Children’s Defense Fund

Il Fondo per la difesa dei bambini (CDF), spiega l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, è un’organizzazione di difesa dei bambini che lavora per assicurare un campo da gioco paritario per tutti i bambini. Si batte in favore di linee direttive e programmi che sottraggano i bambini alla povertà, li proteggano dagli abusi e dalla trascuratezza, e assicurino a tutti loro il diritto ad un‘uguale cura ed istruzione.

Per più di quarant’anni, il CDF ha lavorato a stretto contatto con i sostenitori statali e locali dei bambini, oltre che con organizzazioni nazionali e statali al servizio dei bambini, ponendo in essere una varietà di programmi e iniziative. CDF ha lavorato per educare il pubblico sui nostri bambini a rischio e fornire loro gli strumenti necessari per esercitare pressioni sull’establishment politico per migliorare la vita dei bambini. Il Fondo per la difesa dei bambini, in buona sostanza, specifica l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, sostiene politiche e programmi per migliorare la qualità della vita dei bambini, nel tentativo di porre fine alla povertà infantile, dare a ogni bambino un inizio sano, un’esperienza di prima infanzia migliore, un livello di istruzione e condizioni di vita e famiglie e comunità sicure libere dalla violenza

Il lavoro di politica e difesa, svolto dal CDF, include la sensibilizzazione, la raccolta e l’analisi dei dati, la pubblicazione di rapporti e ricerca, l’evidenziazione di pratiche promettenti, la ricerca di miglioramenti legislativi e amministrativi e l’attuazione di politiche che favoriscono veramente i bambini più vulnerabili.

Lo scopo primario dell’organizzazione è quello di dare a tutti i bambini le opportunità di cui hanno bisogno per raggiungere il loro pieno potenziale.

Il CDF si adopera per garantire che tutti i bambini abbiano accesso alla copertura della salute fisica e comportamentale e all’assistenza specifica per i bambini, completa, economica e facile da ottenere e mantenere indipendentemente dal reddito, codice postale, luogo di nascita o stato di immigrazione. Cerca costantemente, inoltre, rappresenta l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, di eliminare politiche e pratiche educative discriminatorie, oltre alla iniqua distribuzione di risorse, che minano le pari opportunità di istruzione per tutti gli studenti (più specificamente, studenti poveri, e a basso reddito, bambini di colore, bambini con disabilità, studenti di inglese, bambini senza casa). E ancora, chiarisce l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, il CDF lavora costantemente al fine di garantire prevenzione e trattamento più umano e riabilitativo per tutti i bambini che entrano in contatto con il sistema di giustizia minorile

Il benessere dei bambini è, senza dubbio, l’obiettivo principale del CDF.

Il Fondo per la Difesa dei bambini è nato dal Movimento per i diritti civili, sotto la guida di Marian Wright Edelman. La prima donna di colore ammessa al bar Mississippi, la signora Edelman ha diretto l’ufficio per la difesa legale e l’educazione del NAACP (National Association for the Advancement of Colored People, è una delle prime e più influenti associazioni per i diritti civili negli Stati Uniti. Fu fondata il 12 febbraio 1909 in aiuto degli afro-americani) a Jackson, Missouri. Ha lavorato con il dottor Martin Luther King Jr. come consulente per la sua campagna per poveri; ha dedicato la sua prima carriera difendere le libertà civili delle persone, che lottano per superare la povertà e la discriminazione. Nel 1969, la signora Edelman ha iniziato il Washington Research Project, uno studio legale di interesse pubblico, atto a monitorare i programmi federali per famiglie a basso reddito. Successivamente, grazie a questa iniziativa, ha fondato il Children’s Defense Fund, nel 1973.

Fin dall’inizio, il Fondo per la Difesa dei bambini ha sfidato gli Stati Uniti a migliorare i propri standard migliorando politiche e programmi per i bambini. Nel corso degli anni, l’organizzazione è diventata famosa in tutto il mondo grazie alla accurata ricerca sulla sopravvivenza, protezione e sviluppo dei bambini in tutti i gruppi razziali e di reddito e per analisi indipendenti di come le politiche federali e statali influenzano i bambini, le loro famiglie e le loro comunità.

Per decenni, il CDF ha collaborato con numerose, altre organizzazioni, oltre che con  i responsabili politici per attuare leggi che hanno aiutato milioni di bambini a realizzare il loro potenziale e sfuggire alla povertà (per aver ricevuto assistenza sanitaria, cura dei figli, nutrimento, corretta alimentazione e istruzione). .

Ciò nonostante, rammenta l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri,  nella nazione più ricca della terra, milioni di bambini non hanno ancora l’inizio nella vita di cui hanno bisogno e le opportunità per realizzare il loro potenziale. E’ necessario, pertanto, continuare, persistere nell’opera del CDF, per fornire aiuto concreto ad ogni bambino.

                                                                                                                                               Avvocato Iacopo Maria Pitorri

Il Centro Simon Wiesenthal

ll Simon Wiesenthal Center (SWC), rappresenta l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri è una organizzazione non governativa, fondata nel 1977, che ha sede a Los Angeles, in California. Il nome “Simon Wiesenthal”, che è stato donato al centro, è del noto “cacciatore” di nazisti. Questo importante personaggio è stato un ingegnere architettonico ed ebreo austriaco; ha perso molti membri della sua famiglia nell’Olocausto. Si è, poi impegnato a “dare la caccia” ai nazisti per “portarli davanti alla giustizia”. Successivamente, ha fondato e diretto il Centro di Documentazione Ebraico (Jewish Documentation Center) a Vienna. Al SWC, invece, ha soltanto ceduto il nome, posto che non ha mai avuto a che fare con il funzionamento o le attività dello stesso.

