiagge, tra cui la Spiaggia dei Conigli, con acque poco profonde ed una vigorosa vita marina. Sulla costa meridionale, si affaccia sull’Area Marina Protetta Isole Pelagie, luogo di deposizione delle uova per le tartarughe marine. Ad est, invece, vi è la piccola Cala Greca, che è una spiaggia protetta. I delfini affollano le acque intorno all’isola.
Lampedusa è un vero paradiso. Per la sua posizione tra le coste nordafricane e il sud d’Europa, tuttavia, l’isola negli ultimi venticinque anni è divenuta una delle principali mete delle rotte dei migranti africani nel Mediterraneo. È stato – da subito – costruito un centro di accoglienza temporanea da ottocento posti, gestito dal Ministero dell’Interno, atto alla identificazione dei migranti e al loro trasferimento. Specie nel periodo estivo migranti e rifugiati, partiti dai porti tunisini e libici vengono soccorsi in mare dalle motovedette della Guardia Costiera e/o della Guardia di Finanza, ovvero dalle navi delle Ong.
Il primo sbarco risale all’ottobre del 1992. Il primo naufragio documentato, con perdita di vite umane, si è verificato il 25 aprile 1996, quando ventuno tunisini sono annegati a causa delle proibitive condizioni meteorologiche. In venti anni l’isola ha visto sbarcare circa quattrocentomila migranti. Si ritiene che almeno quindicimila abbiano perso la vita in mare, nel tentativo di raggiungerla.
Il massimo di afflusso si è raggiunto tra marzo e aprile 2011: seimilacinquecento migranti presenti sull’isola, a fronte di circa seimila residenti.
Si rammenta che l’8 luglio 2013, Papa Francesco ha compiuto a Lampedusa il suo primo viaggio apostolico, sul tema dell’accoglienza dei migranti.
I tragici, drammatici eventi di tutti questi anni hanno visto la popolazione locale impegnata in una catena di solidarietà (solo nel 2011 l’isola ha accolto e sfamato ben undicimila nuovi arrivati), che ha portato l’isola ad essere proposta per il Premio Nobel per la pace. Nel 2012 l’isola di Lampedusa ha ricevuto la medaglia d’oro al valor civile da parte della Regione siciliana. Nel 2015 ha ricevuto, per le sue caratteristiche di “Umanità, Imparzialità, Neutralità, Indipendenza, Volontarietà, Unità, Universalità”, la medaglia d’oro al merito da parte della Croce Rossa Italiana
Nell’estate del 2014 una coppia di coniugi, Christopher e Regina Catrambone, ha lanciato il progetto MOAS (Migrant Offshore Aid Station), un progetto di ricerca e soccorso in mare dei migranti totalmente finanziato da privati e supportato dall’associazione Medici senza frontiere. Durante i sessanta giorni di missione del 2014 il progetto ha assistito e portato in salvo ben tremila persone, mentre nel corso del 2015 il numero di persone assistite è salito a più di sedicimila. Nel dicembre 2015 MOAS ha ricevuto dall’isola di Malta la Medaglia al Servizio per la Repubblica. Nell’ottobre 2015 il Presidente Sergio Mattarella ha conferito l’onorificenza dell’Ordine al merito della Repubblica italiana alla cofondatrice di MOAS, Regina Catrambone.
Nel corso del 2016 gli sbarchi sono proseguiti toccando un picco di 1200 arrivi nella sola giornata del 31 agosto.
Oggi la situazione, è notevolmente cambiata. La presenza di migranti approdati sull’isola, è molto diminuita. E’ bene rammentare che chi arriva a Lampedusa ha scelto di sfidare il mare, affrontando un viaggio pericoloso, per lasciarsi alle spalle dolore e sofferenze, auspicando in una vita migliore. Qui, tra l’isola e le destinazioni dei pochi voli e delle poche navi che la lasciano, è messo a dura prova il governo delle migrazioni nella sua essenza.
Spesso è difficile stabilire se si tratta di clandestini o profughi. Viene quasi da pensare che si tratta di clandestini, posto che nessuno può permettersi di ammettere che anni di violenze e razzismi non siano riusciti a bloccare i movimenti di persone. Sono, invece, profughi, all’occorrenza, quando ciò può servire a recuperare qualche posto presso i centri di accoglienza dei richiedenti asilo politico, magari per allentare la tensione. Tornano ad essere clandestini per essere detenuti in una tendopoli , per poi essere scaricati sul ciglio di una strada con un foglio di via ed un destino da irregolari. Situazione complessa, quindi, quella della meravigliosa isola siciliana.
In tutto ciò, in questi giorni, il Sindaco di Bologna e quelli di Lampedusa e Linosa, partecipando a un incontro sulla protezione internazionale dei rifugiati (organizzato dal Comune e dall’ateneo di Bologna), hanno dato il via ad una iniziativa per invitare i sindaci italiani a costruire canali di immigrazione regolari e aderire al “Global Migration Compact”, patto non vincolante tra i Paesi Onu che l’Italia non ha firmato, per gestire i flussi migratori.
Dalle tre autorità è emerso un concetto di non poco rilievo: quello relativo alla necessità di sviluppare patti di collaborazione tra città, a iniziare da quelle del Mediterraneo, con l’obiettivo di sviluppare rapporti economici, commerciali e culturali. Serve, cioè, concreta integrazione e canali di immigrazione legali, ordinati e sicuri.
