“Mater”: storie di mamme e bambini migranti
Febbraio 22, 2019
Nel sud della regione Campania, al confine con la Basilicata, vi è una caratteristica zona, un folto lembo pianeggiante, dal nome Il Vallo di Diano, altrimenti detto Valdiano. Qui è stato realizzato un progetto esemplare ad opera delle Cooperative Sociali “Il Sentiero”, “Tertium Millennium” e “l’Opera di un Altro”, con la partecipazione dei Comuni di Atena Lucana, Bellosguardo, Roccadaspide, Sacco e Santa Marina, titolari dei progetti Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati). Il nome del progetto è “Mater”. Si tratta di un peculiare viaggio tra le storie di mamme e bambini migranti, appunto, nel Valdiano.
Nel sud della regione Campania, al confine con la Basilicata, vi è una caratteristica zona, un folto lembo pianeggiante, dal nome Il Vallo di Diano, altrimenti detto Valdiano. Qui è stato realizzato un progetto esemplare ad opera delle Cooperative Sociali “Il Sentiero”, “Tertium Millennium” e “l’Opera di un Altro”, con la partecipazione dei Comuni di Atena Lucana, Bellosguardo, Roccadaspide, Sacco e Santa Marina, titolari dei progetti Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati). Il nome del progetto è “Mater”. Si tratta di un peculiare viaggio tra le storie di mamme e bambini migranti, appunto, nel Valdiano.
“Mater” non rappresenta il banale, consueto calendario che mostra donne alla moda e ammiccanti, ragazze avvenenti o studentesse bellissime, bensì un documento fotografico che narra altre donne, estremamente differenti da quelle comuni, per trascorso ed esperienze, in costante lotta con il quotidiano, con l’esistenza.
Si tratta, per lo più, di un’operazione che ingloba sia etica, che estetica, oltre ad umanità, spirito di solidarietà, rilevanza sociale, integrazione, senso di responsabilità. E, più di ogni altra cosa, riguarda un disegno che traccia chiaramente le linee per sviluppare accoglienza, fiducia e fratellanza comune.
“Mater” è, in buona sostanza, l’opera fotografica che racconta la vita e la maternità delle donne migranti di Atena Lucana, Bellosguardo, Roccadaspide, Sacco, Santa Marina. Un progetto-viaggio nei luoghi e nelle realtà di accoglienza nel Sud, un itinerario civile nel Vallo di Diano attraverso sguardi e scatti, cui hanno partecipato ventuno donne e trentasei bambini provenienti dalla Nigeria, dal Mali, dalla Costa d’Avorio, dalla Siria, dal Pakistan. Bimbi sbarcati in Italia e arrivati attraverso i corridoi umanitari o i programmi di reinsediamento che, diversamente, sarebbero rimasti figure ignote a chiunque. Bambini in fuga, perfino quando erano ancora nel ventre delle loro mamme, venuti al mondo successivamente nei presidi ospedalieri di Polla, di Sapri, di Battipaglia, Salerno.
“Mater” ci parla di donne, madri, provate da trascorsi drammatici e dai nubifragi della vita, hanno trovato un attracco sicuro, attraverso il mare, per dare certezze ed assicurare un futuro migliore per sé e per i propri figli.
“Mater”, quindi, rivolge il suo sguardo a realtà minori, regalando un cammino di esperienza, cultura e apprendimento volto al fenomeno migratorio. E lo fa ponendo l’attenzione su donne migranti e sulla loro condizione di madri. Non solo. Vi è da dire che alle varie fotografie che costituiscono il progetto, si accostano sintetici testi descrittivi sull’accoglienza presente sui diversi territori: gli inserimenti scolastici, i laboratori di formazione, le attività di animazione, i tirocini formativi.
In conclusione “Mater” è testimonianza reale dello sprigionarsi della volontà di una convivenza accogliente, solidale, umana.
E’ un’opera che racchiude la sinergia, l’impegno condiviso tra istituzioni e terzo settore, una testimonianza concreta, reale, viva dell’accoglienza in atto, con la presenza di tante famiglie con bambini. Certamente una significativa esperienza di integrazione, che potrebbe fungere da esempio per molte persone, in diversi ambiti.
Nel sud della regione Campania, al confine con la Basilicata, vi è una caratteristica zona, un folto lembo pianeggiante, dal nome Il Vallo di Diano, altrimenti detto Valdiano. Qui è stato realizzato un progetto esemplare ad opera delle Cooperative Sociali “Il Sentiero”, “Tertium Millennium” e “l’Opera di un Altro”, con la partecipazione dei Comuni di Atena Lucana, Bellosguardo, Roccadaspide, Sacco e Santa Marina, titolari dei progetti Sprar (Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati). Il nome del progetto è “Mater”. Si tratta di un peculiare viaggio tra le storie di mamme e bambini migranti, appunto, nel Valdiano.
“Mater” non rappresenta il banale, consueto calendario che mostra donne alla moda e ammiccanti, ragazze avvenenti o studentesse bellissime, bensì un documento fotografico che narra altre donne, estremamente differenti da quelle comuni, per trascorso ed esperienze, in costante lotta con il quotidiano, con l’esistenza.
Si tratta, per lo più, di un’operazione che ingloba sia etica, che estetica, oltre ad umanità, spirito di solidarietà, rilevanza sociale, integrazione, senso di responsabilità. E, più di ogni altra cosa, riguarda un disegno che traccia chiaramente le linee per sviluppare accoglienza, fiducia e fratellanza comune.
“Mater” è, in buona sostanza, l’opera fotografica che racconta la vita e la maternità delle donne migranti di Atena Lucana, Bellosguardo, Roccadaspide, Sacco, Santa Marina. Un progetto-viaggio nei luoghi e nelle realtà di accoglienza nel Sud, un itinerario civile nel Vallo di Diano attraverso sguardi e scatti, cui hanno partecipato ventuno donne e trentasei bambini provenienti dalla Nigeria, dal Mali, dalla Costa d’Avorio, dalla Siria, dal Pakistan. Bimbi sbarcati in Italia e arrivati attraverso i corridoi umanitari o i programmi di reinsediamento che, diversamente, sarebbero rimasti figure ignote a chiunque. Bambini in fuga, perfino quando erano ancora nel ventre delle loro mamme, venuti al mondo successivamente nei presidi ospedalieri di Polla, di Sapri, di Battipaglia, Salerno.
“Mater” ci parla di donne, madri, provate da trascorsi drammatici e dai nubifragi della vita, hanno trovato un attracco sicuro, attraverso il mare, per dare certezze ed assicurare un futuro migliore per sé e per i propri figli.
“Mater”, quindi, rivolge il suo sguardo a realtà minori, regalando un cammino di esperienza, cultura e apprendimento volto al fenomeno migratorio. E lo fa ponendo l’attenzione su donne migranti e sulla loro condizione di madri. Non solo. Vi è da dire che alle varie fotografie che costituiscono il progetto, si accostano sintetici testi descrittivi sull’accoglienza presente sui diversi territori: gli inserimenti scolastici, i laboratori di formazione, le attività di animazione, i tirocini formativi.
In conclusione, “Mater” è testimonianza reale dello sprigionarsi della volontà di una convivenza accogliente, solidale, umana.
È un’opera che racchiude la sinergia, l’impegno condiviso tra istituzioni e terzo settore, una testimonianza concreta, reale, viva dell’accoglienza in atto, con la presenza di tante famiglie con bambini. Certamente una significativa esperienza di integrazione, che potrebbe fungere da esempio per molte persone, in diversi ambiti.
Avv. Iacopo Maria Pitorri