Il Centro è accreditato come un’organizzazione non governativa (ONG) presso le Nazioni Unite, l’UNESCO e il Consiglio d’Europa.

Oltre la sede principale, chiarisce l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, vi sono altri uffici internazionali nelle città di New York, Miami, Toronto, Gerusalemme, Parigi e Buenos Aires.

Obiettivo primario del Centro è quello di conservare, nel tempo, la memoria dell’Olocausto. Il SWC, invero, può definirsi come una “organizzazione ebraica internazionale per i diritti umani, dedicata a riparare il mondo un passo alla volta”. Promuove, pertanto,  il cambiamento, attraverso le azioni dello “Snider Social Action Institute”, trattando tematiche quali l’antisemitismo, l’odio e il terrorismo, promuovendo i diritti umani e la dignità, stando a fianco di Israele, difendendo gli ebrei in tutto il mondo e insegnando le lezioni dell’Olocausto per le future generazioni.

L’Organizzazione non governativa, spiega l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, si attiva costantemente al fine di favorire la tolleranza e la comprensione, coinvolgendo la comunità, con impegno educativo e azione sociale. Il Centro interagisce strettamente anche con diverse agenzie pubbliche e private, incontrandosi con funzionari eletti, con i governi degli Stati Uniti ed esteri, con diplomatici e capi di stato.

Ulteriormente, il Centro tratta tematiche come la persecuzione dei criminali di guerra nazisti, combattendo contro le reti ODESSA; l’Olocausto e l’educazione alla tolleranza; gli affari mediorientali; nonché i gruppi estremisti, il neonazismo e l’odio su Internet.

Il SWC è diretto dal rabbino Marvin Hier,  Decano e Fondatore. Il rabbino Abraham Cooper è il Decano Associato; il rabbino Meyer May è il Direttore Esecutivo. L’organizzazione pubblica una rivista stagionale, denominata “Response”.

Legato al centro, nel 1993, è stato fondato il Museo della Tolleranza, che, ogni anno, ospita circa trecentocinquantamila visitatori.

Il Centro per la Tolleranza di New York (New York Tolerance Center) è una struttura di formazione multimediale per lo sviluppo professionale, rivolta ad educatori, tutori della legge e praticanti dei governi sia statali, sia locali. Oltre ciò, il Centro Simon Wiesenthal e il suo Museo della Tolleranza è una delle molte organizzazioni associate al Servizio austriaco all’estero, nonché al corrispondente Servizio austriaco commemorativo dell’olocausto.

Rammenta l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri che la biblioteca e gli archivi del Centro, a Los Angeles, contengono una collezione di circa cinquantamila volumi e materiali non stampati. Gli archivi, inoltre, contengono fotografie, diari, lettere, manufatti, opere d’arte e libri rari, che sono consultabili da ricercatori, studenti e pubblico.  Infine, specifica l’Avvocato Iacopo Maria  Pitorri, all’interno del Centro, addirittura,   vi sono ambientazioni di scene, che mostrano l’entrata nelle camere a gas e nei campi della morte.

                                                                                                                                               Avvocato Iacopo Maria Pitorri

Amnesty International

Quando parliamo di Amnesty International, spiega l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, ci riferiamo ad una organizzazione non governativa internazionale. Fondata nel 1961, ha come scopo quello di combattere le violazioni dei diritti dell’uomo compiute da governi, da organi che ne dipendano e da singoli funzionari che abusino dei loro poteri.

Ha, nel mondo, un ruolo fondamentale. Basti pensare che nel 1977 è stata insignita del premio Nobel per la pace, per l’attività di “difesa della dignità umana contro la tortura, la violenza e la degradazione”. L’anno seguente è stata insignita del Premio delle Nazioni Unite per i diritti umani. Nel 1991, ha ricevuto il premio Colombe d’Oro per la Pace (grande riconoscimento giornalistico assegnato dall’IRIAD, l’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo), per l’azione contro la violazione dei diritti umani nell’anno della Guerra del Golfo, che coincideva con il trentennale della sua fondazione.

Amnesty International, specifica l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, impegnata nella difesa dei diritti umani, giorno dopo giorno promuove, in maniera indipendente e imparziale, il rispetto dei diritti umani sanciti nella Dichiarazione universale dei diritti umani. Il suo obiettivo primario, invero, è proprio quello di prevenirne specifiche violazioni.

Nata, come sopra accennato, in data 28 maggio 1961, per merito dell’avvocato inglese Peter Benenson, l’organizzazione conta oggi oltre sette milioni di soci sostenitori, che risiedono in più di centocinquanta nazioni.

Il suo simbolo è una candela nel filo spinato. Il merito della realizzazione del logo con la candela, palesa l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, va all’artista britannica Diana Redhouse. Il filo spinato richiama la recinzione di un campo di prigionia soprattutto per richiamare la violenza di quell’argomento, a simboleggiare la detenzione protratta e le violazioni dei diritti umani perpetrate nei confronti dei prigionieri di coscienza; la candela accesa, che rimanda al motto spesso ricordato all’interno di Amnesty International “è meglio accendere una candela che maledire l’oscurità”, rappresenta la volontà, da parte dell’organizzazione, di tenere sotto la luce dei riflettori ciascuna singola violazione dei diritti umani sulla quale essa lavora, perché l’opinione pubblica possa esserne edotta. Un ulteriore significato leggibile nella luce della candela è la speranza nella giustizia per tutte le vittime delle violazioni dei diritti umani.

Più segnatamente, spiega l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, Amnesty International opera in favore delle persone incarcerate per motivi di coscienza, uomini o donne, le cui credenze, la loro origine o l’appartenenza religiosa o politica gli hanno valso la privazione della libertà. Amnesty International si oppone ugualmente e senza riserva a tutte le forme di tortura e alla pena di morte. Nel perseguire detta visione, la sua missione  è quella di svolgere ricerche e azioni per prevenire e far cessare gravi abusi dei diritti all’integrità fisica e mentale, alla libertà di coscienza e di espressione, oltre alla libertà dalla discriminazione.

