Il global compact e l’Italia
Marzo 23, 2019
Il “Global compact for safe, orderly and regular migration”, più semplicemente detto Global compact sull’immigrazione, è un documento sottoscritto da diversi Stati e promosso dalle Nazioni Unite. Prevede la condivisione di alcune linee guida generali sulle politiche migratorie, nel tentativo di dare una risposta coordinata e globale a tale fenomeno.
Il “Global compact for safe, orderly and regular migration”, più semplicemente detto Global compact sull’immigrazione, è un documento sottoscritto da diversi Stati e promosso dalle Nazioni Unite. Prevede la condivisione di alcune linee guida generali sulle politiche migratorie, nel tentativo di dare una risposta coordinata e globale a tale fenomeno.
L’iniziativa è nata a New York, nel settembre del 2016, quando tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite (193 Stati) hanno firmato la cosiddetta Dichiarazione di New York sui migranti e i rifugiati, dando il via a ben due anni di negoziati.
Pur non essendo il documento in questione vincolante (indica, infatti, soltanto la volontà degli stati di seguire alcuni princìpi comuni, ispirati a norme internazionali), diversi governi (tra cui quello italiano) non hanno partecipato al vertice di Marrakech del dicembre scorso, che ha avuto per fondamento l’adesione o meno all’accordo.
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione che fa proprio il Patto globale per una sicura ordinata e regolare migrazione (Global Compact for Migration), con 152 voti a favore, 5 contro, 12 astenuti. L’accordo è stato adottato il 12 dicembre dalla Conferenza Intergovernativa di Marrakech (in Marocco) con il “sì” di 164 paesi. L’Italia, che ha partecipato a tutte le fasi del negoziato nel corso degli ultimi due anni, è stata assente a Marrakech.
Ovviamente il Global compact è stato protagonista in tutto il mondo di una campagna di comunicazione politica estremamente incisiva, posto che alcuni Stati hanno sempre visto (e tuttora vedono) l’accordo come uno strumento volto a favorire una sorta di invasione e immigrazione incontrollata.
Il Global compact, però, null’altro è che una sorta di piattaforma non vincolante, basata sul presupposto che la migrazione fa parte dell’esperienza umana; tra l’altro il suo impatto può essere migliorato, rendendo più efficaci le politiche sull’immigrazione. Tant’è vero che nel preambolo del testo si definisce “cruciale” la cooperazione tra i diversi Stati.
Il Global compact, in buona sostanza, pone le basi per una comprensione comune del fenomeno migratorio, la condivisione delle responsabilità e l’unità degli obiettivi. Le linee guida del documento vertono sulla centralità delle persone, sulla cooperazione internazionale, sul rispetto della sovranità di ogni stato, sul rispetto delle norme internazionali e dei diritti umani, sulle differenze di genere e su i diritti dei minori.
Diversi sono gli obiettivi indicati nell’accordo. Per citarne alcuni: la riduzione delle cause negative e i fattori strutturali che costringono le persone a lasciare il loro paese di origine; fornire informazioni accurate e tempestive lungo tutte le fasi del percorso migratorio; garantire che tutti i migranti abbiano una prova della loro identità e una documentazione idonea; agevolare condizioni di assunzione e tutele giuste ed etiche per assicurare un lavoro decente; salvare vite e stabilire degli sforzi internazionali coordinati per i migranti dispersi; prevenire, combattere ed eliminare il traffico di esseri umani nel contesto della migrazione internazionale; gestire le frontiere in un modo integrato, sicuro e coordinato; migliorare la protezione, l’assistenza e la cooperazione durante il percorso migratorio; consentire ai migranti e alle società di realizzare la piena inclusione e la coesione sociale; eliminare tutte le forme di discriminazione; cooperare per facilitare rimpatri e riammissioni sicuri e dignitosi e un reinserimento sostenibile; rafforzare la cooperazione internazionale e le partnership globali per una migrazione sicura, ordinata e legale.
In ogni caso, va specificato, il Global compact ha soprattutto un valore morale, non vincola a fare nulla, non è un trattato, non può cambiare le leggi internazionali, reclama solo maggiore cooperazione nella gestione delle migrazioni. Il paese che non sottoscrive il documento verosimilmente rischia di rimanere isolato rispetto alla gestione di un evento globale, che riguarda tutti. Eppure la Camera, con soli 112 voti favorevoli ( di contro a 102 contrari e l’astensione di 262 deputati ) ha approvato oggi parti di una mozione che impegna il governo a non sottoscrivere il Global Compact sui rifugiati ed a non contribuire in alcun modo al finanziamento del relativo trust fund (Fondo Fiduciario Europeo di Emergenza per l’Africa, anche chiamato “Trust Fund”, per finanziare con rapidità iniziative per affrontare le cause profonde delle migrazioni irregolari).
A livello europeo, sarebbe riduttivo dire che il Global compact ha diviso l’Europa, posto che sono svariati anni che l’Unione europea è spaccata sulla questione migratoria o, meglio, che ogni Stato membro – con più o meno considerazione per i diritti fondamentali dei migranti – cerca di mantenere come può il controllo delle sue politiche migratorie. In ogni modo, contrariamente a quanto sostenuto dagli avversari del Global compact, vi sono anche coloro che ritengono che l’accordo non favorisce affatto l’immigrazione selvaggia.
