I paesi membri dell’unione europea

I paesi membri dell’unione europea

By redazione

L’Unione Europea è un’organizzazione internazionale politica ed economica, che ha 28 paesi membri indipendenti e democratici, atta a garantire la libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali all’interno del suo territorio. Tramite un mercato europeo comune, e la cittadinanza dell’Unione europea, l’UE promuove la pace ed il benessere dei suoi popoli, lotta contro la discriminazione, favorisce il progresso scientifico e tecnologico, oltre a mirare alla stabilità politica, alla crescita economica e alla coesione sociale e territoriale tra gli stati membri.

L’Unione europea è un’organizzazione internazionale politica ed economica, che ha 28 paesi membri indipendenti e democratici, atta a garantire la libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali all’interno del suo territorio. Tramite un mercato europeo comune, e la cittadinanza dell’Unione europea, l’UE promuove la pace ed il benessere dei suoi popoli, lotta contro la discriminazione, favorisce il progresso scientifico e tecnologico, oltre a mirare alla stabilità politica, alla crescita economica e alla coesione sociale e territoriale tra gli stati membri.

E’ sorta proprio per creare un’unione economica e politica tra gli Stati che ne entrano a far parte. Anche per questo, le politiche di unione economica e monetaria dell’Unione europea hanno portato – nel 2002 – all’introduzione di una moneta unica, l’euro, attualmente adottato da 19 stati dell’Unione, che formano la cosiddetta eurozona, con una politica monetaria comune regolata dalla Banca centrale europea (BCE).

Dei 28, solo 19 hanno adottato la moneta europea, mentre gli altri, a eccezione di Regno Unito e Danimarca che dispongono di particolari clausole di non partecipazione, si sono impegnati a entrare nell’area euro non appena ottenuti i requisiti “di convergenza”.

Il Regno Unito che – a meno di future modifiche degli accordi – sarà ufficialmente fuori a partire dal 1 gennaio 2023 (cd “Brexit”).

Dal 1958, dalla nascita, cioè, della Comunità economica europea (CEE), ad oggi, l’Unione Europea ha cambiato il suo assetto e allargato il proprio territorio. Dapprima, invero, sei Paesi euro avevano deciso di cooperare, in particolare in ambito economico, creando la CEE. Il 25 marzo 1957, Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi, firmando il Trattato di Roma che aveva dato luogo, a partire dall’1 gennaio dell’anno successivo, alla Comunità economica europea. Nel corso degli anni, l’organizzazione si era andata ampliando ad altri Stati, allargando  il campo delle sue competenze anche all’ambito politico fino a modificare il nome in Unione europea, con il Trattato di Maastricht nel 1993, e ad introdurre la moneta unica nel 1999.  Alla data del 1 gennaio 1999, dell’Ue,  facevano parte 15 Paesi, di cui 11 avevano convertito la propria moneta nazionale in quella europea. Soltanto il 3 maggio 2002 l’euro era diventata la valuta ufficiale dei Paesi dell’Unione monetaria europea.

Tra il 1958 e il 1995 erano entrati a far parte dell’Ue altri 9 Paesi: Danimarca, Regno Unito e Irlanda nel 1973, la Grecia nel 1981, Portogallo e Spagna nel 1986, Austria, Finlandia e Svezia nel 1995. Per questo motivo, nel 1999, al sorgere della moneta unica, la Comunità europea da 6 era passata già a 15 Stati membri. Nel 2004, poi, il territorio dell’Unione si era nuovamente esteso ad altri 10 Stati: Repubblica Ceca, Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Ungheria. Fino ad introdurre nel 2007 altre due nazioni, Bulgaria e Romania, e nel 2013, la Croazia, con la quale l’attuale Ue ha raggiunto il numero di 28 Paesi membri.

Come sopra accennato, ad eccezione di Danimarca e Regno Unito, che dispongono di clausole di non partecipazione, chiamate opt-out ovvero “rinuncia” o “deroga”, stabilite con appositi protocolli attraverso i quali un Paese concorda di non partecipare a una parte della legislazione o dei trattati dell’Unione europea, salvo poter decidere di aderire in futuro, tutti gli Stati membri, oggi, sono tenuti ad adottare la moneta comune ed entrare a far parte dell’area dell’euro una volta soddisfatti i criteri di “convergenza”, ossia condizioni economiche e giuridiche che sono state concordate nel Trattato di Maastricht.

Attualmente, la Svezia è ancora fuori dall’Eurozona, insieme ad alcuni Stati membri che hanno aderito all’Unione dopo l’introduzione dell’euro nel 2002. Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Romania e Svezia si sono infatti impegnate a entrare a far parte dell’area euro non appena ricoreranno i criteri di ammissione. Per il momento, sono considerati Stati membri con una “deroga”.