Tutte le azioni di questa importante organizzazione sono costantemente documentate. I ricercatori di Amnesty International, sul campo, verificano e segnalano, ogni volta, le violazioni dei diritti umani. Raccolte di firme, manifestazioni e pressioni sulle istituzioni sono gli strumenti per portare attenzione su queste violazioni e attraverso un’attività di informazione costante, l’organizzazione sensibilizza incessantemente l’opinione pubblica sulle proprie campagne.

Amnesty International è rappresentata, nel mondo, a livello locale. In Italia, per esempio, palesa l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, esistono circa duecento gruppi formati in media da una decina di soci e presenti in tutte le regioni oltre a circa trenta gruppi giovani, formati da soci in età scolare o universitaria.

Ogni gruppo Amnesty riceve periodicamente delle azioni dai coordinamenti nazionali e dal segretariato internazionale, con il compito di coinvolgere la popolazione del proprio territorio di competenza su tali tematiche generali o casi specifici. La trasformazione delle informazioni raccolte in effettiva pressione verso i governi violatori passa proprio attraverso un capillare coinvolgimento dell’opinione pubblica sul territorio.

I gruppi Amnesty provvedono tra l’altro ad attività di raccolta fondi e di addestramento dei nuovi soci, rappresentano, quindi, a tutti gli effetti il movimento sul territorio.

Per ciò che concerne i rapporti sulla situazione dei diritti umani nel mondo, ogni anno, il segretariato internazionale redige, e pubblica, sia in cartaceo che in digitale, un report dei diritti umani nel mondo (Amnesty International Annual Report).

Tradotto in più lingue (tra cui l’italiano), il rapporto è suddiviso in cinque principali Regioni (Africa subsahariana, Americhe, Asia e Pacifico, Europa e Asia Centrale, e Medio Oriente e Africa del nord) e mira a denunciare, per ogni nazione appartenente ad una specifica Regione, i diritti umani violati nell’anno della pubblicazione del rapporto. La denuncia per ogni nazione a sua volta, è suddivisa in paragrafi come, per citarne alcuni: Contesto, Diritto all’alloggio, Sgomberi forzati, Libertà di riunione, Uccisioni illegali, Libertà di espressione, Sparizioni forzate, Prigionieri politici, Libertà di espressione e di riunione, Pena di morte, Tortura ed altri maltrattamenti, Uso eccessivo della forza, Diritto alla salute, Mortalità materna, Impunità, Controterrorismo, Detenzioni, Condizioni carcerarie, Diritto all’infanzia, Ergastolo senza possibilità di libertà provvisoria, Diritto dei migranti, Diritti dei rifugiati e migranti, Minori non accompagnati, Uccisioni arbitrarie, Violenza contro le donne, Diritti delle donne, Rifugiati e richiedenti asilo, Diritti delle persone lesbiche, gay, bisessuali, transgender e intersessuate, Obiettori di coscienza, Discriminazione, ROM, Controterrorismo e sicurezza.

Il rapporto 2017/ 2018 comprende,  fra le centocinquantanove, differenti nazioni prese in esame dall’organizzazione, per aver violato i diritti umani, anche denunce contro l’Italia, la Svizzera, la Francia, la Germania, la Svezia, il Regno Unito e gli Stati Uniti d’America.

                                                                                                                                             

                                                                                                                                               Avvocato Iacopo Maria Pitorri

La Germania ed i migranti

In occasione delle elezioni europee del 26 maggio 2019, è emerso, in Germania, un dato estremamente rilevante, che ha destato l’attenzione, tra gli altri, dell’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, da sempre attento al tema dei migranti.

L’esecutivo della cancelliera tedesca Angela Merkel, lo scorso anno, ha erogato oltre ventitré miliardi euro per integrare i migranti e combattere i flussi migratori investendo nei Paesi d’origine.  Detta somma si presenta, senza dubbio, come l’investimento più alto di sempre in termini di accoglienza, quasi l’11% in più rispetto al 2017.

Chiarisce l’Avvocato Pitorri che di questi ventitré miliardi, otto sono stati investiti all’esterno dei confini nazionali (in particolare in Africa, per garantire migliori condizioni di vita ai migranti e arginare le partenze). Circa sette miliardi e mezzo sono stati, invece, offerti, nel 2018, ai diversi Lander e comuni tedeschi, al fine di promuovere l’integrazione di un milione di rifugiati provenienti da Iraq, Siria e Afghanistan: il 14% in più rispetto allo scorso anno. Quattro miliardi sono stati destinati, inoltre, a sostenere le persone che non hanno ancora trovato un impiego in Germania.

Anche in un’altra occasione la Germania “ha fatto parlare di sé”, posto che se nel 2017 l’Unione Europea ha accolto le richieste di asilo di 538mila persone (il 25% in meno rispetto all’anno precedente), va evidenziato che lo Stato primatista in accoglienza, sia in termini assoluti, che in termini relativi, è stato la Germania. Berlino, invero, ha garantito protezione a 325.370 persone. Moltissime, rispetto agli altri Paesi. Se, infatti, si analizzano i numeri del secondo Paese europeo, in termini di accoglienza, vale a dire la Francia, si rileva che la stessa, nel 2017, ha accolto 40.575 persone, otto volte in meno rispetto alla Germania. La terza in questa graduatoria è l’Italia, che ha inteso tutelare 35.130 richiedenti asilo.