Il “Global compact for safe, orderly and regular migration”, più semplicemente detto Global compact sull’immigrazione, è un documento sottoscritto da diversi Stati e promosso dalle Nazioni Unite. Prevede la condivisione di alcune linee guida generali sulle politiche migratorie, nel tentativo di dare una risposta coordinata e globale a tale fenomeno.
L’iniziativa è nata a New York, nel settembre del 2016, quando tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite (193 Stati) hanno firmato la cosiddetta Dichiarazione di New York sui migranti e i rifugiati, dando il via a ben due anni di negoziati.
Pur non essendo il documento in questione vincolante (indica, infatti, soltanto la volontà degli stati di seguire alcuni princìpi comuni, ispirati a norme internazionali), diversi governi (tra cui quello italiano) non hanno partecipato al vertice di Marrakech del dicembre scorso, che ha avuto per fondamento l’adesione o meno all’accordo.
L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato la risoluzione che fa proprio il Patto globale per una sicura ordinata e regolare migrazione (Global Compact for Migration), con 152 voti a favore, 5 contro, 12 astenuti. L’accordo è stato adottato il 12 dicembre dalla Conferenza Intergovernativa di Marrakech (in Marocco) con il “sì” di 164 paesi. L’Italia, che ha partecipato a tutte le fasi del negoziato nel corso degli ultimi due anni, è stata assente a Marrakech.
Ovviamente il Global compact è stato protagonista in tutto il mondo di una campagna di comunicazione politica estremamente incisiva, posto che alcuni Stati hanno sempre visto (e tuttora vedono) l’accordo come uno strumento volto a favorire una sorta di invasione e immigrazione incontrollata.
Il Global compact, però, null’altro è che una sorta di piattaforma non vincolante, basata sul presupposto che la migrazione fa parte dell’esperienza umana; tra l’altro il suo impatto può essere migliorato, rendendo più efficaci le politiche sull’immigrazione. Tant’è vero che nel preambolo del testo si definisce “cruciale” la cooperazione tra i diversi Stati.
Il Global compact, in buona sostanza, pone le basi per una comprensione comune del fenomeno migratorio, la condivisione delle responsabilità e l’unità degli obiettivi. Le linee guida del documento vertono sulla centralità delle persone, sulla cooperazione internazionale, sul rispetto della sovranità di ogni stato, sul rispetto delle norme internazionali e dei diritti umani, sulle differenze di genere e su i diritti dei minori.
Diversi sono gli obiettivi indicati nell’accordo. Per citarne alcuni: la riduzione delle cause negative e i fattori strutturali che costringono le persone a lasciare il loro paese di origine; fornire informazioni accurate e tempestive lungo tutte le fasi del percorso migratorio; garantire che tutti i migranti abbiano una prova della loro identità e una documentazione idonea; agevolare condizioni di assunzione e tutele giuste ed etiche per assicurare un lavoro decente; salvare vite e stabilire degli sforzi internazionali coordinati per i migranti dispersi; prevenire, combattere ed eliminare il traffico di esseri umani nel contesto della migrazione internazionale; gestire le frontiere in un modo integrato, sicuro e coordinato; migliorare la protezione, l’assistenza e la cooperazione durante il percorso migratorio; consentire ai migranti e alle società di realizzare la piena inclusione e la coesione sociale; eliminare tutte le forme di discriminazione; cooperare per facilitare rimpatri e riammissioni sicuri e dignitosi e un reinserimento sostenibile; rafforzare la cooperazione internazionale e le partnership globali per una migrazione sicura, ordinata e legale.
In ogni caso, va specificato, il Global compact ha soprattutto un valore morale, non vincola a fare nulla, non è un trattato, non può cambiare le leggi internazionali, reclama solo maggiore cooperazione nella gestione delle migrazioni. Il paese che non sottoscrive il documento verosimilmente rischia di rimanere isolato rispetto alla gestione di un evento globale, che riguarda tutti. Eppure la Camera, con soli 112 voti favorevoli ( di contro a 102 contrari e l’astensione di 262 deputati ) ha approvato oggi parti di una mozione che impegna il governo a non sottoscrivere il Global Compact sui rifugiati ed a non contribuire in alcun modo al finanziamento del relativo trust fund (Fondo Fiduciario Europeo di Emergenza per l’Africa, anche chiamato “Trust Fund”, per finanziare con rapidità iniziative per affrontare le cause profonde delle migrazioni irregolari).
A livello europeo, sarebbe riduttivo dire che il Global compact ha diviso l’Europa, posto che sono svariati anni che l’Unione europea è spaccata sulla questione migratoria o, meglio, che ogni Stato membro – con più o meno considerazione per i diritti fondamentali dei migranti – cerca di mantenere come può il controllo delle sue politiche migratorie. In ogni modo, contrariamente a quanto sostenuto dagli avversari del Global compact, vi sono anche coloro che ritengono che l’accordo non favorisce affatto l’immigrazione selvaggia.
Avvocato Jacopo Maria Pitorri