LA VICENDA GIUDIZIARIA DI CAROLA RACKETE

By redazione

Recentemente, fa presente l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, Carola Rackete, la trentunenne della Bassa Sassonia, la intrepida capitana, che è stata protagonista della vicenda legata alla Sea Watch 3, è stata sentita dal Procuratore aggiunto di Agrigento, nell’ambito del primo fascicolo d’inchiesta aperto a suo carico. I reati contestati alla  Carola Rackete erano quello per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e disobbedienza a nave da guerra.  Quando la capitana tedesca è giunta in tribunale, con i suoi avvocati, ha trovato fuori l’ingresso del Palazzo di Giustizia, la portavoce della Sea Watch, alcuni componenti della ONG tedesca, rappresentanti di associazioni e liberi cittadini, in un sit-in di solidarietà, con uno striscione bianco con sopra scritto, con vernice rossa, “Salvare vite in mare non è reato” (striscione che le forze dell’ordine hanno chiesto di rimuovere).

Ricorda l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri che, nella vicenda, già il giudice per le indagini preliminari aveva evitato di convalidare l’arresto della comandante della Sea Watch 3 (che aveva forzato il blocco, approdando sull’isola di Lampedusa, dopo giorni in mare, facendo sbarcare in Italia i quarantadue migranti, a bordo della stessa), escludendo il reato di resistenza e violenza a nave da guerra e ritenendo che il reato di resistenza a pubblico ufficiale sia stato giustificato da una “scriminante”, legata all’avere agito “all’adempimento di un dovere”, cioè quello di salvare vite umane, in mare. Era, dunque, venuta meno la misura degli arresti domiciliari, decisa dalla procura, che aveva chiesto la convalida della misura restrittiva e il divieto di dimora in provincia di Agrigento. Il gip ha anche sottolineato che la scelta del porto di Lampedusa non sia stata strumentale, ma obbligatoria, posto che i porti della Libia e della Tunisia non sono stati ritenuti porti sicuri. La prefettura, evidenzia l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, aveva, però, firmato il provvedimento di espulsione (che non sarebbe mai potuto essere eseguito fino a quando la donna tedesca non fosse stata nuovamente interrogata dai pubblici ministeri).

La  Carola Rackete, che, ad oggi, non è più il capitano della Sea Watch 3, uscendo dalla Procura, ha dichiarato: “Sono stata molto contenta di avere avuto l’opportunità di spiegare tutti i dettagli del salvataggio del 12 giugno. Spero che la Commissione europea, dopo l’elezione del nuovo Parlamento, faccia il meglio possibile per evitare queste situazioni e che tutti i Paesi accettino le persone salvate dalle flotte di navi civili. Ci sono migliaia di profughi che vanno evacuati da un paese in guerra. Mi aspetto dalla commissione europea che trovi al più presto un accordo per dividere i profughi tra i paesi europei”.

Resta indagata, ma a piede libero. Per lei nessuna espulsione. Quattro ore di interrogatorio per Carola Rackete sono bastate ai magistrati di Agrigento per ottenere la conferma che l’inchiesta non può circoscriversi solo a Sea Watch. “Si è trattato di un incontro sereno, al quale seguiranno tutte le valutazioni del caso” (hanno detto fonti della procura). Carola Rackete  ha risposto a tutte le domande del procuratore aggiunto. I PM adesso, nell’attesa che la Cassazione si pronunci sul ricorso in merito alla mancata convalida dell’arresto, per il secondo procedimento che ipotizza la resistenza a pubblico ufficiale e la resistenza o violenza a nave da guerra, esamineranno il verbale dell’audizione e la documentazione prodotta durante l’interrogatorio dai difensori della capitana.

La coraggiosa capitana, che, per giorni, è stata al centro di molte polemiche, al timone della Sea Watch3, è libera, atteso che  non è stato convalidato alcun arresto.  E se vuole, può tornare nella sua Germania.

                                                                          Avvocato Iacopo Maria Pitorri