Secondo i calcoli dell’Istituto di ricerca sul lavoro Iab, i rifugiati giunti in massa, tra il 2015 e 2016, si stanno integrando nel sistema produttivo con tassi di occupazione crescenti. Il 72% dei richiedenti asilo in età da lavoro (15-64 anni), censiti a fine luglio 2018, arriva da otto Paesi non europei: Afghanistan, Eritrea, Iraq, Iran, Nigeria, Pakistan, Somalia e Siria. Nei primi sei mesi del 2017 il tasso di occupazione di queste persone è aumentato di circa nove punti percentuali; nei primi sei del 2018 di altri dodici punti, giungendo al ventotto per cento.

Negli ultimi anni il numero di immigrati giunti in Germania da questi otto Paesi è cresciuto in maniera significativa, sottolinea lo Iab. Basti pensare che alla fine del 2014 c’erano circa trecentosessantamila persone in età da lavoro; a metà del 2018 erano già oltre un milione. Un aumento dovuto, presumibilmente, all’afflusso dei rifugiati. Allo stesso tempo ha fatto un balzo significativo il numero di occupati: a fine 2014 avevano un lavoro dipendente circa novantaseimila di essi e a metà del 2018 erano già trecentoundicimila. Considerato, pertanto, che qualche tempo fa, in Germania, vi erano 1,2 milioni i posti di lavoro che le imprese tedesche non riescono a coprire per carenza di manodopera qualificata, il Governo di Angela Merkel, prendendo atto dell’emergenza lavorativa, ha approvato una legge sull’immigrazione che agevola l’ingresso di lavoratori extra europei e dà una chance di restare ai rifugiati che abbiano un lavoro anche se la loro richiesta di asilo è stata respinta.

La tematica dell’immigrazione, pertanto, in Germania, costituisce sempre un interesse nazionale di grande rilievo.

Avvocato Iacopo Maria Pitorri

OIM: nel 2019 oltre 500 morti nel Mediterraneo

L’Avvocato Iacopo Maria Pitorri ha evidenziato i dati comunicati di recente dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM), secondo cui, dall’inizio del 2019, oltre cinquecento tra migranti e rifugiati hanno perso la vita nel Mediterraneo, nel tentativo di raggiungere l’Europa.

Più segnatamente, spiega l’Avvocato Pitorri, le morti che si sono registrate sulle tre principali rotte del Mediterraneo nei primi 142 giorni del 2019 sono salite a 512, in calo rispetto ai 638 morti confermati nello stesso periodo nel 2018, ma pari ad oltre la metà dei quasi 1.000 decessi di migranti che hanno potuto essere registrati nel 2019 a livello mondiale. 

Dall’inizio dell’anno, fa emergere una nota pubblicata nel mese di maggio dall’agenzia dell’Onu, 19.830 migranti e rifugiati sono entrati in Europa via mare, circa il 30% in meno rispetto ai 28.325 arrivati nello stesso periodo dell’anno scorso. Gli arrivi in Spagna (7.666) e in Grecia (9.430) hanno rappresentato l’86% di tutti gli arrivi in Europa via mare. Al 22 maggio scorso in Italia erano stati registrati 1.361 arrivi, a Malta 393 e a Cipro 980.

A livello mondiale, i decessi registrati dall’OIM dall’inizio dell’anno sono 999.

Considerate, tuttavia, le enormi difficoltà per disporre ed acquisire informazioni, il numero effettivo di persone che hanno perso la vita sulle numerose rotte della migrazione è probabilmente molto più alto, precisa la nota dell’OIM. Il 2019 è il sesto anno per il quale l’OIM tenta di registrare il numero di morti sulle rotte migratorie in tutto il mondo tramite il suo progetto il Missing Migrants Project. Dall’inizio del 2014, il progetto ha registrato 31.947 decessi.

A fronte di tutto ciò, però, vi sono anche delle vite che vengono fortunatamente risparmiate. Basti pensare che, qualche giorno fa, la guardia costiera di Tripoli ha tratto in salvo ben duecentonovanta migranti al largo delle coste libiche. Il tutto è avvenuto in due circostanze diverse. Più specificamente, duecentotré migranti sono stati salvati al largo di Zlitin, a centosessanta chilometri ad est della capitale. Ottantasette migranti sono stati salvati al largo di Qarabulli, ad una cinquantina di chilometri ad est di Tripoli. 

La guardia costiera libica ha riferito che il gommone era quasi affondato e aveva il basamento distrutto (ha riferito la Guardia costiera libica). I migranti, di nazionalità arabe e africane, erano aggrappati a rottami e a taniche di plastica per il trasporto di acqua e benzina. Le oltre tre ore delle operazioni di salvataggio di queste persone si sono concluse, poi, presso la  base navale di Tripoli, dove i naufraghi hanno ricevuto aiuto umanitario e medico e sono stati consegnati all’Autorità per la lotta all’immigrazione clandestina presso il Centro di accoglienza di Gianzur.

Per quanto concerne gli altri duecentotré migranti, gli stessi sono stati consegnati al Centro di accoglienza di Sog Al-Khmies, salvati da due gommoni. Tra loro una donna di origine somala. La maggior parte dei migranti proviene dal Sudan. Poi  Bangladesh, Somalia, Ciad, Egitto, Yemen, Siria, e Niger.

Avvocato Iacopo Maria Pitorri

Le sentenze emesse dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo

La Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU, ovvero Corte EDU) è un organo giurisdizionale internazionale, istituita nel 1959 dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali (CEDU) del 1950, per assicurarne l’applicazione e il rispetto. Vi aderiscono quindi tutti i quarantasette membri del Consiglio d’Europa.

Ha sede a Strasburgo ma non fa parte dell’Unione europea. Non va neanche confusa con la Corte di giustizia dell’Unione europea, che ha sede, invece, a Lussemburgo, posto che quest’ultima è un’istituzione effettiva dell’Unione Europea, la cui competenza, peraltro, è di tutt’altra natura, vertendo sull’applicazione del diritto comunitario nell’interpretazione e nell’applicazione dei trattati a fondamento dell’Unione.