Lampedusa è la più estesa dell’arcipelago delle Pelagie, nel mar Mediterraneo, e fa parte della provincia di Agrigento. È conosciuta per le spiagge, tra cui la Spiaggia dei Conigli, con acque poco profonde ed una vigorosa vita marina. Sulla costa meridionale, si affaccia sull’Area Marina Protetta Isole Pelagie, luogo di deposizione delle uova per le tartarughe marine. Ad est, invece, vi è la piccola Cala Greca, che è una spiaggia protetta. I delfini affollano le acque intorno all’isola.
Lampedusa è un vero paradiso. Per la sua posizione tra le coste nordafricane e il sud d’Europa, tuttavia, l’isola negli ultimi venticinque anni è divenuta una delle principali mete delle rotte dei migranti africani nel Mediterraneo. È stato – da subito – costruito un centro di accoglienza temporanea da ottocento posti, gestito dal Ministero dell’Interno, atto alla identificazione dei migranti e al loro trasferimento. Specie nel periodo estivo migranti e rifugiati, partiti dai porti tunisini e libici vengono soccorsi in mare dalle motovedette della Guardia Costiera e/o della Guardia di Finanza, ovvero dalle navi delle Ong.
Il primo sbarco risale all’ottobre del 1992. Il primo naufragio documentato, con perdita di vite umane, si è verificato il 25 aprile 1996, quando ventuno tunisini sono annegati a causa delle proibitive condizioni meteorologiche. In venti anni l’isola ha visto sbarcare circa quattrocentomila migranti. Si ritiene che almeno quindicimila abbiano perso la vita in mare, nel tentativo di raggiungerla.
Il massimo di afflusso si è raggiunto tra marzo e aprile 2011: seimilacinquecento migranti presenti sull’isola, a fronte di circa seimila residenti.
Si rammenta che l’8 luglio 2013, Papa Francesco ha compiuto a Lampedusa il suo primo viaggio apostolico, sul tema dell’accoglienza dei migranti.
I tragici, drammatici eventi di tutti questi anni hanno visto la popolazione locale impegnata in una catena di solidarietà (solo nel 2011 l’isola ha accolto e sfamato ben undicimila nuovi arrivati), che ha portato l’isola ad essere proposta per il Premio Nobel per la pace. Nel 2012 l’isola di Lampedusa ha ricevuto la medaglia d’oro al valor civile da parte della Regione siciliana. Nel 2015 ha ricevuto, per le sue caratteristiche di “Umanità, Imparzialità, Neutralità, Indipendenza, Volontarietà, Unità, Universalità”, la medaglia d’oro al merito da parte della Croce Rossa Italiana
Nell’estate del 2014 una coppia di coniugi, Christopher e Regina Catrambone, ha lanciato il progetto MOAS (Migrant Offshore Aid Station), un progetto di ricerca e soccorso in mare dei migranti totalmente finanziato da privati e supportato dall’associazione Medici senza frontiere. Durante i sessanta giorni di missione del 2014 il progetto ha assistito e portato in salvo ben tremila persone, mentre nel corso del 2015 il numero di persone assistite è salito a più di sedicimila. Nel dicembre 2015 MOAS ha ricevuto dall’isola di Malta la Medaglia al Servizio per la Repubblica. Nell’ottobre 2015 il Presidente Sergio Mattarella ha conferito l’onorificenza dell’Ordine al merito della Repubblica italiana alla cofondatrice di MOAS, Regina Catrambone.
Nel corso del 2016 gli sbarchi sono proseguiti toccando un picco di 1200 arrivi nella sola giornata del 31 agosto.
Oggi la situazione è notevolmente cambiata. La presenza di migranti approdati sull’isola, è molto diminuita. È bene rammentare che chi arriva a Lampedusa ha scelto di sfidare il mare, affrontando un viaggio pericoloso, per lasciarsi alle spalle dolore e sofferenze, auspicando in una vita migliore. Qui, tra l’isola e le destinazioni dei pochi voli e delle poche navi che la lasciano, è messo a dura prova il governo delle migrazioni nella sua essenza.
Spesso è difficile stabilire se si tratta di clandestini o profughi. Viene quasi da pensare che si tratta di clandestini, posto che nessuno può permettersi di ammettere che anni di violenze e razzismi non siano riusciti a bloccare i movimenti di persone. Sono, invece, profughi, all’occorrenza, quando ciò può servire a recuperare qualche posto presso i centri di accoglienza dei richiedenti asilo politico, magari per allentare la tensione. Tornano ad essere clandestini per essere detenuti in una tendopoli, per poi essere scaricati sul ciglio di una strada con un foglio di via ed un destino da irregolari. Situazione complessa, quindi, quella della meravigliosa isola siciliana.
In tutto ciò, in questi giorni, il Sindaco di Bologna e quelli di Lampedusa e Linosa, partecipando a un incontro sulla protezione internazionale dei rifugiati (organizzato dal Comune e dall’ateneo di Bologna), hanno dato il via ad una iniziativa per invitare i sindaci italiani a costruire canali di immigrazione regolari e aderire al “Global Migration Compact”, patto non vincolante tra i Paesi Onu che l’Italia non ha firmato, per gestire i flussi migratori.
Dalle tre autorità è emerso un concetto di non poco rilievo: quello relativo alla necessità di sviluppare patti di collaborazione tra città, a iniziare da quelle del Mediterraneo, con l’obiettivo di sviluppare rapporti economici, commerciali e culturali. Serve, cioè, concreta integrazione e canali di immigrazione legali, ordinati e sicuri.
Avv. Jacopo Maria Pitorri