Un’altra nave in mare per la Sea Watch

By redazione

A seguito delle ultime vicende dei migranti, sbarcati sull’isola di Lampedusa,  con la capitana Carola Rackete, , la nave Sea Watch 3 ha lasciato l’isola, fa presente  l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, ed è sotto sequestro, diretta presso il porto di Licata (in provincia di Agrigento). I vertici della ONG tedesca, però, hanno, prontamente, lanciato una ulteriore sfida allo Stato italiano e all’Unione europea. Più specificamente, di contro alla decisione della Procura di Agrigento di mettere sotto sequestro l’imbarcazione,  hanno manifestato la intenzione, invero, mettere in mare, al più presto, un altro natante per la ricerca e il soccorso di migranti in difficoltà nel Mediterraneo. Da circa un anno, da quando, sono stati  chiusi i porti delle nostre coste, le ONG stanno riprendendo l’assalto delle stesse. Nei giorni scorsi, la nave “Alan Kurdi”, della tedesca Sea Eye, e la “Open Arms”, della spagnola Proactiva Open Arms, hanno ripreso a pattugliare, infatti, il Mar Mediterraneo e hanno già effettuato la prima operazione di recupero, che gli ha permesso di portare una quarantina di immigrati a Lampedusa. Ultimamente , si è aggiunta anche Mediterranea Saving Humans che, non potendo usare la Mare Jonio (da settimane sotto sequestro, al porto di Licata), ha deciso di rimettere in mare la propria barca di appoggio, la “Alex”, che, pur non essendo attrezzata per le operazioni di “Search and rescue”, raggiungerà l’area “Sar” libica, per affiancare le altre imbarcazioni che si trovano sul posto. Uno dei responsabili dell’organizzazione non governativa, fa presente l’Avvocato Iacopo Maria Pitorri, nel corso di una conferenza stampa, che si è tenuta a Berlino, ha comunicato che la Sea Watch, e le altre organizzazioni non governative hanno raccolto oltre un milione di euro per coprire le spese legali di Rackete. Vi sono, pertanto, le finanze necessarie per continuare a lavorare. Anche, quindi, se la grande  imbarcazione da seicento tonnellate, capitanata nei giorni scorsi dalla comandante Rackete, ha mollato gli ormeggi e, scortata dalle motovedette della Guardia di Finanza, ha raggiunto il porto di Licata, la ONG continuerà incessantemente la sua opera. Proseguirà, infatti, a far sì che siano rispettati i diritti umani nel Mediterraneo, se necessario con una nuova nave.

                                                                                Avvocato Iacopo Maria Pitorri