La Corte Europea, ovviamente, è l’organo che, attraverso determinate procedure, può pronunciarsi con sentenza. La relativa disciplina è contenuta nel capitolo VIII del titolo II del Regolamento.

L’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, (che lavora anche a contatto con gli stranieri), che si aggiorna con continuità anche sulle pronunce della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, spiega che il contenuto dei provvedimenti della stessa è statuito dall’art. 74 del Regolamento. Ogni sentenza, in virtù degli artt. 28, 42 e 44 della Convenzione, deve necessariamente riportare, innanzitutto, il nome del presidente e degli altri giudici che compongono la Camera, del cancelliere o del cancelliere aggiunto. Ovviamente, la data della sua adozione e quella della sua pronuncia. Poi l’indicazione delle parti, nonché il nominativo degli agenti, degli avvocati e dei consulenti delle stesse. L’esposizione del procedimento, i fatti di causa, una sintesi delle conclusioni delle parti ed i motivi di diritto. Infine, deve riportare il dispositivo, se necessario, la decisione adottata in ordine alle spese processuali, nonché la indicazione del numero dei giudici che hanno costituito la maggioranza. Se occorre, anche l’indicazione di quale testo faccia fede. Diversamente da quanto accade nelle sentenze emesse nel nostro Paese, sottolinea l’Avvocato Pitorri, in quelle della Corte Europea, è esposta la opinione individuale del Giudice. Più specificamente, ogni giudice che abbia partecipato all’esame di una determinata fattispecie, sia nella Camera che nella Grande Camera, ha il diritto di allegare alla sentenza l’esposizione della sua opinione individuale, concordante o dissenziente, oppure anche una semplice dichiarazione di dissenso.

Nel successivo art. 75 vi è la disciplina della decisione in ordine all’equa soddisfazione richiesta dal ricorrente, prevedendo che nel caso in cui la Camera verifichi la violazione della Convenzione con la stessa sentenza si definisce anche la questione relativa alla domanda di equa soddisfazione, se la questione appare matura per la decisione. In caso contrario, la Camera si riserva, integralmente o parzialmente, e fissa un ulteriore procedimento. Se viene disposta un’equa soddisfazione, in virtù dell’art. 41 della Convenzione, la Camera può decidere che, qualora il pagamento non intervenga nel termine indicato, saranno dovuti gli interessi moratori sulle somme concesse. Se, poi, viene concessa la misura dell’equa soddisfazione, la Camera o il Comitato possono decidere che, qualora il pagamento non avvenga nel termine indicato, saranno dovuti gli interessi moratori sulle somme concesse. Chiarisce l’Avvocato Pitorri che la Corte pronuncia tutte le proprie sentenze in lingua inglese oppure in lingua francese (a meno che non decida di rendere la sentenza in entrambe le lingue ufficiali). È prevista la pubblicazione delle sentenze nella raccolta ufficiale della Corte, effettuata nelle due lingue ufficiali della stessa. Ulteriormente, l’art. 77 dispone le regole relativamente alla firma, pronuncia e comunicazione della sentenza. Da ultimo, illustra l’Avvocato Pitorri, ogni parte può chiedere l’interpretazione della sentenza entro un anno dal momento della pronuncia. È prevista anche una specifica procedura di revisione della sentenza, oltre all’istanza di revisione di rettifica degli errori materiali o di calcolo e delle inesattezze evidenti (da presentare, perentoriamente, entro un mese dalla data della pronuncia della decisione o della sentenza).

Avvocato Iacopo Maria Pitorri

Le modifiche al “Decreto Sicurezza bis”

L’ormai noto “Decreto Sicurezza bis”, dovendo superare incertezze e dubbi di incostituzionalità, è stato presentato qualche giorno fa in Consiglio dei ministri. L’approvazione, tuttavia, é stata rinviata a causa delle perplessità sollevate a seguito dei rilievi del Quirinale sul testo.

Più specificamente, spiega l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, nella precedente versione si prevedevano sanzioni (da 10mila a 50mila euro) per le navi che soccorrevano migranti, violando le norme e le istruzioni “delle autorità responsabili dell’area in cui ha luogo l’operazione di soccorso”. In virtù delle correzioni tecniche apportate, è rimasta la sanzione amministrativa (da 10 mila a 50 mila euro) per le navi che violano “il divieto di ingresso, transito o sosta in acque territoriali italiane”» (con sequestro cautelare immediato e successiva confisca).

È stato, però, eliminato il riferimento esplicito alle “azioni di soccorso di mezzi adibiti alla navigazione ed utilizzati per il trasporto di migranti”. Si tratta, chiarisce l’Avvocato Pitorri, di una sorta di limatura apportata dai tecnici del Viminale alle “disposizioni urgenti in materia di contrasto all’immigrazione illegale e di ordine e sicurezza pubblica” (il cosiddetto, appunto, “Decreto Sicurezza bis”). A cambiare, in buona sostanza, sono i primi due articoli del decreto.

Il nuovo articolo 1 (“misure a tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica e in materia di immigrazione”) stabilisce che “il ministro dell’Interno, Autorità nazionale di pubblica sicurezza, può limitare o vietare l’ingresso, il transito o la sosta di navi nel mare territoriale, salvo che si tratti di naviglio militare o di navi in servizio governativo non commerciale, per motivi di ordine e sicurezza pubblica ovvero quando si concretizzano le condizioni di cui all’articolo 19, comma 2, limitatamente alle violazioni delle leggi di immigrazione vigenti, della Convenzione di Montego Bay”.

