Il destino dei migranti rimpatriati
Dicembre 31, 2019
La storia di Dulo Embaló, un ragazzo di 28 anni, che abita a Sintcham El Sucaba, un piccolo villaggio nell’entroterra della Guinea-Bissau (in Africa occidentale), ha colpito non poco l’attenzione dell’Avvocato Iacopo Maria Pitorri.
Dulo ha sempre sognato di arrivare in Italia e di aiutare la sua famiglia. Oggi si trova, invece, nel suo continente, senza lavoro, con una moglie e due figli da mantenere. E’ tornato due anni fa, evidenzia l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, seguendo la procedura del ritorno volontario assistito.
Qualche anno fa, specifica l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, Dulo ha lavorato come venditore ambulante nella capitale Bissau, ma i soldi non sono mai stati abbastanza per vivere dignitosamente. Incontrato, un giorno, un amico, che era stato in Libia, e che aveva guadagnato così tanto da potersi permettere di comprare una casa, Dulo ha deciso di partire. Nel 2014, pertanto, ha abbandonato la sua casa di argilla, con il tetto in lamiera ed iniziato il suo percorso tra le strade sterrate, fino alla frontiera con il Senegal (la prima di tante che ha, poi, oltrepassato).
Il giovane ha sempre creduto, rappresenta l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, di poter viaggiare con i documenti in regola ed i soldi messi da parte. E’ riuscito a pagare, una cifra considerevole di franchi guineani per la carta di identità ed il passaporto. Non avendo più soldi per pagare il biglietto aereo, e soprattutto il visto, il documento più difficile da ottenere, il giovane si è, poi, arreso, decidendo di viaggiare, come tanti, senza permessi, prima in macchina fino alla costa libica, poi in barca, verso il nostro Belpaese.
E’ assurdo, tuttavia, pensare, fa presente l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, che il viaggio irregolare di Dulo, gli sia costato molto più di un normale volo aereo. Poiché, però, i visti concessi sono pochi, a causa delle regolamentazioni dei Paesi europei che hanno bloccato gli ingressi, queste persone non hanno scelta. Il flusso segue quasi sempre la stessa rotta: dalla Guinea-Bissau al Senegal, poi il Mali, il Burkina-Faso, il Niger e infine la Libia.
Il giovane migrante, in un mese di viaggio, è passato, di mano in mano, a diversi trafficanti, facendo molte tappe, con la paura che gli potevano rubare tutto e col rischio di venire rapito e usato per chiedere un riscatto alla famiglia.
Uno dei ricordi più drammatici di Dulo riguarda una difficilissima traversata del deserto, in cui il viaggio (in genere, della durata di quattro giorni), è stato di sei giorni , posto che giunti in trenta in Libia, sono stati avvistati da alcuni banditi. A quel punto, l’autista ha dovuto fare un giro più lungo per non farsi raggiungere. Tra i migranti, nel retro del pick up, durante il viaggio, qualcuno è caduto, ma la macchina non si è fermata, lasciandoli in mezzo al niente.
Rappresenta l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, che, una volta arrivato, finalmente, in Libia, Dulo ha iniziato a lavorare come fabbro per pagarsi il passaggio in barca per attraversare il Mediterraneo. Per tre volte si è imbarcato e per tre volte l’imbarcazione è stata, purtroppo, bloccata dalla guardia costiera libica. E’ stato rinchiuso nei centri di detenzione. Specifica l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri che per due volte il giovane è riuscito a scappare. Disperato, si è, poi, spostato in Algeria, ma anche lì lo hanno arrestato e trasferito in Niger. Ha spesso pensato di aver completamente fallito. È in quel momento, prosegue l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, che Dulo ha incontrato lo staff dell’Organizzazione Internazionale per le migrazioni (OIM), che gli ha proposto di rientrare in Guinea-Bissau seguendo la procedura del ritorno volontario assistito. Atteso che la famiglia lo ha chiamato spesso, per sollecitarlo a rientrare, conscio che, verosimilmente, non sarebbe mai arrivato in Italia, ha accettato l’offerta rivoltagli.
Spiega l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri che i ritorni volontari assistiti sono una pratica sempre più sostenuta dall’Unione europea e dai paesi membri, tra cui l’Italia, per rimpatriare i migranti irregolari, con l’obiettivo di alleggerire la cosiddetta “pressione migratoria”. Il progetto più ambizioso è stato finanziato dallo European Union Trust Fund, fondo fiduciario dell’Unione europea per l’Africa, e affida la gestione dei rimpatri volontari all’OIM, per un investimento totale di circa centoquaranta milioni di euro, di cui ventidue provenienti dal nostro Paese. In alternativa, esiste l’accompagnamento coatto dei migranti irregolari nel Paese d’origine, procedura che però è sempre meno praticabile, per via degli alti costi. Per ogni rimpatriato devono essere impiegati almeno due agenti di sicurezza e si usano voli commerciali o voli charter ad hoc, con una spesa che può arrivare anche ad ottomila euro per persona.
La responsabile dell’OIM, in Guinea-Bissau, ha più volte ribadito che il fatto che i ritorni volontari siano cresciuti non significa che i flussi migratori siano in aumento, tutt’altro. A chi rientra in Guinea-Bissau, con la procedura di ritorno volontario assistito, OIM versa circa cento euro per affrontare le spese iniziali e fornisce assistenza medica e psicosociale. Non bisogna, infatti, omettere di ricordare, fa presente l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, che molti migranti sono stati rinchiusi nei centri di detenzione in Libia, o in Algeria; la maggior parte sono stati vittime di sfruttamento o torture, sono sopravvissuti al deserto e hanno visto i loro compagni morire. Ciò significa che i traumi subiti portano queste persone ad avere problemi di depressione o disturbi psicologici molto seri.
OIM attua, quindi, un programma di reintegrazione dei migranti, supportandoli nell’avvio di piccole attività imprenditoriali. OIM è arrivata in Guinea-Bissau da poco tempo ed ha già molto lavoro da fare. Basti pensare che su un totale di cinquecentoventi ritorni volontari assistiti effettuati nel Paese da maggio 2017, ad oggi solo centotrentacinque persone hanno un progetto avviato, mentre gli altri stanno ancora aspettando una risposta.
L’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, in tutto ciò, rammenta che laddove l’OIM non riesce a giungere, arrivano le ONG. Oggi molti fondi della cooperazione internazionale vengono destinati proprio a progetti di aiuto e supporto ai migranti di ritorno, oltre che ad attività di sensibilizzazione riguardo ai rischi della migrazione irregolare.
Nel nostro paese, l’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (AICS), l’anno scorso ha lanciato un bando di emergenza “per mitigare le cause profonde della migrazione”, con un finanziamento di più di due milioni e mezzo di euro.
Avvocato Iacopo Maria Pitorri