A Bologna la ONG in aiuto dei migranti che vogliono tornare a casa

By redazione

Nata a Bologna, nel lontano 1972, quale Comitato europeo per la formazione e l’agricoltura, la ONG, nel corso degli anni, si è trasformata per offrire una risposta all’emergenza migranti. L’Avvocato Iacopo Maria Pitorri fa presente che CEFA, più che occuparsi di accogliere chi arriva nel nostro Paese, svolge la propria attività assistendo coloro che vorrebbero tornare a casa propria, che non hanno trovato in Europa ciò che cercavano. Il responsabile di questa ONG ha chiarito, ai media, che si tratta di “persone ai margini della società, a un passo della disperazione, che con i nostri progetti riescono a ritrovare la dignità”.

CEFA, in buona sostanza, spiega l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, tenta di trasformare i rimpatri in progetti di vita. Tutto ciò senza accettare casi di persone che, tornando nel loro Paese, potrebbero rischiare di non vedersi garantiti i diritti, o di non ricevere l’assistenza di cui hanno bisogno.

A partire dagli anni Novanta, l’organizzazione si è occupata di investire i propri progetti (in ambito di agricoltura ed alfabetizzazione), nei luoghi di partenza, non solo nell’Africa subsahariana, ma anche nel Maghreb e nell’Albania.

Successivamente, dal 2011, ha incentrato la propria opera sul rimpatrio volontario assistito. Più segnatamente, rappresenta l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, grazie ad un bando del Ministero dell’Interno (in linea con una direttiva Ue del 2008), vengono stanziati duemilaquattrocento euro per ogni persona che intende fare rientro nella terra d’origine. Vengono svolti fino a quattro colloqui, per far sì che la persona sia convinta della scelta di tornare nella terra di origine. In un secondo momento, viene inoltrata la domanda in prefettura, che può autorizzare o rifiutare. La possibilità è per chi ha un permesso di soggiorno in scadenza o già scaduta. E, in ogni caso, chi lascia il Paese per l’ultima volta deve consegnare i suoi documenti agli agenti della frontiera e non può fare rientro in Ue per almeno tre anni.

La ONG si occupa del biglietto del viaggio. Quattrocento euro vengono dati per le spese in Italia prima di partire. Il resto della somma, soltanto una volta che la persona è giunta a destinazione.

L’Avvocato Iacopo Maria Pitorri palesa che, dal 2011, grazie a CEFA, ad oggi, sono rientrate in Marrocco oltre duecento persone. I rimpatri gestiti da CEFA sono circa quattrocentocinquanta. Vi è chi ha comprato un mezzo per fare le consegne, chi ha trasformato il garage di casa propria in una bottega di quartiere, chi ha investito nell’agricoltura perché figlio di agricoltori. Addirittura, un ragazzo di nome Rachid, trentenne marocchino, non avendo concretizzato, in Italia, le proprie aspettative, ha fatto rientro nel suo paese, con un programma CEFA, ed ha realizzato un allevamento di pulcini nella sua terra natale, Ait Melloul, nel Sud. Tre anni dopo ha potuto ampliare la propria attività, assumendo anche altre persone.

Infine, rileva l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, il modello dei rimpatri volontari è stato adottato anche dalla Francia e, di recente, dalla Germania. La prima destina seimilacinquecento euro, (utilizzati anche per arredare la casa o per iscriversi all’Università). In Germania i bandi sono gestiti dal Ministero degli Esteri, non dell’Interno.

CEFA una speranza la dona senz’altro alle persone straniere, che tornano nel loro Paese.

Avvocato Iacopo Maria Pitorri