Rammenta l’Avvocato Pitorri che il  “Decreto Sicurezza bis”, recentemente, è  stato oggetto di polemiche anche al di fuori del nostro Paese, posto che, secondo quanto stabilito dagli esperti delle Nazioni Unite, “è potenzialmente in grado di compromettere i diritti umani dei migranti, inclusi richiedenti asilo e le vittime o potenziali vittime di detenzione arbitraria, tortura, traffico di esseri umani e altre gravi violazioni dei diritti umani”. Per l’ONU, quindi, appare, indispensabile fermare questo decreto

Avvocato Iacopo Maria Pitorri.

Le Elezioni in Europa

La settimana appena trascorsa è stata teatro di un evento che ha coinvolto tutta l’Europa: le elezioni dei membri del Parlamento Europeo. Si tratta di una istituzione di tipo parlamentare, che rappresenta i popoli dell’Unione europea ed è l’unica istituzione ad essere eletta direttamente dai cittadini dell’Unione.

In Italia, le elezioni si sono svolte domenica 26 maggio (per eleggere i 73 membri del Parlamento europeo, che rappresenteranno il Belpaese per i prossimi cinque anni). L’attenzione va riposta, innanzitutto, nell’affluenza:  in Italia  stata del 56,10%. Certamente in calo rispetto al 58,69% della precedente consultazione di riferimento. Lo ha rilevato il Viminale. L’affluenza più alta è stata in Umbria (67,7%) ed Emilia-Romagna (67,3%); la più bassa in Sardegna (36,25%) e in Sicilia (37,51%). Non era mai accaduto nulla di simile, specie in Sicilia, Sardegna e, in genere, al Sud.

Per quanto riguarda la Germania, invece, vi sarà al più presto una serie di incontri, da parte della coalizione di governo di Angela Merkel, per analizzare il voto, dopo la sanzione subita nelle elezioni europee, che ha riacceso interrogativi sulla sua sopravvivenza. Gli elettori hanno assegnato alla Cdu-Csu della cancelliera, e al loro alleato Spd, il peggior risultato mai ottenuto nelle elezioni europee, mentre sulla scia del buon risultato ottenuto in Europa, sono raddoppiati i voti dei Verdi. Questi ultimi hanno acquisito di un milione di voti da ciascuno dei due partiti della coalizione di governo, specialmente tra i più giovani. Ed ora la coalizione é a rischio. Si evidenzia che i Verdi, in Germania, non sono un movimento di protesta ma sono spiccatamente europeisti, spinti dalla lotta al cambiamento: in questa campagna elettorale hanno avuto un peso notevolissimo il tema della difesa del clima e le marce dei ragazzi di “FridaysForFuture”.

Per quanto concerne l’Inghilterra, il crollo del partito conservatore britannico alle Europee è stato il peggior risultato in quasi 200 anni. Lo hanno riportato diversi quotidiani britannici che sottolineano che l’8,8% ottenuto dai Tory è, senza dubbio, il risultato più basso dal 1832.  Il Regno Unito elegge 73 deputati. Il nuovo Brexit Party di Nigel Farage ha trionfato con il 32% alle Europee (secondo una prima proiezione nazionale  della Bbc).

In Francia è stata confermata la vittoria della lista di destra Prenez le Pouvoir, sostenuta dalla leader del Rassemblement National Marine Le Pen, con il 23,43% dei voti, che ha superato Renaissance, sostenuta tra gli altri da En Marche del presidente Emmanuel Macron, al 22,31%. Europe Ecologie (Verdi) ha, invece, ottenuto il 13,42%, mentre l’Unione di centrodestra 8,48. La France Insoumise (sinistra radicale) ha preso il 6,31% e gli ecologisti di Envie d’Europe Ecologique et sociale il 6,18.

 L’Olanda ha diritto a eleggere 26 eurodeputati. Secondo le prime stime, invero, i laburisti guidati da Frans Timmermans, vicepresidente della Commissione europea, con il 18,1% dei voti, dovrebbero aggiudicarsi cinque dei 26 seggi assegnati ai Paesi Bassi.

L’Irlanda ha diritto a eleggere 13 eurodeputati. Due quali però congelati fino a che il Regno Unito non concederà la sua quota ratificando la Brexit. I Verdi dovrebbero conquistarne due. Secondo le prime proiezioni, nella piccola Irlanda.

In Repubblica Ceca vengono eletti 21 europarlamentari. Il partito del premier ceco Andrej Babis, ha vinto le europee in Repubblica ceca (secondo i dati definitivi pubblicati dall’Europarlamento seggi).

La Slovacchia elegge 13 parlamentari europei. La coalizione europeista legata alla presidente slovacca Zuzana Caputova, che inizierà il suo mandato a giugno, ha vinto le europee, secondo i dati definitivi diffusi dall’Ufficio nazionale di statistica locale.

Il Belgio ha diritto a eleggere 21 eurodeputati. La prima posizione, all’esito delle elezioni, è stata del  partito conservatore Nuova Alleanza Fiamminga al 28%. Al secondo posto il partito di estrema destra Vlaams Belang al 20 per cento. Nella regione francofona della Vallonia (Bruxelles) il partito socialista è al primo posto al 23%. Al 21% il partito dei verdi.

Le elezioni europee del 2019 si sono tenute nei 28 Stati membri dell’Unione europea, tra il 23 e il 26 maggio (così come stabilito, unanimemente, dal Consiglio dell’Unione europea). Tutti i Paesi hanno iniziato lo spoglio dei voti alle ore 23:00 del 26 maggio, in modo da rendere lo scrutinio una procedura simultanea in tutta l’Unione. Queste elezioni hanno rappresentato la nona tornata elettorale per il Parlamento europeo. Si rammenta che il primo voto risale al 1979.