L’Eurozona si distingue infatti dalle altre aree dell’Ue per la sua gestione economica. Dalla Commissione europea sappiamo che la politica monetaria nella zona euro è di competenza dell’Eurosistema, un organismo indipendente composto dalla Banca centrale europea (Bce), con sede a Francoforte, in Germania, e dalle banche centrali nazionali degli Stati membri dell’Eurozona. La Bce definisce la sua politica monetaria attraverso il Consiglio direttivo e con l’obiettivo principale di mantenere la stabilità dei prezzi. I governi nazionali, anche se mantengono la competenza della propria politica economica, debbono necessariamente provvedere a coordinarla affinché siano rispettati gli obiettivi comuni di stabilità, crescita e occupazione. Il coordinamento viene realizzato attraverso una serie di strutture e strumenti. Un esempio consiste nel patto di stabilità che prevede regole concordate per la disciplina di bilancio, come i limiti del disavanzo e del debito nazionale che, se non rispettati, possono portare a sanzioni anche di tipo finanziario. L’attuazione della gestione economica dell’Ue è organizzata ogni anno in un doppio ciclo chiamato “semestre europeo”.

Le decisioni più importanti dell’Unione europea, invece, vengono prese attraverso tre principali istituzioni: il Parlamento europeo, che rappresenta i cittadini e viene eletto direttamente da questi, la Commissione europea, che delinea gli interessi dell’Europa e i cui membri sono nominati dai governi nazionali, e il Consiglio dell’Ue, che stabilisce le priorità generali dell’Unione e rappresenta i governi dei singoli Stati membri. A queste si aggiungono, poi, la Corte di Giustizia, che fa rispettare il diritto europeo e la Corte dei conti che verifica il finanziamento dell’attività dell’Ue.

Uno dei maggiori risultati raggiunti dall’Unione europea è la realizzazione dello “spazio Schengen”,  vale a dire di un’area senza frontiere interne nella quale i cittadini Ue, molti cittadini di Paesi terzi, chi viaggia per affari o turismo possono circolare liberamente senza essere sottoposti ai controlli di frontiera. Attualmente lo spazio Schengen comprende quasi tutti i Paesi dell’Unione, fatta eccezione per Irlanda, Regno Unito, Cipro, Bulgaria, Romania e Croazia, e alcuni stati associati non Ue quali Islanda, Lichtenstein, Norvegia e Svizzera.

L’Unione Europea è un’organizzazione internazionale politica ed economica, che ha 28 paesi membri indipendenti e democratici, atta a garantire la libera circolazione di persone, merci, servizi e capitali all’interno del suo territorio. Tramite un mercato europeo comune, e la cittadinanza dell’Unione europea, l’UE promuove la pace ed il benessere dei suoi popoli, lotta contro la discriminazione, favorisce il progresso scientifico e tecnologico, oltre a mirare alla stabilità politica, alla crescita economica e alla coesione sociale e territoriale tra gli stati membri.

È sorta proprio per creare un’unione economica e politica tra gli Stati che ne entrano a far parte. Anche per questo, le politiche di unione economica e monetaria dell’Unione europea hanno portato – nel 2002 – all’introduzione di una moneta unica, l’euro, attualmente adottato da 19 stati dell’Unione, che formano la cosiddetta eurozona, con una politica monetaria comune regolata dalla Banca centrale europea (BCE).

Dei 28, solo 19 hanno adottato la moneta europea, mentre gli altri, a eccezione di Regno Unito e Danimarca che dispongono di particolari clausole di non partecipazione, si sono impegnati a entrare nell’area euro non appena ottenuti i requisiti “di convergenza”.

Il Regno Unito che – a meno di future modifiche degli accordi – sarà ufficialmente fuori a partire dal 1° gennaio 2023 (cd “Brexit”).

Dal 1958, dalla nascita, cioè, della Comunità economica europea (CEE), ad oggi, l’Unione Europea ha cambiato il suo assetto e allargato il proprio territorio. Dapprima, invero, sei Paesi euro avevano deciso di cooperare, in particolare in ambito economico, creando la CEE. Il 25 marzo 1957, Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi, firmando il Trattato di Roma che aveva dato luogo, a partire dall’1° gennaio dell’anno successivo, alla Comunità economica europea. Nel corso degli anni, l’organizzazione si era andata ampliando ad altri Stati, allargando il campo delle sue competenze anche all’ambito politico fino a modificare il nome in Unione europea, con il Trattato di Maastricht nel 1993, e ad introdurre la moneta unica nel 1999.  Alla data del 1° gennaio 1999, dell’Ue, facevano parte 15 Paesi, di cui 11 avevano convertito la propria moneta nazionale in quella europea. Soltanto il 3 maggio 2002 l’euro era diventata la valuta ufficiale dei Paesi dell’Unione monetaria europea.

