I migranti alla porta occidentale d’Italia

I migranti alla porta occidentale d’Italia

By redazione

Ventimiglia, comune italiano della provincia di Imperia, in Liguria, per definizione “la porta occidentale d’Italia”, è stata teatro di un episodio drammatico accaduto oggi, 14 febbraio 2019.

Ventimiglia, comune italiano della provincia di Imperia, in Liguria, per definizione “la porta occidentale d’Italia”, è stata teatro di un episodio drammatico accaduto oggi, 14 febbraio 2019.

Diversi passeggeri che si trovavano su un treno partito stamani, per l’appunto da Ventimiglia, e diretto a Nizza, hanno ripreso l’intervento di alcuni gendarmi  – della polizia francese – che con la forza hanno scardinato la porta di una delle toilette in cui si erano nascosti tre migranti, nella speranza di riuscire a raggiungere la Francia.

Secondo quanto narrato da alcuni testimoni, i gendarmi in questione avrebbero posto in essere atteggiamenti vessatori, spruzzando addirittura qualcosa, verosimilmente spray urticante, che ha raggiunto anche i viaggiatori presenti nella carrozza,  provocando loro bruciori, tosse, perfino attimi di confusione e panico. Il tutto per arrivare alla triste finalità di far scendere dal convoglio le tre persone. Ciò è  avvenuto, presso la stazione di Menton Garavan.

Non vi è dubbio che quanto accaduto questa mattina sul treno partito da Ventimiglia potrebbe creare  non pochi problemi – anche tra Italia e Francia – considerando che l’accaduto verificatosi è estremamente grave.

A Ventimiglia, qualche mese fa, si è già verificato un increscioso episodio, dal quale erano scaturite diverse polemiche. La titolare di un locale della cittadina ligure, infatti, quasi sessantenne, ha sempre fatto il possibile per dare un aiuto agli stranieri, di passaggio verso la Francia.

La sua lotta ha avuto inizia tre anni fa, quando la piccola comunità di Ventimiglia è rimasta coinvolta nei flussi di migranti che dall’Italia tentano di raggiungere il resto dell’Europa. Pur contro alcuni boicottaggi della gente del posto (che ha fatto chiudere le fontane per impedire a queste persone meno fortunate di lavarsi, che ha reso i bagni pubblici a pagamento, che si è attivata per fare ostruzionismo di ogni genere, nei loro confronti), la titolare del locale, aperto quindici anni fa, oltre a continuare ad offrire caffè e brioche agli abitanti della zona che lavorano e circolano nelle vicinanze della stazione, è diventata un punto di riferimento, per oltre mille persone al giorno. Tutto questo nonostante abbia dovuto fare i conti con la minaccia di chiusura del proprio locale.

Ci sono state diverse mattine,  in quel bar,  in cui alla parlata ventimigliese si è associata quella araba, francese e quella inglese, e non più solo davanti a un cappuccino a leggere il giornale, ma a compilare documenti, bonifici alla posta per rinnovare il permesso di soggiorno, a ricaricare i telefoni per avvisare le famiglie e addirittura ad imparare le prime parole in italiano.

Costantemente, con caparbietà e perseveranza, la titolare del locale ha continuato a preparare un piatto caldo per i migranti affamati, ad offrire caramelle e patatine ai migranti più piccoli, a mettere a disposizione la corrente del negozio per ricaricare i telefoni e permettere agli stessi di parlare con le proprie famiglie. E poco importa se la popolazione di Ventimiglia ha cominciato a disertare il bar, se per strada hanno minacciato la gentile signora, se di notte hanno provato a bloccare le porte del locale per ostacolare l’attività.

Lei ha visto uomini e donne piangere per aver perso la moglie o il marito in mare, bambini soffrire e vivere di dolore, gente che non mangiava da giorni, persone che pur di arrivare a destinazione, auspicando in una vita migliore, hanno affrontato lunghi, terribili viaggi.

La infaticabile signora non ha voltato le spalle a queste persone, sostenendo che, innanzitutto, il bar è un pubblico esercizio, dove ha diritto ad entrare chiunque, applicando poi i più elementari principi di solidarietà, responsabilità, ospitalità, aiuto per coloro che si trovano in difficoltà.  