Vedremo, ora, cosa accadrà, cosa cambierà in Europa, alla luce dei definitivi risultati elettorali.

Avvocato Iacopo Maria Pitorri

La maternità surrogata e la Corte Europea dei diritti dell’Uomo

L’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, che si occupa anche del ramo “famiglia”, nello svolgimento dell’attività forense, spiega che con le espressioni “surrogazione di maternità”, “utero in affitto”, o, più precisamente, “gestazione per altri”, si indica una gravidanza portata a termine da una donna che poi dona il figlio messo al mondo ad un’altra persona, ovvero ad una coppia, eterosessuale od omosessuale.

Esistono, oggi, delle agenzie atte a mettere in contatto le coppie e le donne che si prestano per una maternità surrogata. Dette agenzie si occupano della stipula del contratto tra le parti, specificando i diritti ed i doveri delle parti, stabilendo il compenso per la prestazione, che potrebbe essere rappresentato soltanto dalle spese sostenute dalla donna durante la gravidanza (visite, eventuali cure, vestiario), oppure consistere in una somma più consistente.

Su questa tematica si è espressa la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, che è stata chiamata a pronunciarsi sulla fattispecie relativa a due bambine, nate in California attraverso la gestazione per altri. Le minori non hanno legami di nessun genere con la moglie del padre, che, però, negli Stati Uniti è riconosciuta come genitore a tutti gli effetti. All’inizio le autorità francesi hanno negato il riconoscimento di entrambi i genitori non biologici. Poi, in seguito ad una prima battaglia giudiziaria e una prima condanna da parte della Corte europea (con la sentenza del 26 giugno 2014), le hanno registrate come figlie solo del padre (con cui hanno un legame genetico), ma non della madre francese.

A seguito della richiesta di riconoscere entrambi i genitori, la Cassazione francese, nell’ottobre 2018, si è trovata costretta a chiedere un parere orientativo alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, volendo sapere se il mancato riconoscimento della madre non biologica violasse la convenzione europea dei diritti umani.

La Corte, specifica l’Avvocato Pitorri, ha deciso all’unanimità che un bambino nato all’estero, da madre surrogata, debba essere riconosciuto come figlio di entrambi i genitori, in virtù del suo diritto al rispetto della vita privata, che è da ritenersi preliminare rispetto alla salvaguardia dai rischi di abusi connessi alla maternità surrogata. Per “rispetto della vita privata del bambino” la Corte intende il suo diritto a godere di una famiglia. I giudici, tra l’altro, hanno evidenziato che la tutela dell’interesse del minore obbliga ad identificare le persone responsabili sul piano legale per la sua crescita e il suo benessere. Non riconoscere, pertanto, i “genitori intenzionali” (che hanno fatto ricorso alla “gestazione per altri”.) come madre e padre effettivi del bambino risulta del tutto incompatibile con la tutela del minore.

Dalla sentenza emerge la imprescindibile importanza del riconoscimento del legame di filiazione, purché la donna sia stata già riconosciuta come madre legale all’ufficio anagrafe dove è avvenuto il concepimento.

In buona sostanza, quindi, con il parere consultivo del 10/04/2019, reso dalla Grand Chambre, la Corte europea per i diritti dell’uomo, ha confermato che, in caso di ricorso a tecniche di maternità surrogata all’estero, in un Paese in cui la gestazione per altri, è legale, lo Stato di origine deve riconoscere il rapporto di filiazione, a tutela del superiore interesse dei minori, anche se tale tecnica è vietata dalle leggi nazionali.

In Italia, chiarisce l’Avvocato Pitorri, la legge vieta tassativamente questa pratica, considerata reato, in quanto contraria alle disposizioni in materia di adozione e tutela dei minori, atteso che, a seguito della nascita, il neonato viene consegnato alla coppia committente e la portatrice non acquista i diritti e i doveri connessi alla maternità (essendo sia legalmente che biologicamente estranea).

Ne deriva che coloro che, di nazionalità italiana, intendano praticare detta forma alternativa di procreazione, debbano necessariamente recarsi nei paesi in cui è legale. Conseguentemente, il bambino viene registrato dall’Ufficiale dello Stato civile estero, dove è avvenuta la nascita che rilascia ai genitori un atto in cui si attesta la genitorialità (che, poi, dovrà essere trascritto nello Stato di provenienza).

Negli ultimi anni la Corte di Cassazione si è espressa più volte sulla validità di questa procedura, adottando orientamenti talvolta contrastanti: inizialmente la Corte era orientata a non riconoscere la validità della trascrizione nei registri italiani (considerando la “inesistenza” della madre naturale). Negli ultimi anni, però, il pensiero della Suprema Corte ha subito dei cambiamenti, posto che non si ritiene più che la trascrizione integri il reato di contraffazione e di dichiarazione mendace.

Ultimamente, con la recentissima sentenza n. 2173/19 del 17 gennaio 2019, la sesta sezione penale della Cassazione si è espressa con un “no all’utero in affitto”, ribadendo la centralità e l’importanza della norma che regola la disciplina sulle adozioni, nel tutelare il diritto dei minori, al fine di reprimere ogni condotta volta a superare la centralità della sua figura, rispetto ai desideri degli adulti.

La ratio è la seguente: “chi affida illegittimamente il minore ,viola sempre l’interesse del minore ad un affidamento nel rispetto di tutte le condizioni poste a sua tutela (stabilità della coppia affidataria, maturità e capacità educativa della stessa, ecc.); chi lo riceve è punito, invece, solo se ha pagato, evidentemente perché non si è ritenuto meritevole di pena colui che lo riceva per appagare un desiderio naturale di genitorialità, senza ricorso a strumenti corruttivi”.