Tra il 1958 e il 1995 erano entrati a far parte dell’Ue altri 9 Paesi: Danimarca, Regno Unito e Irlanda nel 1973, la Grecia nel 1981, Portogallo e Spagna nel 1986, Austria, Finlandia e Svezia nel 1995. Per questo motivo, nel 1999, al sorgere della moneta unica, la Comunità europea da 6 era passata già a 15 Stati membri. Nel 2004, poi, il territorio dell’Unione si era nuovamente esteso ad altri 10 Stati: Repubblica Ceca, Cipro, Estonia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Slovacchia, Slovenia e Ungheria. Fino ad introdurre nel 2007 altre due nazioni, Bulgaria e Romania, e nel 2013, la Croazia, con la quale l’attuale Ue ha raggiunto il numero di 28 Paesi membri.

Come sopra accennato, ad eccezione di Danimarca e Regno Unito, che dispongono di clausole di non partecipazione, chiamate opt-out ovvero “rinuncia” o “deroga”, stabilite con appositi protocolli attraverso i quali un Paese concorda di non partecipare a una parte della legislazione o dei trattati dell’Unione europea, salvo poter decidere di aderire in futuro, tutti gli Stati membri, oggi, sono tenuti ad adottare la moneta comune ed entrare a far parte dell’area dell’euro una volta soddisfatti i criteri di “convergenza”, ossia condizioni economiche e giuridiche che sono state concordate nel Trattato di Maastricht.

Attualmente, la Svezia è ancora fuori dall’Eurozona, insieme ad alcuni Stati membri che hanno aderito all’Unione dopo l’introduzione dell’euro nel 2002. Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia, Romania e Svezia si sono infatti impegnate a entrare a far parte dell’area euro non appena ricorreranno i criteri di ammissione. Per il momento, sono considerati Stati membri con una “deroga”.

L’Eurozona si distingue infatti dalle altre aree dell’Ue per la sua gestione economica. Dalla Commissione europea sappiamo che la politica monetaria nella zona euro è di competenza dell’Eurosistema, un organismo indipendente composto dalla Banca centrale europea (Bce), con sede a Francoforte, in Germania, e dalle banche centrali nazionali degli Stati membri dell’Eurozona. La Bce definisce la sua politica monetaria attraverso il Consiglio direttivo e con l’obiettivo principale di mantenere la stabilità dei prezzi. I governi nazionali, anche se mantengono la competenza della propria politica economica, debbono necessariamente provvedere a coordinarla affinché siano rispettati gli obiettivi comuni di stabilità, crescita e occupazione. Il coordinamento viene realizzato attraverso una serie di strutture e strumenti. Un esempio consiste nel patto di stabilità che prevede regole concordate per la disciplina di bilancio, come i limiti del disavanzo e del debito nazionale che, se non rispettati, possono portare a sanzioni anche di tipo finanziario. L’attuazione della gestione economica dell’Ue è organizzata ogni anno in un doppio ciclo chiamato “semestre europeo”.

Le decisioni più importanti dell’Unione europea, invece, vengono prese attraverso tre principali istituzioni: il Parlamento europeo, che rappresenta i cittadini e viene eletto direttamente da questi, la Commissione europea, che delinea gli interessi dell’Europa e i cui membri sono nominati dai governi nazionali, e il Consiglio dell’Ue, che stabilisce le priorità generali dell’Unione e rappresenta i governi dei singoli Stati membri. A queste si aggiungono, poi, la Corte di Giustizia, che fa rispettare il diritto europeo e la Corte dei conti che verifica il finanziamento dell’attività dell’Ue.

Uno dei maggiori risultati raggiunti dall’Unione europea è la realizzazione dello “spazio Schengen”, vale a dire di un’area senza frontiere interne nella quale i cittadini Ue, molti cittadini di Paesi terzi, chi viaggia per affari o turismo possono circolare liberamente senza essere sottoposti ai controlli di frontiera. Attualmente lo spazio Schengen comprende quasi tutti i Paesi dell’Unione, fatta eccezione per Irlanda, Regno Unito, Cipro, Bulgaria, Romania e Croazia, e alcuni stati associati non Ue quali Islanda, Lichtenstein, Norvegia e Svizzera.

Avvocato Jacopo Pitorri