Ventimiglia, comune italiano della provincia di Imperia, in Liguria, per definizione “la porta occidentale d’Italia”, è stata teatro di un episodio drammatico accaduto oggi, 14 febbraio 2019.

Diversi passeggeri che si trovavano su un treno partito stamani, per l’appunto da Ventimiglia, e diretto a Nizza, hanno ripreso l’intervento di alcuni gendarmi  – della polizia francese – che con la forza hanno scardinato la porta di una delle toilette in cui si erano nascosti tre migranti, nella speranza di riuscire a raggiungere la Francia.

Secondo quanto narrato da alcuni testimoni, i gendarmi in questione avrebbero posto in essere atteggiamenti vessatori, spruzzando addirittura qualcosa, verosimilmente spray urticante, che ha raggiunto anche i viaggiatori presenti nella carrozza,  provocando loro bruciori, tosse, perfino attimi di confusione e panico. Il tutto per arrivare alla triste finalità di far scendere dal convoglio le tre persone. Ciò è  avvenuto, presso la stazione di Menton Garavan.

Non vi è dubbio che quanto accaduto questa mattina sul treno partito da Ventimiglia potrebbe creare  non pochi problemi – anche tra Italia e Francia – considerando che l’accaduto verificatosi è estremamente grave.

A Ventimiglia, qualche mese fa, si è già verificato un increscioso episodio, dal quale erano scaturite diverse polemiche. La titolare di un locale della cittadina ligure, infatti, quasi sessantenne, ha sempre fatto il possibile per dare un aiuto agli stranieri, di passaggio verso la Francia.

La sua lotta ha avuto inizia tre anni fa, quando la piccola comunità di Ventimiglia è rimasta coinvolta nei flussi di migranti che dall’Italia tentano di raggiungere il resto dell’Europa. Pur contro alcuni boicottaggi della gente del posto (che ha fatto chiudere le fontane per impedire a queste persone meno fortunate di lavarsi, che ha reso i bagni pubblici a pagamento, che si è attivata per fare ostruzionismo di ogni genere, nei loro confronti), la titolare del locale, aperto quindici anni fa, oltre a continuare ad offrire caffè e brioche agli abitanti della zona che lavorano e circolano nelle vicinanze della stazione, è diventata un punto di riferimento, per oltre mille persone al giorno. Tutto questo nonostante abbia dovuto fare i conti con la minaccia di chiusura del proprio locale.

Ci sono state diverse mattine,  in quel bar,  in cui alla parlata ventimigliese si è associata quella araba, francese e quella inglese, e non più solo davanti a un cappuccino a leggere il giornale, ma a compilare documenti, bonifici alla posta per rinnovare il permesso di soggiorno, a ricaricare i telefoni per avvisare le famiglie e addirittura ad imparare le prime parole in italiano.

Costantemente, con caparbietà e perseveranza, la titolare del locale ha continuato a preparare un piatto caldo per i migranti affamati, ad offrire caramelle e patatine ai migranti più piccoli, a mettere a disposizione la corrente del negozio per ricaricare i telefoni e permettere agli stessi di parlare con le proprie famiglie. E poco importa se la popolazione di Ventimiglia ha cominciato a disertare il bar, se per strada hanno minacciato la gentile signora, se di notte hanno provato a bloccare le porte del locale per ostacolare l’attività.

Lei ha visto uomini e donne piangere per aver perso la moglie o il marito in mare, bambini soffrire e vivere di dolore, gente che non mangiava da giorni, persone che pur di arrivare a destinazione, auspicando in una vita migliore, hanno affrontato lunghi, terribili viaggi.

La infaticabile signora non ha voltato le spalle a queste persone, sostenendo che, innanzitutto, il bar è un pubblico esercizio, dove ha diritto ad entrare chiunque, applicando poi i più elementari principi di solidarietà, responsabilità, ospitalità, aiuto per coloro che si trovano in difficoltà.  

Avv. Iacopo Maria Pitorri