 Ciò conferma che in Italia è prevista la completa tutela di ogni figlio a godere della propria madre (tant’è vero che è previsto un aggravamento della pena se a provvedere alla sua cessione sia stata la genitrice, anche in assenza di un corrispettivo economico).

Avvocato Iacopo Maria Pitorri

La convenzione ONU sui diritti dei disabili

L’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, da sempre attento alle tematiche che riguardano le persone che si trovano in stato di difficoltà, spesso discriminate, aggiornandosi costantemente su normative e giurisprudenza, nell’espletamento dell’attività forense, fa emergere un aspetto riferito a coloro che sono portatori di handicap, ovvero di una invalidità. Oltre un decennio fa, invero, la Unione Europea ha aderito alla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti delle persone con disabilità (denominata CRPD), che è dunque vincolante nell’Unione Europea.

La Convenzione sui diritti delle persone con disabilità, e il suo protocollo opzionale (A / RES / 61/106), adottata il 13 dicembre 2006 è stata aperta alla firma il 30 marzo 2007 ed è entrata in vigore il 3 maggio 2008. Vi è un aspetto che ha colpito non poco l’attenzione dell’Avvocato Pitorri: il CRPD è stato il trattato internazionale ratificato più rapidamente. Si consideri infatti che dall’11 novembre 2016 hanno ratificato la Convenzione centosessantotto Stati.

La Convenzione (CPRD) dirige, dunque, la politica internazionale e la legislazione degli Stati aderenti allo stesso trattato in materia di disabilità, favorendo la cooperazione internazionale, al fine di promuovere lo sviluppo inclusivo della disabilità e di costruire una società inclusiva.

In virtù della CRPD si sono poste in essere strategie, politiche e programmi che promuovono l’uguaglianza e la inclusione nella società di coloro che vivono con uno o più tipi di disabilità. Secondo quanto emerso dal Rapporto mondiale sulla disabilità, pubblicato nel 2011 dall’OMS (la Organizzazione Mondiale della Sanità), e dalla Banca Mondiale, sono oltre il 15% della popolazione mondiale.

Pur considerando, tuttavia, che la consapevolezza sui diritti delle persone con disabilità è in continua fase crescente, a tutt’oggi milioni di persone con disturbi mentali in tutto il mondo continuano a soffrire per l’impossibilità di accedere a cure sanitarie di qualità. I disturbi mentali sono di diverso tipo ed includono depressione, che colpisce circa 300 milioni di persone, per lo più donne, disturbo affettivo bipolare, schizofrenia e altre psicosi, demenza, disabilità intellettive e disturbi dello sviluppo incluso l’autismo.

Secondo il World Health Organizazion (altrimenti detto OMS), i fattori che determinano la salute mentale ed i disturbi mentali non concernono esclusivamente caratteristiche individuali (quali la capacità di gestire i propri pensieri, emozioni, comportamenti e interazioni con gli altri), bensì anche fattori sociali, culturali, economici, politici e ambientali come politiche nazionali, protezione sociale, standard di vita, condizioni di lavoro e supporto della comunità. Vanno, poi, presi in considerazione anche altri elementi, volti ad incidere sui disturbi mentali, quali lo stress, la genetica, la nutrizione, le infezioni perinatali e l’esposizione ai rischi ambientali.

Esistono oggi diverse strategie efficaci per prevenire disturbi mentali e trattamenti efficaci per alleviare la sofferenza causata da tali disturbi. Tuttavia, l’assistenza sanitaria e i servizi sociali hanno un ruolo fondamentale e devono essere in grado di garantire cure adeguate ed assistenza. È emerso anche da recenti studi, spiega l’Avvocato Pitorri, che i programmi di prevenzione riducono la depressione, sia per i bambini che per gli adulti (basti considerare per i primi, la protezione e il sostegno psicologico nei casi di abusi fisici e sessuali e per i secondi l’assistenza psicosociale dopo disastri e conflitti).

A dire del World Health Organizazion, i sistemi sanitari, tuttavia, non hanno ancora risposto adeguatamente al problema dei disturbi mentali. Da ciò deriva che il bisogno di trattamento è ancora una necessità impellente ampio in tutto il mondo. Nei paesi a basso e medio reddito, la percentuale delle persone con disturbi mentali, che non riceve alcun trattamento per un disturbo accertato, oscilla tra il 76% e l’85% ed in quelli ad alto reddito, tra il 35% e il 50%. Oltre ciò, sovente, vi è, purtroppo, scarsa qualità delle cure di coloro che ricevono un trattamento.

Le persone con malattie mentali necessitano non solo di un adeguato supporto sociale e assistenza, ma, spesso, anche di sostegno per accedere a programmi educativi necessari alle loro esigenze per trovare lavoro, alloggio e potersi integrare nella società.

Il piano d’azione per la salute mentale dell’OMS per il 2013-2020, approvato dall’Assemblea mondiale della sanità nel 2013, riconosce il ruolo essenziale della salute mentale nel raggiungimento della salute per tutte le persone. Include quattro obiettivi principali: lo stabilire, innanzitutto, sistemi più efficaci per la salute mentale; il fornire di servizi completi e integrati di salute mentale e assistenza sociale, l’attuare strategie per la promozione e la prevenzione; la diffusione di informazione e ricerca.

Anche in Italia, specie dal punto di vista legislativo, occorrono interventi mirati al potenziamento della rete dei servizi al fine di garantire prevenzione, assistenza e cura alle persone con disabilità mentale. Come risulta dal Rapporto Annuale ISTAT 2018, invero, il nostro Paese è il più vecchio del mondo, con una stima di 168,7 anziani ogni 100 giovani. Significa che, guardando al futuro, risulta di palmare evidenza che la popolazione sarà costituita prevalentemente da persone anziane, con le ovvie problematiche di disabilità mentale, derivanti dall’età.

Avvocato Iacopo Maria Pitorri